Le riflessioni di Claudio Mesoniat sulla tragica fine del dissidente russo, nemico numero uno di Putin
Di Claudio Mesoniat – Il Federalista
Il 2 febbraio 2021 Alexey Navalny fu condannato a due anni e mezzo di colonia penale per non aver rispettato i termini della libertà vigilata durante il periodo trascorso in Germania dopo il suo avvelenamento. Smaltito il micidiale Novichok (un regalo di Putin), Navalny si era concesso un periodo di convalescenza troppo lungo a parere del tribunale complice dell’avvelenatore.
Dopo la lettura della sentenza, il dissidente più famoso di Russia prese la parola e accusò i giudici di “usare il sistema giudiziario come dei prestigiatori”, girandolo e rigirandolo per farne ciò che volevano: “Le vostre bravate non le vedo solo io, ma tutte le persone normali che ci guardano”. Successivamente verrà condannato a nove anni di reclusione da scontare in un carcere di massima sicurezza, per aver diffamato un veterano di guerra apparso in un video di propaganda filo putiniana, ma anche per aver mancato di rispetto alla Corte.
Il personale di emergenza dell'esercito tedesco carica un'unità di isolamento portatile nell'ambulanza utilizzata per trasportare Navalny all'ospedale Charité di Berlino nell'agosto 2020.
Ancora giovedì scorso, in un video messo in rete dai suoi avvocati subito dopo la sua improvvisa morte, avvenuta “durante una passeggiata” nel lager di Khark (villaggio della remota regione autonoma settentrionale di Yamalo-Nenets, nella Russia centrale) si vede il tetragono oppositore di Vladimir Putin che interviene online all’ultima seduta di questo ennesimo processo “con il suo stile energico e gioviale di sempre, apparendo come il vero padrone della situazione di fronte alla meschinità di giudici e accusatori”.
“Questo era il vero carisma di Alexey –ha scritto di lui Stefano Caprio- fin da quando guidava le masse di manifestanti e di giovani per le strade di Mosca e di tutta la Russia, a cominciare dalla rielezione di Putin nel 2012 e per tutti questi anni di rovina neo-staliniana della vita nella società russa. Era un uomo pieno di vita e di passione, di umorismo e capacità di adattarsi anche alle condizioni più dure. Più che le sue idee e i suoi programmi, criticabili e confusi per molti aspetti, contava la sua anima, l’anima russa morta improvvisamente nel gelo invernale”.
Per sottolineare un aspetto di questa anima russa, torniamo all’udienza del febbraio 2021. “Mi scrivono di resistere, di non arrendermi”, aveva esclamato Navalny, aggiungendo che un interlocutore gli aveva chiesto: “Ma perché sopporti tutto ciò? Tu nelle interviste hai detto di credere in Dio, e Lui ha detto ‘beati gli affamati e gli assetati di giustizia, perché saranno saziati’. Quindi per te va tutto bene”. E Navalny: “Ha ragione. In questo momento così difficile sono soddisfatto perché ho fatto quello che è scritto, non ho tradito il comandamento”.
Ribadito di essere un credente, non nascondeva che “ciò suscita continui risolini tra le persone del mio Fondo per la lotta alla corruzione, ma questo mi semplifica la vita, perché c’è un Libro dove sta scritto che cosa bisogna fare, e io cerco di attenermi a esso”. “Coloro che lo citano”, ammetteva, “sembrano dei pazzi, delle strane persone che stanno in cella e cercano di consolarsi nella loro solitudine. Uomini che non servono a nessuno” (“A chi serve quest’uomo?”, si era infatti chiesto sprezzante Putin riferendosi al suo implacabile “grillo parlante”).
Eppure, secondo Navalny, “il potere fa di tutto perché questi individui si sentano soli. Prima spaventandoli, poi dimostrando loro che le persone normali e adeguate non si occupano di sciocchezze” come i Vangeli. Poi l’affondo, dove Putin è descritto come il malvagio Lord Voldemort (dalla saga di Harry Potter), che “chiuso nel suo castello, vuole soltanto che tu ti senta solo. E allora io penso che la frase sugli assetati di giustizia, così esotica, è invece l’idea politica più importante che abbiamo oggi in Russia (…) La giustizia alla fine vincerà, e ognuno dovrà rispondere delle sue azioni”.
E la chiusa stupenda: “La vera forza sta nella verità, e vincerà colui che sta dalla parte di essa (…). Molti hanno paura della rivoluzione, ma pensate come sarebbe bello vivere senza menzogna e nella libertà. Io vorrei una Russia che sia non soltanto libera, ma anche felice”.
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