CRONACA
Matteo Cocchi: “Troppi poliziotti in Ticino? Non direi… I valori su cui puntiamo? Disciplina, tenacia e onestà"
Il comandante parla del concorso per l’assunzione di nuovi agenti. E sui rapporti tra polizie dice: “La ricerca di una maggiore efficienza non deve essere solo uno scopo operativo, ma tradursi anche a livello strategico per evitare doppioni”
TiPress/Massimo Piccoli

di Marco Bazzi

BELLINZONA - Nelle scorse settimane si è aperto il concorso per aspiranti gendarmi e agenti di polizia che entreranno in funzione il prossimo anno. I criteri di selezione per il bando di concorso per la Scuola di polizia 2025 possono essere consultati all’indirizzo www.ti.ch/scuoladipolizia. Si cercano nuove leve per la Cantonale, le Comunali di Ascona, Bellinzona, Ceresio Nord, Chiasso, Locarno, Lugano e Mendrisio. Il concorso scadrà il 9 febbraio, e questa sera, martedì 16 gennaio, nell’auditorium della Commercio di Bellinzona si terrà, dalle 19 alle 22, una serata informativa per chi è interessato a intraprendere la carriera di poliziotto. Ne abbiamo parlato con il comandante della Cantonale Matteo Cocchi.

Iniziamo da una prima riflessione: la professione di poliziotto, impegnativa sul fronte dei turni e dello stress, e ovviamente rischiosa, è ancora attrattiva?

“Una missione, tante opportunità” è lo slogan che contraddistingue il concorso appena pubblicato. Gli scorsi anni hanno visto crescere il Corpo sotto tutti i punti di vista, ricercando sempre maggiore efficacia ed efficienza grazie a miglioramenti a livello tecnologico e ad un effettivo rinforzato, senza dimenticare l’ampia paletta di attività offerta, nonché le numerose possibilità di carriera in seno alla Polizia cantonale. Peculiarità che rendono sicuramente attrattiva l’attività di agente di polizia che non possono essere disgiunte da una costante formazione di qualità, di base o continua, fulcro di un’autorità di polizia moderna.

E poi c’è l’impegno della formazione, tutt’altro che trascurabile…

Esatto, l’agente di polizia è in continua formazione, perché solo se rimane al passo con i tempi può agire nel rispetto di leggi, regolamenti e direttive. Non solo la formazione teorica, ma anche quella che si apprende con l’esperienza sul terreno. In quest’ambito l’importante novità introdotta tre anni fa, con la Scuola di polizia 2020, relativa al nuovo percorso formativo di due anni, inizierà ben presto a dare i suoi primi frutti. Un percorso rinnovato a livello svizzero che ha permesso di porre maggiore accento sullo sviluppo di competenze professionali, sulla capacità di riflessione degli aspiranti e di ragionare su quanto fatto nel corso delle attività sul terreno. Tutto questo in sintonia con l’attitudine del singolo di apprendere e rinnovarsi per affrontare sempre nuove sfide, sia a livello professionale sia a livello privato. Riassumendo, una buona formazione e le numerose possibilità di attività e carriera sono le colonne portanti per avere collaboratori motivati e competenti e per continuare a mantenere attrattiva la professione di agente.

Quali sono i criteri di selezione e quali i valori fondamentali richiesti ai futuri agenti?

I criteri sono indicati sul sito della Polizia cantonale. Per quanto riguarda i valori ritengo che il motto della Scuola di polizia “Disciplina, umiltà e tenacia” ben riassuma le caratteristiche principali che gli aspiranti devono avere. A questo aggiungerei onestà, spirito di sacrificio, coraggio e una buona dose di pazienza.

Il concorso prevede anche nuove leve per le Comunali. Ma rimane il problema del futuro ruolo di questi agenti, formati in modo identico ai loro colleghi della Cantonale, ma limitati nelle possibilità di intervento sui casi concreti. È tempo di cambiare le regole? E come?

