CRONACA
A Bellinzona le scuole restano aperte. Il Movimento della Scuola: "Chi può lasci a casa i figli"
Il Municipio invita le famiglie a "portare i bambini a scuola, potendone garantire la corretta presa a carico pedagogica e sanitaria"
TiPress

MENDRISIO – Le scuole a Bellinzona restano aperte. Lo ha comunicato il Municipio precisando che “le scuole comunali della Città restano aperte in conformità alle istruzioni e raccomandazioni delle Autorità federali e del Cantone ed invitano
le famiglie a portare a scuola i bambini, potendone garantire la corretta presa a carico pedagogica e sanitaria".

"Naturalmente – si legge – devono al contrario essere tenuti a casi gli allievi con i sintomi indicati dalle autorità sanitarie, così come devono fare gli stessi docenti".

In serata, ha preso posizione anche il Movimento della scuola che vuole defilarsi dalle polemiche. “Siamo convinti – si legge – che sia fondamentale lasciare spazio al confronto tra gli esperti, in un quadro inedito e particolarmente complesso nel quale nessuno può dire di avere in tasca soluzioni preconfezionate”.

Ecco il comunicato integrale:

“Ci è parso che tale posizione sia stata condivisa, nonostante le crescenti preoccupazioni, da gran parte del corpo docenti e che nel mondo della scuola rari siano stati i casi di atteggiamenti irresponsabilmente allarmistici. Il rapido evolversi della situazione e le misure adottate ieri dal Consiglio di Stato ci spingono però oggi a prendere pubblicamente posizione sulla questione. In particolare ci teniamo a precisare che:

1. Siamo senz'altro sensibili ad uno degli argomenti utilizzati dal governo: in questa delicata fase si tratta di evitare, nella misura del possibile, di alimentare lo “scambio intergenerazionale”, per ridurre al minimo la diffusione del contagio tra le fasce più a rischio della popolazione, in particolare tra gli anziani.

2. Non possiamo nel contempo non ricordare il fatto che le scuole non sono assolutamente nelle condizioni di soddisfare le indicazioni di comportamento suggerite dalle autorità per ridurre le probabilità di contagio. Ad esempio, non tutte le scuole sono dotate di un numero sufficiente di lavandini dotati di acqua calda né sono stati distribuiti disinfettanti adeguati, inoltre nelle aule è impossibile rispettare le distanze prescritte (difficile garantirle anche in spazi aperti, ad esempio durante le pause, dovendo gestire contemporaneamente qualche centinaio di bambini o di ragazzi). Non ci sembra azzardato credere che le scuole in questo quadro diventeranno un luogo privilegiato della diffusione del virus.

3. Va denunciato il fatto che, in questa situazione, ai docenti – che quotidianamente lavorano a stretto contatto con decine, a volte centinaia di allievi – non è offerta nessuna protezione atta a tutelare la loro salute (e quella dei loro cari). Ci chiediamo nel contempo in che misura si è certi che gli allievi – che quotidianamente frequentano senza particolari precauzioni decine di compagni e che poi passano molte ore con i propri famigliari – non possano diventare vettori (pur asintomatici nella maggior parte dei casi) del virus.

Riteniamo fondamentale che, per quanto concerne le misure da adottare nei riguardi delle scuole, si tenga debitamente conto di tutt’e tre i punti sopra elencati. A noi sem- bra che la decisione presa dal Consiglio di Stato ieri sia capace di rispondere adeguatamente al primo nodo, ma sottovaluti in maniera evidente il secondo e il terzo.

Chiediamo pertanto – affinché tutt’e tre i problemi messi in evidenza vengano affrontati – che le misure adottate vengano modificate. In particolare, chiediamo che nell’immediato:

a. le strutture scolastiche rimangano aperte, ma che nel contempo si chieda alle famiglie che sono nelle condizioni di accudire i propri figli garantendo l’assenza di contatti con fasce di popolazione a rischio, di tenere gli allievi a casa; le scuole rimarranno aperte per accogliere gli alunni le cui famiglie non sono in grado di rispettare tale condizione. Ciò dovrebbe permettere di ridurre significativamente il numero di allievi da gestire nelle sedi e, conseguentemente, di rispettare con più facilità, nelle scuole, le norme di comportamento prescritte per evitare il contagio.

b. tutte le scuole siano urgentemente dotate di disinfettanti alcolici, di cestini con coperchio, di mascherine a disposizione di alunni e docenti; venga valutata la possibilità di predisporre in via provvisoria l’accoglienza nella pausa pranzo degli allievi che si trovino costretti a rientrare a domicilio da persone appartenenti alle fasce a rischio.

c. i docenti possano scegliere liberamente – per ragioni di età, di salute o per tutelare famigliari che rientrano nelle fasce a rischio – di non essere impiegati nell'attività di accoglienza nelle sedi; si valuti nel contempo la possibilità di fare appello a volontari disposti a dare una mano nell'attività di accoglienza nelle scuole (docenti e studenti del settore post-obbligatorio, altre figure).

Chiediamo inoltre che in una prospettiva la più breve possibile:

d. si valuti la possibilità di fermare per un periodo temporaneo tutte le attività economiche non essenziali, affinché tutti gli allievi possano rimanere in famiglia e le scuole possano chiudere; si predisponga un dispositivo che possa accogliere i figli di coloro che sono impegnati nei settori essenziali.

Sulla base di questa posizione, come Movimento della Scuola non possiamo che sostenere le iniziative che in un numero crescente di sedi scolastiche si stanno improntando per denunciare i limiti delle misure adottate.

Tutti i docenti del Cantone sono in questo difficile periodo consapevoli delle loro responsabilità a tutela dei loro allievi, dei loro famigliari e della popolazione intera. In particolare ci sentiamo in dovere di esprime a tutti coloro che lottano con grande impegno in prima linea contro l'epidemia (operatori sanitari e sociali), assicurando i servizi essenziali (sicurezza, assistenza, servizi vari), la nostra piena e incondizionata solidarietà e gratitudine per il loro sostegno alla collettività.

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