Le testimonianze di chi ha visto con i propri occhi andare in fiamme un simbolo del paese luganese: "In poco tempo si è distrutto tutto"
MAROGGIA – Da ieri, Maroggia non è più la stessa. Non potrà esserlo. Un simbolo è bruciato, sta ancora bruciando. Ci sono persone che si trovano da ore ferme allo stesso punto, a guardare il fumo, incredule. Non riescono ad andare via, come se rimanere lì facesse riavvolgere il film di qualche ora.
“Sembra di essere in un cortometraggio, in un film, in una scena surreale”, ci dice un giovanissimo ragazzo. Ha 14 anni, da ore si trova lì. E quelle terribili scene le ha immortalate col cellulare, d’istinto, mandandole in diretta su Instagram, con quasi 300 persone che, incredule, si sono collegate. “Sono a casa, ho sentito un rumore ma non ci ho dato molto peso. Poi mi ha chiamato la mamma di un amico dicendomi cos’era successo e sono uscito…”. Fatica a raccontare cosa ha visto. “C’erano tantissimo fumo e le fiamme, mi creda, sono ancora qui perché non riesco a crederci. Del Mulino in piedi è rimasta la facciata che dà verso la cantonale e la parte opposta, in mezzo c’è un buco, tutti i piani sono crollati. C’è odore di fumo, vedo un sacco di detriti per terra”.
È giovanissimo, ma è profondamente legato a Maroggia. Oggi è triste, parla con una maturità ben superiore ai suoi 14 anni, R. (nome noto alla redazione). “Era un simbolo, non solo per il mio paese ma per tutto il Mendrisiotto. Era qualcosa di molto importante. Appena è successo, ho fatto una diretta Instagram: ero, sono a circa 200 metri, ma non ho avuto paura, ero stupefatto, penso di non aver ancora realizzato. L’attaccamento morboso che ho con Maroggia mi ha spinto a prendere il cellulare e filmare. Reputo il Mulino fondamentale per la mia città. Non posso pensare di andare a scuola domani, passare col motorino da qui, vedere quei detriti e magari il fumo che sale ancora. No, non sarà più lo stesso”. Un momento di terrore l’ha vissuto quando ha pensato di aver visto una persona, all’interno, avvolta dalle fiamme. “Per fortuna, non lo era. Non so cosa fosse. Quel che ci ha tranquillizzato era il fatto che il turno fosse finito. C’era gente che piangeva pensando che ci fosse invece qualcuno, si sentivano rumori come se qualcuno picchiasse, c’erano botti ripetuti. Le fiamme secondo me arrivavano dieci metri sopra il tetto. Difficilmente dimenticherò il caldo atroce che ho sentito mentre riprendevo”.
Ci racconta che dalle forze dall’ordine trapela poco, che le voci che girano parlano di un’esplosione da cui è partito tutto. Quello che lo impressiona sono gli anziani, che guardano la scena e non trattengono le lacrime. “Ci hanno lavorato, magari, o in ogni caso erano cresciuti qui. Per noi era un’istituzione, il cuore del paese”.
Che non ci fosse nessuno si è saputo quasi subito, per fortuna. Ce lo racconta un altro maroggese, F. “Alle 17.15 ho sentito un botto enorme, avvicinandomi al Mulino ho visto le fiamme, poi è stato detto che l’entità dell’incendio era enorme. Arrivavano in continuazione pompieri, poliziotti, ambulanze. Il turno comunque era concluso, sapevamo che non c’era nessuno”.
F. è impressionato dalla velocità di quanto è accaduto, “in un’ora non c’era più nulla. C’è stato un momento di tensione quando le pareti principali sono cedute. Si sentivano forti odori, veramente pesanti, di materiale bruciato”.
Maroggia piange il suo Mulino. Un simbolo che è stato divorato dalle fiamme. Al domani, nessuno osa pensare.