Un 24enne sfidava le forze dell'ordine sui social. È scappato dopo la condanna, ma è stato ingannato dall'uso di Facebook
SARDEGNA – "Io sono un latitante, hahaha..." Una sfacciata affermazione su Facebook accompagnata da cinque emoticon con sorrisi di sfida rivolti ai carabinieri: così G.F., giovane delinquente di Ozieri, ha tradito se stesso, diventando facile preda dopo una condanna di 4 anni e 9 mesi. La sua sfida è stata raccolta: i carabinieri lo hanno pedinato virtualmente sui social media, scoprendo che si trovava a Olbia, e lo hanno arrestato.
Il "fanfarone"
Per renderlo ancora più esplicito nel suo profilo social, il fuggitivo aveva fornito un'ulteriore informazione: "Soprannome Totò Riina". G.F., 24 anni, un ragazzo irrequieto e spaccone, si trovava già in un carcere minorile quando nel 2016 ha maltrattato e picchiato un compagno di cella insieme ad altri detenuti. Qualche settimana fa, la Corte d'Appello di Cagliari lo ha condannato e la sentenza è diventata esecutiva. Era anche accusato di aver tentato di evadere e di aver incendiato materassi e mobili per deviare le ricerche. Invece di presentarsi in carcere per scontare la sua pena, è scappato e si è dato alla latitanza.
Non si nascondeva a Ozieri, ma si spostava tra varie località in Sardegna, riuscendo a sfuggire più volte alla cattura. Nonostante fosse irreperibile di persona, non ha mai rinunciato all'irresistibile richiamo dei social media. I suoi ultimi messaggi sono stati intercettati e i carabinieri hanno iniziato a stringere il cerchio, individuando a Olbia le celle telefoniche da cui partivano le sue chiamate e i suoi post.
La cattura
La zona è stata circoscritta; la sera del 18 maggio, G.F. è uscito di casa per recarsi nella centralissima via Vittorio Veneto e qui è stato seguito da un'auto non identificabile e da una pattuglia in abiti civili. Era tranquillo, con unica precauzione una felpa con cappuccio per nascondere parzialmente il volto. Si è fermato davanti a un negozio e il maresciallo, comandante della stazione dei carabinieri di Ozieri, lo ha chiamato per nome. Lui si è girato. Era circondato e non gli è rimasto che offrire i polsi per essere ammanettato. Lo aspetta ora un periodo di rigida sorveglianza nel carcere di massima sicurezza di Bancali (Sassari).