I direttori di Corriere del Ticino e La Regione pubblicano l'ultimo editoriale. Pontiggia: "Da pandemia a pandemia". Caratti: "È passato il tempo di un'intera generazione"
TICINO – Oggi, giovedì 31 dicembre, l’ultimo giorno dell’anno solare. Ma per Fabio Pontiggia e Matteo Caratti è anche l’ultimo giorno alla guida rispettivamente di Corriere del Ticino e La Regione. Da domani, con l’inizio dell’anno nuovo, i due quotidiani saranno guidati da due nuovi direttori.Pontiggia e Caratti hanno scelto l’editoriale sul rispettivo giornale per salutare i lettori e lanciare dei messaggi chiari.
“Care lettrici e cari lettori – scrive Caratti –, da domani sarò un po’ più simile a voi. Dopo tanti anni passati al fronte caldo di una redazione, ecco che le notizie le leggerò/scoprirò anch’io online durante il giorno, o il mattino seguente sfogliando il giornale cartaceo. Non avrò quindi più il privilegio di conoscerle in anteprima, anche se – come sapete – oggi si tende a liberare le news subito, perché la Rete è vorace. Affiancato da una squadra composta da parecchi validi colleghi, ho avuto la fortuna di trascorrere oltre vent’anni alla testa di questo giornale, dialogando giorno dopo giorno anche con voi. Vent’anni: il tempo di un’intera generazione! (…). Pagina dopo pagina, ho vissuto (e cito solo qualche esempio dal mio album dei ricordi) la nascita dell’Usi e dell’Accademia di architettura; l’improvvisa morte di Giuseppe Buffi; l’Europa dell’euro, fra grandi speranze e l’ultimo (miserrimo) capitolo della Brexit; l’attacco alle Torri gemelle, da alQaida allo Stato Islamico, fino agli attentati in Europa con la recente appendice luganese; il rogo del San Gottardo (col Ticino in lutto isolato per mesi, mentre oggi il ‘raddoppio’ è quasi acquisito); l’elezione del primo presidente di colore degli Usa, (…), da ultimo, l’arrivo del Covid-19 che ha stravolto famiglie, economie e bilanci di interi Paesi; e poi ci sono tante altre notizie anche minori, belle e brutte, lontane e vicine, ma comunque importanti”.
E ancora: “Lascio laRegione ringraziando chi ha creduto in me e chi mi ha dato la possibilità di fare un’esperienza unica. E ringrazio chi, come Andrea Manna e altri preziosi colleghi, mi è sempre stato vicino, ha lavorato sodo rubando anche tanto tempo alla famiglia. Infine, grazie anche alle persone che mi hanno scritto sul rettilineo finale. Anche le belle avventure terminano. A voi tutti, buon anno e buon tutto! E, mi raccomando, informatevi sempre al meglio, ma ragionate poi con la vostra testa nel rispetto (profondo) di chi non la pensa come voi. Il succo di tutto sta proprio in questo: nel democratico confronto delle idee”.
“Concludo oggi – ‘ribatte’ Pontiggia – con questo editoriale, il quinquennio quale direttore responsabile del Corriere del Ticino e i 40 anni di carriera giornalistica. Mai avrei voluto farlo nell’edizione più triste per il giornale, quella in cui rendiamo omaggio a Matilde Bonetti Soldati, che ci ha lasciati proprio in questi ultimi scampoli di un anno sciagurato. (…).
Dal 1981 al 2020. Ci sono casualità e coincidenze che possono anche sorprendere. Il 5 giugno 1981 veniva isolato il virus dell’AIDS. Lascio la mia seconda e ultima redazione, a Muzzano, nel pieno della pandemia scatenata dal virus della COVID-19 (sì, acronimo di genere femminile). Da un’epidemia all’altra. Si potrebbe dire: nulla di nuovo sotto il sole. Eppure tanto di nuovo c’è stato.
Il mondo è cambiato, come cambia di continuo (non illudiamoci di vivere stagioni uniche) da quando l’uomo ha fatto il piccolo-grande passo dalla preistoria alla storia. Lo ha fatto grazie alla scrittura. Sarà anche per questo che il mestiere del giornalista ha un fascino particolare: riferire con la parola gli accadimenti che disegnano le traiettorie della civiltà, con le sue luci e le sue ombre. A dispetto di molte teorie oggi di moda, il giornalista non deve raccontare, bensì deve dare conto. Dei fatti nudi e crudi. A un giornale indipendente interessano i fatti e i fatti non sono iscritti a nessun partito. Il ‘Corriere del Ticino’ è un giornale indipendente. Cosa vuole dire? Mi sembra opportuno e trasparente ribadirlo nel momento del commiato, perché su questo non poche persone equivocano. Essere indipendenti significa non essere il giornale di un partito, di un’associazione, di un’istituzione. Tutto qui. Non vuol dire, in nessun modo, essere neutrali. Il “Corriere del Ticino” non è neutrale: non lo è mai stato. Ha una sua linea politico-editoriale stabilita dallo statuto della Fondazione proprietaria della testata. Il nostro giornale, anzi il vostro giornale, prende posizione, si schiera, se necessario dà anche battaglia”.
“ (…). Nei limiti delle mie capacità ho cercato in questi anni di dare sostanza giornalistica a tale visione. Nella quale possono riconoscersi, pur con tutti i distinguo e le riserve del caso, i fautori del liberalismo, del conservatorismo, del popolarismo cristiano, del socialismo democratico. Errori ce ne sono stati certamente. Me ne assumo la responsabilità. Di una cosa vado orgoglioso: aver salvaguardato questa linea liberaldemocratica, aperta ma ferma e salda, anche da tentativi interni di snaturarla con le mode politiche di stagione.
La parola può far male. Anche molto male. Per questo il giornalismo ha la sua deontologia. E anche per questo (oltre che per farsi capire) la scrittura è fatta di regole, perfino estetiche. Una pagina di giornale dovrebbe organizzare armoniosamente l’arte dello scrivere e quella del titolare. (…). Il grazie più grande va proprio a voi. Che il 2021 sia un anno di rinascita. A chi mi succederà, il compito di governare da domani il «Corriere del Ticino» in un mare agitato. Difficile ma non impossibile. Oggi, di facile non c’è proprio più nulla. In bocca al lupo. Passo e chiudo”.