Per quanto riguarda il territorio cantonale, negli anni la Polizia cantonale e le polizie comunali sono sempre state presenti sul territorio e vicine al cittadino nelle opere di prevenzione, nella lotta alla criminalità e nel controllo, divenendo esempio di protezione ravvicinata, di professionalità e di buona collaborazione. Attività di polizia di prossimità presente in ogni momento: di giorno e di notte. La messa in rete delle informazioni, la coordinazione e la collaborazione interdisciplinare tra e all’interno delle forze di polizia, a livello locale, cantonale e federale, e i settori dello Stato competenti sono aspetti imprescindibili per poter garantire in futuro il miglior contrasto possibile ai fenomeni criminali emergenti. La ricerca di una maggiore efficienza non deve essere solo uno scopo operativo, ma deve tradursi anche a livello strategico per evitare doppioni e spese pubbliche maggiori. Anche in Ticino, come in altre regioni della Svizzera, ci si interroga, da parecchi anni, sul sistema securitario. All’autorità politica spetta il compito di scegliere quale assetto organizzativo sarà idoneo per il Ticino del futuro.

Secondo Giorgio Galusero, ex deputato ed ex ufficiale della Cantonale, il Ticino ha già un eccessivo numero di agenti di polizia rispetto alle realtà di altri cantoni. Perché dunque aprire un nuovo concorso per aspiranti?

Come per ogni organizzazione il ricambio generazionale è necessario per garantire continuità e restare al passo con i tempi. Ritengo che per quanto riguarda il Ticino l’effettivo attuale, che comprende sia agenti della Polizia cantonale sia agenti delle polizie comunali, sia idoneo per assicurare la sicurezza dei suoi circa 355.000 abitanti a cui si aggiungono giornalmente quasi 80.000 frontalieri nonché, in particolare nei periodi delle belle stagioni, migliaia di turisti. Si può affermare che in determinati momenti dell’anno la Polizia in Ticino deve garantire sicurezza a quasi mezzo milione di persone. Il concorso annuale è quindi necessario per mantenere il nostro alto livello di sicurezza e per poter far fronte, soprattutto, alle partenze e ai pensionamenti dei collaboratori dei vari Corpi. Unicamente per quanto riguarda la Polizia cantonale questa fluttuazione annuale si aggira sulle 35 unità.

Come risponde ai molti, tra i quali politici di diverse aree, che ritengono che in Ticino ci sia un’eccessiva presenza di polizia non tanto per contrastare i fenomeni criminali quanto per vessare i cittadini o far cassa con radar e controlli?

In passato, di fronte alla problematica dei furti con scasso nelle case, si reclamava a gran voce un aumento drastico degli effettivi della Polizia. Ora che le acque sono più calme e l’aspetto finanziario è tornato a farsi sentire si richiede invece una diminuzione. Si tratta di fenomeni ciclici che non tengono a mio parere conto della complessità e dei numerosi ambiti del lavoro di polizia. Oltre alle sfide più tradizionali legate alle nostre attività quotidiane, quali anche la prevenzione in ambito di circolazione stradale, si sono recentemente ripresentati fenomeni già conosciuti quali il crescente afflusso di migranti e il rischio di attentati terroristici. Senza dimenticare che contrastare la criminalità in un mondo digitale e globalizzato pone le autorità dinanzi a sfide particolari. Gli ambienti criminali si servono delle possibilità offerte dalla tecnologia, ad esempio i social media, i big data, l’intelligenza artificiale e la crittografia, sfruttandole per commettere reati sempre più sofisticati. Tecnologia che viene sfruttata anche in ambiti “classici” quali i reati contro il patrimonio, i reati finanziari e lo spaccio di stupefacenti. Vi sono poi fattispecie non meno importanti che permangono nell’”ombra”: le infiltrazioni derivanti dalla criminalità organizzata, il riciclaggio di denaro e la tratta di esseri umani. Fenomeni che richiedono però importanti attività di contrasto che rimangono “dietro il sipario” e che non sono “visibili” al cittadino quando circola sulle nostre strade.

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