CRONACA
Pestaggio di Locarno, pugno di ferro e tolleranza zero
Non basta qualche pattuglia di polizia in più. L'area tra il Castello e la Rotonda va blindata. E ci vuole un'inchiesta ad ampio raggio sui picchiatori che imperversano da mesi in città
TiPress/Samuel Golay

di Marco Bazzi

LOCARNO – Il pestaggio avvenuto sabato sera a Locarno nella zona tra piazza Castello e la Rotonda sarebbe passato quasi sotto silenzio se Yamira, la madre del ragazzo aggredito, non avesse denunciato il caso sul suo profilo Facebook. Sarebbe stato archiviato come una delle tante risse che non meritano più di un trafiletto sui giornali. Tanto, cosa vuoi che sia, le risse tra giovani ci sono sempre state… La tentazione di banalizzare è molto diffusa in casi del genere.

 

Ma il grido d’allarme lanciato dalla famiglia del diciottenne ha acceso prepotentemente i riflettori su un fenomeno molto preoccupante. Un amico mi ha inviato due video che girano sui social su un pestaggio avvenuto in quella stessa zona di Locarno nel corso dell’estate. Sono immagini da brivido, che sembrano spezzoni di un film di Tarantino. Solo che il sangue è vero e non è salsa di pomodoro. Quei video raccontano una storia reale di violenza, una delle tante che si ripetono regolarmente e da tempo in quella zona della città dove il disagio sta mettendo radici inquietanti.

 

Ieri la Polizia cantonale ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta contro ignori per aggressione e lesioni semplici. Anche se la famiglia della vittima ha sporto denuncia per un reato molto più grave: tentato omicidio, in quanto il giovane dopo essere stato colpito con un pugno, sarebbe stato preso a calci mentre si trovava a terra. Calci diretti alla testa. Mentre qualcuno filmava la scena con il cellulare e altri incitavano gli aggressori al grido di “Ammazzalo!”.

 

Il caso ha riportato alla mente la tragica storia di Damiamo Tamagni, tanto che suo padre, Maurizio, è intervenuto pubblicamente: “Sono molto preoccupato, perché si sta ripresentando la stessa situazione che ha portato alla morte di mio figlio”, ha detto.

Non sappiamo cosa sia accaduto con esattezza sabato sera, se non per quanto hanno raccontato i genitori della vittima. Sappiamo solo che i reati ipotizzati contro ignoti – forse una banda di picchiatori “nomadi” e incappucciati - sono “soltanto” aggressione e lesioni semplici perché la vittima se l’è cavata, per sua fortuna, con ferite non particolarmente gravi.

 

Ma non è sull’entità delle lesioni che bisogna registrare il grado di reazione da parte delle autorità. Il pestaggio di sabato va inquadrato in un contesto generale, in un quadro che consideri tutti i fatti di violenza che si sono registrati negli ultimi mesi in quella zona di Locarno, dove ogni fine settimana si radunano centinaia di ragazzi. Alla faccia dei divieti di assembramento e delle misure di protezione, verrebbe da aggiungere, ma apriremmo un altro capitolo.

 

“Abbiamo ricevuto video che imperversano su TikTok di questo gruppo di violenti che picchia e si fa filmare per poi condividere sui social quanto hanno fatto”, ha raccontato la madre del diciottenne. Il responsabile del Dicastero polizia, Pierluigi Zanchi, ha detto che la prima misura urgente sarà rafforzare i pattugliamenti durante i week end. Ma bisogna fare di più.

Prima di tutto, chiudere l’accesso a quell’area, blindarla, ma questo anche per questioni di decoro, in prospettiva dell’estate, perché la zona tra il Castello e la rotonda è diventata un bivacco permanente. Ci si dirà che poi, alla fine, i giovani si sposteranno in altre zone della città. Ma questa è la solita scusa che si accampa per non adottare provvedimenti rigorosi. Si inizi a blindare quell’area e poi si vedrà, monitorando la situazione.

 

Detto questo, il fenomeno merita particolare attenzione anche da parte del Ministero pubblico che, al di là dell’inchiesta sul fatto specifico di sabato, dovrebbe avviare un’inchiesta ad ampio raggio per individuare e punire con i dovuti modi tutti i personaggi coinvolti in questa sarabanda di violenza banalizzata. A volte ci vogliono il pugno di ferro e la tolleranza zero. Come fece nel 2013 l’allora procuratore generale John Noseda, quando fece piazza pulita degli hooligans del Lugano Hockey.

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