Il celebre telecronista Rai ha narrato cinque Mondiali e quattro Europei, regalando ai telespettatori momenti indimenticabili. Si è spento a pochi giorni dal suo 87esimo compleanno
GORIZIA - Lutto nel giornalismo sportivo. Il calcio italiano perde una delle sue voci più iconiche. Bruno Pizzul, storico giornalista e telecronista, è morto all'ospedale di Gorizia, nel cuore del suo amato Friuli. La sua voce, pacata ed elegante, ha accompagnato intere generazioni di tifosi, raccontando con professionalità e passione le sfide della Nazionale e le emozioni del grande calcio internazionale.
Nato a Udine l'8 marzo 1938, Pizzul si affacciò al mondo del giornalismo dopo una carriera da calciatore interrotta precocemente da un infortunio. Laureato in giurisprudenza, insegnò materie letterarie prima di vincere un concorso in Rai nel 1969, segnando l'inizio di una straordinaria carriera nel racconto sportivo. Dalla sua prima telecronaca nel 1970 (Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia) fino al congedo nel 2002 con Italia-Slovenia, Pizzul ha narrato cinque Mondiali e quattro Europei, regalando ai telespettatori momenti indimenticabili.
Resteranno per sempre nella memoria collettiva la finale di Italia '90, il dramma dei rigori di USA '94 con l'errore di Roberto Baggio e la beffa dell'Europeo 2000 contro la Francia. Tuttavia, il suo rimpianto più grande fu quello di non aver mai potuto raccontare un trionfo mondiale della Nazionale azzurra. La sua voce si legò anche a programmi storici come "Domenica Sprint" e "La Domenica Sportiva", ma il calcio non fu il suo unico amore: tra le sue telecronache si ricordano anche il canottaggio, il pugilato, il ciclismo, l'ippica e persino le bocce. Dopo il ritiro ufficiale, continuò a prestare il suo contributo come opinionista e voce narrante di documentari sportivi.
Uomo di grande umiltà e ironia, Pizzul non amava il protagonismo e spesso scherzava sulla sua tendenza ad addormentarsi davanti alle telecronache moderne, troppo verbose per il suo stile asciutto ed essenziale. Sposato con Maria, da cui ebbe tre figli e undici nipoti, non aveva la patente e si affidava alla moglie, che chiamava affettuosamente "la Tigre", per gli spostamenti.
Il suo contributo al giornalismo sportivo resterà indelebile. Con la sua voce inconfondibile, Bruno Pizzul ha reso il calcio un racconto epico, capace di emozionare anche quando il risultato non era quello sperato. Ora la sua voce si spegne, ma il ricordo delle sue telecronache rimarrà vivo nel cuore di tutti gli appassionati di calcio.