CRONACA
La triste morte di Sara, infermiera 26enne stroncata dalla stanchezza dopo due notti di lavoro. I sindacati: "Orari massacranti"
La giovane lavorava da soli 20 giorni. È morta sul colpo in seguito all'impatto contro un palo della luce

BRINDISI – Morire di lavoro si può. Per lavoro, anche. Assurdo, ma è così. È il triste epilogo della vita Sara Viva Sorge, infermiera e massacrata da turni micidiali di lavoro. Sara ha staccato dal lavoro alle 6 del mattino per il secondo turno consecutivo di notte. Si era messa in auto per tornare a casa. Non ci è mai arrivata. La sua Renault Twingo si è schiantata contro un palo della luce pochi chilometri prima. Colpa della stanchezza e della strada bagnata. La ragazza è morta sul colpo.

Sara stava per chiudere il primo mese di lavoro dopo una vita di studi. Aveva 'smontato' alle sei del mattino dopo aver attaccato alle otto di sera del giorno prima. Così per due giorni consecutivi. 

La terribile scoperta del padre

Il padre di Sara si è insospettito che, passate le 6, la figlia non fosse ancora rientrata a casa. Così ha deciso di prendere la macchina e andarle incontro. Lungo la strada ha però visto l'auto della figlia ridotta ad un ammasso di lamiere. Vano ogni tentativo di prestare soccorso. 

La protesta dei sindacati

La notizia della morte della 26enne ha gettato nello sconforto anche i sindacati locali. "Sara Viva Sorge, infermiera, lavorava da 20 giorni alla Fondazione San Raffaele — affermano Chiara Cleopazzo e Luciano Quarta, rispettivamente della Fp Cgil Brindisi e Sportello Salute Sicurezza Cgil Brindisi —, è morta per un incidente mentre lasciava il lavoro. Aveva fatto due notti consecutive dopo un turno settimanale piuttosto impegnativo, dato il carico di lavoro a cui vengono sottoposti i dipendenti della struttura".

"Questa volta — aggiungono — non si è trattato di un infortunio in un cantiere o dentro una fabbrica, ma come si dice in gergo, di un infortunio in itinere. Non per questo è meno grave e non solleva interrogativi su una lavoratrice assunta da poco e subito gettata nel mezzo di una situazione lavorativa complicata. Spesso per una unità lavorativa si arriva a gestire dieci degenti con un carico di lavoro al limite, per questo è incomprensibile un turno di lavoro lungo e con due notti consecutive, questo sicuramente non può consentire il recupero psicofisico dovuto".

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