CRONACA
Grande Reichlin! Gli anziani non sono un problema, ma un business. E alla fine siamo tutti dei "Fantozzi va in pensione"
Gli anziani sono il modello perfetto del consumatore del futuro. E hanno un vantaggio: ciò che consumano è in parte pagato o finanziato (e dunque garantito) dallo Stato!

Renato Reichlin ha scritto una bellissima riflessione, profonda e al tempo stesso lieve, ironica e leggera, su una condizione umana - essere anziani - che ha a che fare con molti aspetti della nostra vita, individuale e sociale.

 

Primo, perché, se non moriamo prima, anziani lo diventeremo tutti, prima o poi. E per entrare in quell’era della nostra vita dobbiamo prepararci. Mica alla “Fantozzi va in pensione”. Dobbiamo prepararci seriamente, per difenderci dagli sciacalli che dopo una certa età iniziano a gironzolarci attorno, e che arrivano ancor prima degli avvoltoi.

 

Secondo, perché la riflessione di Reichlin ci interroga sull’inesorabile scorrere del tempo, che sarà relativo, e curvo, e fluido, per dirla con il fisico Carlo Rovelli, ma comunque passa, per dirla con il mito greco di Crono che divorava i suoi figli… Che bella immagine: il tempo come padre, che ci fa nascere e ci uccide… Semplice. Perfetta.

 

Terzo, perché il tema “anziani” è una delle grandi ossessioni (paranoie) della nostra società. Le domande sono assillanti… Come li (ci) gestiremo? Come finanzieremo la loro (nostra) esistenza, con un sistema pensionistico sull’orlo del default? E come sosterremo la loro (nostra) assistenza, di fronte a una speranza di vita in costante aumento e con una continua crescita dei costi sanitari? Questi sono i quesiti politici e socio-economici.

 

Scrive Reichlin: "Faccio ormai parte di quella categoria di persone che stanno creando un crescendo di problemi socio-economici, come non perdono occasione di sottolineare troppi politici".

 

Ha ragione. La radice etimologica del termine “anziano” rimandava a chi nelle società di un tempo aveva maggiore dignità e autorità. Oggi indica semplicemente chi varca la porta dell’età pensionabile e diventa un “soggetto AVS”.

Ormai non parliamo più di vecchiaia… Meglio usare “Terza Età”: è più delicato, come altre ipocrisie verbali tipo “diversamente abile” e via dicendo, e anche l’acronimo andrebbe aggiornato… ATES, che sta per Assicurazione Terza Età e Superstiti (parola quest’ultima che mi ha sempre fatto pensare più a sopravvissuti a una catastrofe che a orfani e vedove).

 

Da valore, nella società post industriale - edonista, individualista, mercantilista – dominata dall’ossessione del consumismo, e del produttivismo che lo genera, l’anzianità è diventata un problema. O forse noi pensiamo ingenuamente che sia un problema, perché in realtà nella società del consumo sfrenato i problemi non vengono posti per generare soluzioni, ma business.

Pensateci: anziani uguale business! Altrimenti, perché la Migros, la nostra cara Migros (la Migros sei tu, eh già!), sta cercando di entrare nel circuito delle case per la terza età?

 

Gli anziani sono in realtà il modello perfetto del consumatore del futuro. E hanno un vantaggio: ciò che consumano (cure, medicine, servizi, strutture residenziali…), è in parte pagato o finanziato (e dunque garantito) dallo Stato!

 

Ecco perché mi sono piaciute le riflessioni libere e scanzonate di Reichlin, che fanno riflettere ma anche sorridere, pervase come sono da una sottile (e dunque tagliente) ironia che vibra come una corda in ogni sua parola. Ci invitano a guardare la realtà da un punto di vista diverso, meno scontato, meno da gregge di pecore belanti come troppo spesso siamo.

 

Magistrale è soprattutto un passaggio, quasi teatrale - perfettamente in linea con la passione che Reichlin ha da sempre per la scena – e che poteva essere il titolo di una commedia brillante, in stile “Homo Ridens” (nel senso dell’uomo che ride di sé e della sua condizione): “Scusate, sono anziano, e voglio godermi ancora un po’ la vita”.

Quindi? Quindi, non rompetemi troppo i c...

 

 

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