CRONACA
Gli autogestiti sull'occupazione a Viganello, "uscita non dovuta alle ennesime minacce"
Il comunicato: "Abbiamo dato parola a Karin Valenzano Rossi che saremmo usciti per non esacerbare un clima andatosi pian piano a distendersi"
TIPRESS

VIGANELLO – "Degne delle migliori tradizioni estive, le tenTAZioni di questi liberi e intensi giorni si sono concluse con uno sferzante temporale sopra la città. Difficile sapere cosa rimarrà alla luce del sole, improbabile che i castelli di parole posticce della politica possano reggere l’urto del diluvio. La passione per questa ennesima esperienza collettiva in occupazione, all’interno di un edificio tanto incredibile quanto imprevisto (le ex scuole elementari di Viganello), sarà qualcosa di molto simile al germoglio del fagiolo magico di Jack o alla mostruosa pianta di Mike Shinoda - che divora palazzi, macchine e burocrazia – nel videoclip di Enjoy the Silence dei Depeche Mode. Le tenTAZioni estive sono svanite in un temporale, così come erano arrivate, ma il fatto che ritorneranno, per questa e per le altre stagioni a venire, è una delle poche certezze che l’assemblea delle SOA Il Molino conserva di questa esperienza". Inizia così il comunicato degli autogestiti sull'occupazione dell'ex stabile delle elementari di Viganello. 

"Assieme alla presenza di una diffusa necessità di spazi liberati, alla voglia di riprenderseli, di farli rivivere secondo desideri di comunità e di abitabilità che rompono con un modello urbano che impone esclusione, privatizzazione, securizzazione e abbandono. Le ex scuole elementari di Viganello sono uno dei molti esempi – probabilmente tra i migliori – di quanto sia deleteria la politica edilizia della smart city ticinese che ambisce a essere una grande città, ma nel concreto funziona come un paesotto di provincia, con i suoi intrallazzi familistici, di consorteria o di partito, con le sue demenziali interpellanze e le sue pericolanti perizie. Mentre interi edifici giacciono così: abbandonati, inutilizzati, inabitati, in totale deperimento. E il bisogno di spazio (per abitarci, creare, vivere) è più che mai urgente e attuale".

E ancora: "Da parte nostra ci preme però ribadire che l’occupazione delle ex scuole era stata dichiarata come temporanea da subito e il tempo della sua durata, andato oltre le aspettative iniziali, è stato definito in modo assembleare e attraverso la creazione di un rapporto di forza nel quale è stato ritenuto poco opportuno dover infliggere l’ennesimo sgombero alle persone che hanno attraversato lo spazio in questi giorni e a un quartiere che in gran parte ha accolto e sostenuto questa occupazione, non mancando al contempo di far emergere perplessità legittime. Questo il motivo principale per cui abbiamo lasciato le ex scuole di Viganello. Nel corso del dialogo informale che Karin Valenzano Rossi ha proposto, abbiamo dato la nostra parola per un'uscita imminente anche per non esacerbare un clima andatosi pian piano a distendere. Ma - ci sentiamo di precisare - l'uscita dallo stabile non è certamente dovuta alle ennesime minacce ricattatorie di uno sgombero ne a presunte e farlocche perizie di inabitabilità delle ex scuole".

"Uno stabile tra l’altro diventato improvvisamente pericolante per l’occupazione che lo stava attraversando, ma
non per chi abita il quartiere e men che meno per la polizia che alloggia negli spazi limitrofi. La realtà è che il comune ha altre priorità - tipo il miliardario polo degli eventi sportivi - per cui le scuole e il quartiere di Viganello dovranno aspettare, lasciando vuoto a deperire un enorme e bellissimo edificio abbandonato, in attesa di un abbattimento indefinito. Proprio quando - ed è una discussione da subito emersa nelle numerose e partecipate assembleee della 5 giorni di tenTAZioni - lo stesso potrebbe ospitare le numerose realtà che necessitano spazi liberi da subito, risolvendo finalmente l'annosa questione. Ma ci vorrebbe perlomeno lungimiranza, coraggio e il riconoscimento di una realtà viva e mai doma in tutte le sue numerose sfaccettature. Le circostanze di questa occupazione ci hanno portato a dialogare anche con chi è tra i principali responsabili politici dello sgombero e della demolizione del centro sociale Il Molino: per noi un punto di forza e un’ulteriore dimostrazione sulla nostra capacità di confronto, esercizio che abbiamo sempre ritenuto valido sulla base minima di un confronto dove si annulli la narrazione menzognera del municipio degli ultimi anni e di un riconoscimento
della nostra esperienza politica in questo territorio".

"In questo senso non sappiamo con certezza se l'avvicinamento di una municipale di Lugano nel cuore della notte sia dovuta alla recente decisione di riapertura dell'indagine sull'abbattimento di parte dell'ex macello e all'occupazione di un altro stabile vuoto, o perché la volontà di riconoscere oltre 25 anni di pratiche di riutilizzo di spazi abbandonati autogestite e autonome - da sempre definite "illegali" - sia improvvisamente diventata reale. Potrebbe avere dell'importanza ma, forse, in questo momento, poco importa. Cosa importa è che in questi giorni di occupazione abbiamo dato vita a un torneo di calcio popolare antirazzista con 18 squadre; abbiamo organizzato colazioni, pranzi e cene; dato spazio ad esposizioni pittoriche, spettacoli teatrali, contest hip hop, workshop di sport e cucina, concerti e performance artistiche. Abbiamo aperto l'ennesimo e partecipato varco spazio-temporale di libertà, dimostrando ancora una volta la fondamentale e urgente necessità di spazi consoni e adeguati. Spazi inseriti anche in un certo contesto popolare, dove sperimentare forme di
autodeterminazione lontane dalla commercializzazioni e dal controllo statale. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo assieme, nell’abbraccio che stringe realtà e individualità che hanno superato la dicotomia legale-illegale in quanto inutile schemino per il superamento delle ingiustizie socio-spaziali di questo tempo. Il sole arriva sempre dopo il temporale e nelle prossime notti a guidarci saranno come sempre le stelle".

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