Il rapper cresciuto in Ticino lancia il nuovo album in solitaria: "Come mi manca la Bellinzona Hip-Hop e quell'incoscienza dei 16 anni"
BELLINZONA – Di cose da dire ne ha sempre avute. Di critiche aperte e pensieri contrastanti pure. Ha preferito farlo in rima, come sempre d’altronde. Sisma del collettivo Linea 23 mette la firma sul suo nuovo album in solitaria. Da qualche settimana “Circolo vizioso” – questo il nome – è disponibile su tutte le piattaforme digitali. Parla di storie, vere, di passioni e sofferenze, di esperienze gratificanti o meno. Parla di Sisma, ma parla di tutti…perché alcuni brani “sono stati scritti durante il lockdown primaverile”, ci racconta l’artista cresciuto in Ticino.
Sisma, da poco è uscito il tuo nuovo album. Di cosa parla e a cosa si riferisce il titolo?
“L'album parla delle mie storie, che potrebbero anche essere quelle di chi ci legge. Parla di un adulto con famiglia, dei suoi suoi problemi, le sue passioni, e i suoi punti di vista nati da tanti viaggi e da altrettante esperienze. È un album molto rivendicativo per quelli che come me hanno dovuto ‘farsi da soli’ e che con tanta volontà e spirito di sacrificio ce l'hanno fatta: nella vita, nella musica, nel lavoro. Siccome l'album è quasi interamente prodotto da Moop, con cui avevo un gruppo a fine anni '90 che si chiamava, appunto, Circolo Vizioso, appena abbiamo iniziato a lavorarci è stato per noi logico riprendere quello che avevamo lasciato in sospeso 20 anni fa. Moop è stato dietro alla realizzazione del disco che è quindi realizzato a 4 mani. Anche se lui insiste che è il mio album, senza di lui non sarebbe uscito così bene. Anzi, forse non sarebbe uscito affatto...”.
Quanti brani sono contenuti nel cd? E quale per te ha più significato?
“I brani sono 15, inclusi Intro, outro e una bonus track piano/voce dedicata alle mie principesse. Quello più significativo è forse Sementina Bridge, scritto durante il Lockdown e dove il fatto di non poter tornare dalla mia famiglia a causa dell'emergenza sanitaria mi ha fatto scavare nel profondo dei miei ricordi e delle mie emozioni per dedicare questa traccia al quartiere dove sono cresciuto e ai tanti amici e famigliari che ancora vivono li.
In "circolo vizioso" metti i puntini sulle i. Come definiresti la scena rap ticinese con tre aggettivi con la lettera ‘i’
“Insufficiente. C'è il talento ma non esce dai confini, peccato. Indipendente: più che altrove vista la totale mancanza di strutture/labels a sostegno degli artisti. Immatura: dopo quasi 30 anni di attivismo Hip-Hop ancora nessuno a parte l'inarrivabile Jay K è riuscito a fare il salto di qualità, eppure le basi che avevamo posto erano di buon auspicio...”.
'C'era una volta a B'zone' parla degli anni Novanta a Bellinzona. Cosa ti manca di più?
“La città è rimasta uguale, la gente è cambiata, i locali anche. La nostra è una dedica alla Bellinzona Hip-Hop che abbiamo vissuto a stretto contatto con i padri fondatori. È una dedica ad amici come Danny (Inno) e DJ Augu che purtroppo non ci sono più ma che continuano a vivere nelle nostre rime. La produzione è, per scelta ponderata, di Lazy Marf, anche lui pilastro della vecchia B'zone e in featuring c'è Ghedi, sicuramente tra i migliori MC's mai avuti in Ticino. Mi manca il fatto di non avere più 16 anni e l'incoscienza che guidava quei momenti fantastici. Senza saperlo eravamo parte di qualcosa che abbiamo iniziato e che durerà per sempre”.
Quanto è difficile per un artista restare a galla in un momento difficile come questo?
“Per quanto mi riguarda ho capito molto presto, a 16 anni, che il rap non mi avrebbe pagato le fatture. Quindi ho sempre lavorato, duro. Di conseguenza sono nella situazione privilegiata di sostenere economicamente la mia musica con il mio lavoro, senza far mancare nulla alla mia famiglia. La parte più dura è il non poter fare concerti. Siamo degli animali da palcoscenico, ed è la prima volta dal 2007 che dopo un disco non parto in tournée in tutta la Svizzera. Mi pesa molto, dovremo rifarci”.
È in momenti come questi che la popolazione dovrebbe mostrarsi vicina agli artisti locali?
“L’album è uscito da nemmeno un mese e sento il supporto della popolazione e dei media, molti feedback positivi, e non solo dagli amici. Molto meno presente è il supporto degli attivisti Hip-Hop, ma questo è qualcosa che conosco bene e non mi stupisce più. Per continuare a supportarci è sufficiente condividere la nostra musica con i propri contatti. Io non posso arrivare a tutti tramite i social media o grazie a interviste come queste. Ma se tutti condividessero con la loro cerchia di contatti, la risonanza permetterebbe di raggiungere più gente e, probabilmente, appassionarla alla nostra musica o arte in generale”.