CRONACA
Frontalieri raddoppiati in 25 anni in Svizzera. In Ticino sono il 29% degli occupati
Nel quarto trimestre 2020, i frontalieri lavoravano nel settore dell’industria più frequentemente rispetto alle persone occupate svizzere. Solo il 21% dei lavoratori indigeni lavorava nel settore secondario, contro il 33% dei frontalieri

BERNA - Alla fine del 2020 in Svizzera si contavano 343 000 frontalieri, il doppio rispetto a 25 anni fa. Quasi tutti provenivano da uno dei Paesi limitrofi e lavorano in un Cantone di confine. E mentre nel Cantone di Ginevra se ne registrava il numero assoluto più alto, in Ticino i frontalieri rappresentavano la quota maggiore rispetto all’occupazione totale. Questi sono alcuni dei risultati della pubblicazione dell’Ufficio federale di statistica (UST) sui frontalieri in Svizzera dal 1996 al 2020.

I 343 000 frontalieri che lavoravano in Svizzera alla fine del 2020 rappresentavano il 6,7% delle persone occupate nel Paese. Tuttavia hanno un particolare impatto sul mercato del lavoro svizzero. In primo luogo, sono fortemente concentrati nelle regioni di confine, dove rappresentano una quota notevole delle persone occupate. In secondo luogo, dalla metà degli anni ‘90 il loro numero è più che raddoppiato, passando da 140 000 a 343 000 persone.

In aumento dal 1998

Negli ultimi 25 anni, l’evoluzione del numero di frontalieri in Svizzera è dipesa da svariati fattori, tra cui l’introduzione della libera circolazione delle persone e la crescita economica.

All’inizio del periodo di osservazione (1996), il numero di frontalieri era in realtà leggermente diminuito, ma a partire dal 1998, ogni anno sempre più persone hanno fatto i pendolari verso la Svizzera. Dal 2004, anno che segna l’inizio della liberalizzazione del mercato del lavoro svizzero per le persone con un permesso per frontalieri, è stato osservato un incremento ancora maggiore: tra il 1996 e la fine del 2004, in Svizzera ha lavorato in media il 2,7% di persone in più ogni anno. Nel periodo che va dalla fine del 2004 alla fine del 2020, questa crescita ha poi registrato una media del 4,4% all’anno. Nel complesso, tra il 1996 e il 2020 il numero di frontalieri è aumentato del 143%.

Alta percentuale nel Canton Ticino

Alla fine del 2020, la maggior parte dei frontalieri lavorava in un Cantone di confine. Mentre il loro numero assoluto più alto (più di 90 000 persone) è stato registrato nel Cantone di Ginevra, se si considera la loro quota sul totale delle persone occupate il quadro cambia: la proporzione più alta era quella nel Canton Ticino, dove si attestava al 29%, mentre nel Cantone di Ginevra era pari al 24%. Altri Cantoni con un’alta percentuale di frontalieri erano Giura (19%), Basilea Città (18%), Basilea Campagna (14%) e Neuchâtel (12%).

Oltre la metà arriva dalla Francia

Alla fine del 2020 quasi tutti i frontalieri provenivano da un Paese vicino. Più della metà (55%) era domiciliata in Francia, quasi un quarto (23%) in Italia e poco meno di un quinto (18%) in Germania. Meno del 3% di loro pendolava verso la Svizzera dall’Austria o dal Liechtenstein, mentre il restante 0,7% proveniva da altri Paesi. Di questi, la maggior parte abitava in Polonia (640 persone), Slovacchia (400) e Ungheria (360).

Frontalieri impiegati nell’industria più spesso delle persone occupate svizzere

Nel quarto trimestre 2020, i frontalieri lavoravano nel settore dell’industria più frequentemente rispetto alle persone occupate di nazionalità svizzera. Della forza lavoro indigena, solo il 21% lavorava nel settore secondario, contro il 33% dei frontalieri.

Tuttavia, così come per la forza lavoro di nazionalità svizzera, anche la maggioranza dei frontalieri era attiva nel settore terziario, seppure con proporzioni diverse. Infatti, mentre il 77% di tutte le persone occupate svizzere lavorava nel settore dei servizi, solo il 67% dei frontalieri lo faceva. Nel settore dell’agricoltura era attivo solo lo 0,7% dei frontalieri, contro il 2,3% delle persone occupate di nazionalità svizzera.

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