L'Associazione Svizzera degli impiegati bancari reagisce alla comunicazione dei posti che andrebbero persi, sottolineando come il settore finanziario è stato risparmiato dal Covid e dunque sarebbe stata auspicabile un'altra condotta
LUGANO – 500 posti che potrebbero andar persi, nel periodo di piena emergenza Covid. L’annuncio di Credit Suisse ha spiazzato il mondo bancario, l’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB) si è subito fatta sentire con un comunicato dove chiede quanto meno la sospensione dei licenziamenti fino a fine anno.
“ASIB deplora la decisione del Crédit Suisse (CS) di procedere con una ristrutturazione in un momento di incertezza economica non solo nazionale ma anche mondiale e a fronte di risultati di metà anno tutt'altro che scarsi (utile di 2,5 miliardi). A differenza di altri settori dell'economia, il settore finanziario è stato in gran parte risparmiato dalla crisi Covid. A maggior ragione questa decisione del Credit Suisse disattende la solidarietà richiesta verso il personale e un mercato del lavoro in seria difficoltà”, si legge nella nota.
Sin dal principio della crisi legata al Covid, ASIB ha rivendicato il blocco dei licenziamenti di massa, fa notare. “Alla piazza finanziaria – in una situazione stabile rispetto ad altri ambiti dell‘economia – è richiesto lo sforzo di non procedere ad ulteriori ristrutturazioni, tanto più che la situazione del mercato del lavoro è già difficile per il personale (4'214disoccupati del settore bancario a luglio 2020). ASIB non può dunque che deplorare la decisione del CS di procedere a chiusure di sedi e soppressione di posti di lavoro, a maggior ragione in questo frangente, dove i collaboratori licenziati faticherebbero certamente a trovare un nuovo posto e lo stesso CS in qualità di datore di lavoro avrà meno posti da offrire”, prosegue.
Qualche paragrafo viene dedicato alla fusione obbligata di NeueArgauer Bank con Credit Suisse (“quanti collaboratori e quanti clienti accetteranno questo cambiamento?”), poi ASIB pensa al Ticino, parlando di una tendenza, quella alle chiusure e alle fusioni, che “ha già colpito il Ticino nel recente passato. Nel 2018, il CS ha infatti chiuso le succursali di Biasca e di Tenero. Inoltre, la piazza finanziaria ticinese è stata quella a perdere più posti di lavoro negli ultimi 10 anni, risultando oggi la situazione più delicata che altrove. Anche per questo motivo ASIB si attende in Ticino a maggior ragione un’assunzione di responsabilità da parte dei datori di lavoro, compreso il Credit Suisse”.