CRONACA
La questione WhatsApp spiegata dagli esperti: ecco perchè per gli europei non cambia nulla. Intanto Threema vola
La condivisione dei dati con Facebook, che sta facendo scegliere a molta gente di lasciare l'app di messaggistica. Attivissimo parla delle alternative, un collega rilancia: "Lasciate anche Facebook e Instagram, sennò non ha senso"

BERNA - Da febbraio WhatsApp obbligherà i suoi utenti a condividere informazioni personali con Facebook e le altre società del gruppo Facebook. E molti utenti stanno fuggendo, spaventati di non poter più avere privacy usando l'app di messaggistica.

Le alternative? Ci sono, si va da Telegram, Signal e Threema ed anche Wickr. Ma siamo sicuri che migrando verso altre app ci sarà maggiore protezione? Sì e no, la risposta è che dipende.

Della questione si sta parlando molto in questi giorni. Il primo punto da chiarire è che in realtà per gli utenti europei, grazie al GDPR, ovvero l’insieme di norme che disciplinano il trattamento e la circolazione dei dati personali relativi alle persone fisiche e a quelle giuridiche, garantendo alcuni diritti come quello all'oblio, l'obbligo della richiesta del consenso, la possibilità di revocarlo, quello a sapere come vengono trattati i propri dati eccetera. Quindi, solamente i dati degli utenti extraueopei verranno condivisi con Facebook.

Paolo Attivissimo ha fatto notare, nel suo blog, come la mossa sia frutto di un avvicendamento ai vertici di WhatsApp. Nel 2014, quando essa fu acquistata da Facebook, si disse che i dati non sarebbero stati ceduti al colosso di Zuckenberg. Però è cambiato il CEO dell'app col telefono verde e le promesse sono state un po' dimenticate.

Ad ogni modo, per continuare a usare l'applicazione, bisognerà, sia che si sia in Europa che no, accettare l'aggiornamento dei termini di servizio, altrimenti si sarà fuori.

I dati che verranno condivisi sono "i nomi, le foto di profilo, gli aggiornamenti di stato, i numeri di telefono, gli elenchi dei contatti, gli indirizzi IP, le informazioni tecniche sul proprio dispositivo come marca e modello, versione di sistema operativo e operatore telefonico", nel migliore dei casi, come spiega sempre Attivissimo.

Da noi interpellato, Simone Poggi di OsaTech, un'azienda che è attiva nel mondo tecnologico da anni, è categorico: "Chi decidesse di dismettere WhatsApp, si renda conto che per questioni di privacy dovrebbe anche dismettere Facebook ed Instagram, visto che fanno tutti parte della stessa famiglia, sarebbe pertanto inutile eliminare solo WhatsApp". E per quanto concerne le alternative, "si tratta sempre di applicazioni gratuite, dunque che si usi un'app oppure un'altra alla fine i dati vengono sempre tracciati".

Ma che garanzia danno le alternative? Torniamo con Attivissimo. Si dice che Telegram usi una crittografia più avanzata rispetto a WhatsApp, in realtà essa viene applicata solo nelle chat segrete. I dati vengono dunque tracciati, non finiscono in mano a Zuckenberg però qualcuno se ne impossessa.

Signal ha un sistema di crittografia simile a WhatsApp (anche qui, non appartenendo al gruppo Facebook, non gli cede i dati). La svizzera Threema "non richiede di associarvi un numero di telefono, è open source e offre crittografia end-to-end e una versione web", spiega il giornalista informatico. Un'ottima soluzione, essendo anche locale e rispettosa del GDPR, ma richiede un piccolo costo iniziale. A questo punto, dipende se si è disposti a pagare per la privacy. L'applicazione sta avendo un boom di download da quando si è saputo delle modifiche introdotte da WhatsApp e i gestori, essendo appunto open source, non potranno avere accesso ad alcun dato.

Infine, la poco conosciuta Wickr, che è molto crittografata, quindi anch'essa una valida idea.

A patto, come diceva Poggi, che se si tiene così tanto alla privacy, non ci si limiti a "togliere" WhatsApp ma lo si faccia anche con Facebook e Instagram. Quanti utenti saranno disposti a un'azione simile?

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