CRONACA
Secondo il BAK, la Svizzera sta risentendo meno di altre zone europee del conflitto in Ucraina
A fare la differenza sono le strutture economiche delle regioni elvetiche. Il cantone più a rischio è Giura, quello più protetto è e Basilea Città. "Ma l'Europa vada verso una economia sostenibile e a diversificare le catene globali di valore"

BASILEA-BERNA-ZURIGO-LUGANO - Secondo una analisi di BAK Economics, la Svizzera, grazie alla struttura economica delle sue regioni, sta risentendo meno della media europea del conflitto in Ucraina. Ma i segnali, a livello europeo, ci sono e non vanno secondo lo studio sottovalutati: bisogna "accelerare il cambiamento strutturale verso un'economia più verde e di rafforzare le catene di approvvigionamento al fine di renderle più resistenti alle crisi".

Nel rapporto si legge come "alcune conseguenze del conflitto sono dirette, come la necessità di accogliere i rifugiati o la dipendenza dal commercio con la Russia. Le conseguenze indirette hanno però un’incidenza decisamente maggiore: aumento dei prezzi, carenza di energia, interruzione delle catene di approvvigionamento e perdita di opportunità commerciali".

A essere più toccate sono le regioni dell'Est, come Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria. I motivi? "Le industrie dell'Europa orientale risultano particolarmente colpite non solo per la loro vicinanza geografica al teatro bellico, bensì anche per la loro alta densità industriale, per il loro ruolo all’interno delle catene internazionali del valore e per la loro l'alta intensità energetica, tutti elementi che le rendono vulnerabili alle perturbazioni causate alla crisi. Per motivi simili, seppur in modo meno marcato, anche il cuore industriale dell'Europa occidentale è messo alla prova".

La Svizzera sta invece resistendo bene. Il cantone più a rischio è il Giura, a causa del cluster di precisione, mentre Basilea Città, con la sua industria farmaceutica, risulta la
regione meno minacciata. 

"La guerra in Ucraina mostra ancora di più la grande importanza della resilienza regionale", prosegue BAK, che invita a "portare l'economia verso modelli di produzione più sostenibili e decarbonizzati, soprattutto visto l'aumento dei prezzi dell'energia e la dipendenza dalle fonti energetiche russe. La crisi ucraina rafforza e accelera la pressione per un cambiamento strutturale", oltre che a "diversificare le catene globali di valore. È quindi chiara la necessità di un intervento deciso sia da parte dello Stato, sia da parte delle aziende".

 

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