Condannato il 77enne del Sopraceneri che tra il 2000 e il 2021 abusò di sei bambini e bambine che all’epoca avevano tra uno e undici anni d’età. Il giudice Ermani: “I fatti accertati fanno rabbrividire. E sono solo la punta dell’iceberg…”
LUGANO - È di otto anni da scontare in carcere e l’interdizione a vita a svolgere qualsiasi tipo di attività che implichi regolari contatti con dei minorenni la pena che la Corte delle assise criminali di Locarno (in Lugano), presieduta dal giudice Mauro Ermani (a latere Monica Sartori-Lombardi ed Emilie Mordasini), ha inflitto al 77enne ticinese che tra il 2000 e il 2021 ha abusato di almeno sei bambini e bambine, anche piccolissimi, tra il Ticino e la Thailandia. Bambini che all’epoca dei fatti avevano un’età che andava da poco più di un anno a undici appena.
Gli abusi attribuitigli vanno dai toccamenti alla masturbazione, fino alla penetrazione con le dita e al sesso orale, compiuti mentre i bambini guardavano i cartoni animati sul divano, in doccia, persino mentre dormivano. Le violenze sono emerse grazie alla vittima più grande, una conoscente, che oggi è una giovane donna e che con la sua rivelazione ha messo fine ai soprusi dell’uomo, perpetrati fino a pochi giorni prima del suo arresto, avvenuto nell’ottobre 2021. In seguito le indagini hanno permesso di individuare altre due vittime accertate, appartenenti alla cerchia familiare dell’uomo e affidategli in cura dai genitori, e almeno tre bambine in Thailandia, dove l’anziano aveva iniziato a recarsi con più frequenza e per periodi più lunghi una volta andato in pensione.
Nella sentenza pronunciata oggi, il 77enne - che non solo non ha mai collaborato, ma ha sempre cercato di sminuire le proprie responsabilità - è stato riconosciuto colpevole di praticamente tutti i capi d’accusa: ripetuti atti sessuali con fanciulli e con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, ma anche pornografia ripetuta e rappresentazione di atti di cruda violenza. Oltre a riconoscere la grave colpa oggettiva, il giudice Mauro Ermani, ha dichiarato che l’imputato “ha messo in pericolo il diritto di crescere e di scoprire la sessualità in modo naturale” delle giovanissime vittime, sottolineato come le ammissioni dell’anziano non siano avvenute “in maniera spontanea, ma solo quando gli inquirenti già possedevano (o lui ne era convinto) le informazioni e non gli rimaneva altra scelta”.
L’accusa aveva chiesto 9 anni di carcere, ma la perizia psichiatrica ha riconosciuto all’uomo una scemata imputabilità (la colpa è così passata da gravissima a grave) e considerando anche l’età avanzata, la pena è stata ridotta di un anno. Ermani ha ritenuto la colpa oggettiva “ancora più grave, dato che l’imputato ha approfittato di ogni situazione e in numero impressionante di occasioni per soddisfare le sue pulsioni. Azioni oltretutto pianificate, ad esempio partendo per la Thailandia, ma anche scegliendo le vittime e fermandosi giusto prima che potessero capire e parlare, facendolo scoprire. Ad aggravare la sua colpa – che scende da gravissima a grave per la scemata imputabilità concessa a mio modo di vedere in maniera un po’ generosa dal perito –, il fatto che ha approfittato della fiducia di persone a lui vicine che gli affidavano i figli per proteggerli e non certo per abusarne. E ha smesso di farlo solo con l’intervento di terzi, da ultimo la polizia. Più volte l’imputato ha affermato di non ricordare, ma gli atti sessuali su minori non sono banalità, il che significa che è accaduto tante volte e che i fatti accertati sono solo la punta dell’iceberg. E questo fa rabbrividire”.
E ancora, la Corte ha rammentato come l’imputato durante il processo abbia “giocato la carta della pietà”: “Si può pensare che ora soffra davvero, ma solo per se stesso. Non è minimamente consapevole della sofferenza causata alle vittime e della loro difficoltà a vivere una vita normale”.