In una toccante intervista al Corsera la giornalista racconta il lutto che l'ha colpita e la malattia (Alzheimer) che affliggeva la madre: "Il vero addio è stato..."
MILANO - “Mamma è morta di Covid. E di compromessi”. Lo ha scritto sui social Selvaggia Lucarelli annunciando il decesso della madre Nadia, 79 anni, malata di Alzheimer. La giornalista e conduttrice televisiva ha ripercorso il lutto famigliare in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. A partire dalla spiegazione di quell’affermazione.
“Vuol dire che noi tutti abbiamo accettato un compromesso necessario per continuare a vivere. E non dobbiamo fingere che non esista, la rimozione è una cosa gravissima, crea morti di serie B. E mia mamma non è un morto di serie B perché non ha avuto la luce della prima fase della pandemia. Bisogna dirci ad alta voce che accettiamo che continueranno a morire 20mila persone all'anno per permettere ai più giovani e ai più forti di andare avanti, vivere, andare a scuola”. Un compromesso, spiega Selvaggia, che la madre avrebbe accettato se le sue condizioni di salute le avessero permesso di scegliere: “È sempre stata generosissima, certo che lo avrebbe accettato. Come noi abbiamo accettato di correre il rischio di andare a trovarla nella residenza per anziani, prima che venisse trasferita in ospedale: abbiamo il dubbio di averle portato noi il Covid, ma qual era l'alternativa? Non vederla più e ricevere un giorno una telefonata che ci diceva che era morta di Alzheimer? È un bivio dolorosissimo, me ne rendo conto”.
Drammatico l’ultimo incontro: “Una settimana fa. Nonostante avesse il respiratore cercava ossigeno, aria. E non avrei mai voluto fosse quella l'ultima immagine che ho di mia madre. Non riesco a togliermela dalla testa, ma in realtà va bene così, perché mi ricorda in maniera indelebile cosa significa morire di Covid ancora oggi”.
Accanto al Covid, c’è l’altra patologia: l’Alzheimer. Una sorta di pre-morte, nel racconto di Selvaggia Lucarelli al Corsera. “I familiari di persone che soffrono di Alzheimer sono in qualche modo preparati. Non che si possa essere mai davvero preparati a perdere qualcuno, ma il momento in cui svanisce l'essenza della persona per quello che è stata, per come tu te la ricordi, è un altro”.
Per la giornalista è successo due anni fa: “Era rimasto il corpo, qualche sorriso, qualche sguardo in cui ci sembrava di scorgere un ricordo, un bagliore. Il vero addio è stato quando l'ho guardata negli occhi e ho capito che non mi riconosceva più. Ed è stato più doloroso dell'addio al corpo di ieri”.
Infine, spazio anche alla polemica. Alcuni hanno criticato la giornalista per aver partecipato alla puntata serale di Ballando con le stelle, nonostante il lutto, annunciato pubblicamente. “Io mi aspetto sempre il peggio, ma quando arriva è sempre un po' peggio e un po' più sgradevole di quello che mi aspettavo. Di base c'è un enorme corto circuito: siamo così abituati alla strumentalizzazione del dolore trasformato in pochi secondi in rivendicazioni, posizionamenti e fertilizzante per il proprio brand che se uno osa lasciarlo in una stanza, senza esibirlo e sventolarlo, viene additato come cinico. (…). Non accetto che mi si dica cosa dovrei provare. Questo è un altro aspetto grave: si dà per scontato che la morte di un genitore debba voler dire sofferenza, dolore, che ci si debba chiudere in casa. Io rifiuto questi cliché sulla sofferenza dovuta. Bisogna dire a chiare lettere che ci si può sentire sollevati, anche se non è il mio caso. Non c'è nulla di dovuto, ognuno elabora il lutto come desidera”.