L'ex dirigente rossonero racconta l'incontro con il Cavaliere, quando gestiva un'azienda che portava in Italia il segnale della RSI
MILANO – L’incontro con Silvio Berlusconi, il Milan, il sogno di portare il Monza in serie A… Adriano Galliani, 78 anni, si racconta a tutto campo in un’intervista concessa al settimanale 7 del Corriere della Sera. E rivela particolari inediti della sua vita. Una vita che è radicalmente cambiata – Galliani non ha e non può avere dubbi – proprio con l’incontro con il “Cavaliere”: “Lo ricordo come fosse ora: 1° novembre 1979. Berlusconi mi invitò a cena ad Arcore. Mi chiese se con la mia Elettronica industriale, piccola azienda che portava in Italia il segnale delle televisioni straniere (Telemontecarlo e Tv Svizzera) fossi in grado di costruire tre reti nazionali. Io dissi di sì. Lui mi rispose: ‘Bene, il prezzo lo faccia lei’. Pagò un miliardo delle vecchie lire per il 50% della mia azienda: la cifra non l’ho mai rivelata a nessuno. Aggiunsi, però, visto che ero comproprietario della squadra: ‘Io sono disponibile a lavorare giorno e notte per costruire le reti, ma devo poter seguire il Monza in casa e in trasferta’. Berlusconi mi guardò stralunato”.
Ancora non ha smaltito l’adrenalina, annota il giornalista, Claudio Bozza: “Dopo 110 anni ho realizzato il sogno di mia madre Annamaria: portare il Monza in Serie A. E ho pianto a dirotto”. Racconta la sua battaglia contro il Covid: “Sono vivo per miracolo. Ma non sono più lo stesso di prima, in meglio” e di aver avuto la fortuna di essere il numero 2, ma di Silvio Berlusconi. Insieme hanno dato vita alla lunga e trionfale avventura con il Milan... “Abbiamo vinto 29 trofei dei 48 totali del Milan, dal 1899. E adesso abbiamo vinto Serie C e B con il Monza”. Già, il Monza è la nuova passione di Galliani e Berlusconi, che sul mercato si stanno muovendo alla grande per rafforzare la squadra che nella prossima stagione militerà per la prima volta nella sua storia nella massima divisione. E ci saranno anche i “derby”. Ma se i rossoneri dovessero giocarsi lo scudetto all’ultima giornata come è accaduto quest’anno col Sassuolo? “Tiferei per la squadra che in quel momento avesse più bisogno di punti – risponde Galliani -. Il Monza l’ho nel cuore da quando sono nato. Al Milan ho vissuto per 31 anni. È chiaro che sono due grandissimi amori”.
E alla domanda ‘perché avete venduto il Milan? Siete pentiti?’, risponde: “Questa è una domanda che va posta a Silvio Berlusconi. Io sono l’oggetto e non il soggetto. Io sono un uomo di sport e metto tutte le mie capacità al servizio di questo obiettivo. Ma le decisioni di comprare e vendere il Milan, come quella di acquistare il Monza, sono esclusivamente del presidente”.
Galliani ripercorre gli anni d’oro del Milan attraverso i campioni che hanno fatto la storia di quella che per anni è stata la più forte squadra d’Europa: “Dal Milan sono passati otto Palloni d’oro... Ma il giocatore più forte è di certo Marco Van Basten. Ariedo Braida capì che era un fenomeno. Andammo diverse volte ad Amsterdam a vederlo con Berlusconi. Ci accorgemmo che era un grandissimo. Mentre la cosa più simpatica fu Gullit. Agosto 1986, eravamo alle Bermuda. A un certo punto il presidente disse: ‘Stasera il Milan gioca a Barcellona un quadrangolare’. Prendemmo l’aereo e volammo là. Berlusconi, da uomo di spettacolo, notò subito questo gigante del Psv, con grande presenza scenica: con le trecce, di colore, faceva il difensore. Il presidente impazzì: ‘Dobbiamo prenderlo!’. Però nel 1986 non si potevano comprare giocatori stranieri. Un anno di corteggiamento e nel 1987 ci riuscimmo, dopo una lunghissima trattativa”.
Infine, un paragone cinematografico: “Dovesse paragonare questa vostra avventura a un film, quale sarebbe?”, gli chiede il giornalista: “Fuga per la vittoria, perché c’è tutto: politica, affetto, squadra. Ma anche Ogni maledetta domenica con Al Pacino”.