Se gli antibiotici smettono di funzionare, torneremo a morire per inezie (e già se ne vedono i primi segnali)
Articolo a cura della redazione de ilfederalista.ch
Chi svegliandosi la mattina infiacchito, indolorito e influenzato, non apre il cassetto dei medicinali nella speranza di trovarci un benedetto farmaco che possa alleviare il malessere? A qualcuno, forse, è già capitato non solo di aprire il cassetto, ma di scovarci anche una vecchia scatola di antibiotici, quelli che il medico aveva prescritto qualche mese prima per debellare una fastidiosa otite. “Ha funzionato per le orecchie -si sarà detto-, funzionerà anche per questo maledetto raffreddore; e se anche non funzionasse, che male potrà fare?” E così, con leggerezza, avrà ingerito in due giorni le cinque pastiglie restanti.
Errore gravido di conseguenze. Sì, perché pur essendo all’apparenza un gesto innocuo, in realtà quel gesto contribuisce, per più ragioni, alla creazione e proliferazione di batteri resistenti agli antibiotici. E purtroppo è abitudine diffusa: non lo diciamo noi, ma un recente sondaggio condotto a livello federale da Star (Strategia di resistenza agli antibiotici)m che ha coinvolto 3485 persone e dimostrato la perfetta ignoranza che regna tra noi svizzeri riguardo alla natura e al funzionamento degli antibiotici. E siamo in buona compagnia.
Il problema della resistenza batterica agli antibiotici è allarmante ma anche poco noto. Per questo lunedì (18 novembre) si è aperta la settimana mondiale sull'uso consapevole degli antimicrobici organizzata annualmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nell’ambito di questa settimana di sensibilizzazione, il sondaggio sopracitato verrà presentato in tutta la Svizzera: domani giovedì sarà il turno del Ticino. I risultati verranno esposti dal Consigliere di Stato e direttore del DSS Raffaele de Rosa con a fianco Giorgio Merlani e Giovan Maria Zanini, rispettivamente Medico cantonale e Farmacista cantonale.
L’allarme europeo, il triste primato italiano
La situazione è davvero preoccupante. L’antibiotico-resistenza, renderà sempre più difficile debellare le infezioni. Per l'OMS sono 4,95 milioni le persone nel mondo che muoiono ogni anno a causa di questo boomerang biochimico, ben di più rispetto alle vittime di malaria o di AIDS. Per l'organismo internazionale in futuro si rischiano super pandemie, qualora i nostri farmaci divenissero impotenti.
L’Europa non se la cava meglio: i risultati dell’ultimo rapporto del Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) sull’antibiotico-resistenza (pubblicato due giornio fa) sono impressionanti: più di 670 mila infezioni e ben 35 mila decessi dovuti a batteri resistenti agli antibiotici nel Continente (tra UE e Spazio Economico Europeo).
Quasi un terzo di tali decessi si verifica in Italia, il primo Paese a livello continentale in questa triste classifica. Un problema che per il Bel Paese potrebbe diventare molto più grave: si stima infatti che entro il 2050 i batteri resistenti ai farmaci diverranno in Italia la prima causa di morte scavalcando i tumori.
I batteri non rispettano i confini
L'Italia è uno dei Paesi europei con i tassi più alti di uso inappropriato di antibiotici, sia in ambito umano che veterinario; mentre le corsie ospedaliere sovraccariche facilitano la diffusione di germi pericolosi. Questi due elementi assieme fanno del nostro vicino un vero e proprio laboratorio per lo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti.
Molto più contenuto, di circa cinque volte, per il momento, l’impatto della problematica in Svizzera. A morire per infezioni da batteri resistenti alle terapie sono infatti attualmente circa 300 persone l’anno. Ma senza vigilanza, il problema è pronto ad esplodere anche nel nostro Paese.
La minaccia microbica, se non si cambia strada, potrebbe dilagare
È l’abuso degli antibiotici a favorire l'antibiotico-resistenza: i batteri resistenti sopravvivono e si moltiplicano. Ecco perché è essenziale usarli correttamente. Occorre seguire dosi e tempi prescritti, non interrompere la cura, non condividere antibiotici e riportare in farmacia quelli avanzati, anche per evitare il rilascio nell’ambiente.
Importante: gli antibiotici sono inefficaci contro i virus. E se abusati possono eliminare batteri utili al nostro organismo (ve ne sono) e favorire quelli resistenti. Inoltre, dopo i ricoveri all’estero, si raccomanda di informare i medici onde prevenire la diffusione di nuovi batteri resistenti.
Per prevenire il problema è di grande importanza informare la popolazione come pure sensibilizzare medici e ospedali a non prescrivere troppo facilmente antibiotici. In Svizzera si sono fatti grandi passi avanti negli ultimi dieci anni e altre misure sono previste per gli anni futuri.
Dal 2014 l’utilizzo di antibiotici nella medicina umana è diminuito del 26%, e addirittura del 72% nella medicina veterinaria per animali da reddito. Un rimbalzo importante però si è osservato dopo il covid, così che l’utilizzo di farmaci antimicrobici è tornato oggi ai livelli prepandemici registrati nel 2019.
Vi sono altri fronti su cui lavorare: se oggi solo il 15% delle acque di scarico in Svizzera viene sottoposto a una fase di depurazione per ridurre l'immissione di antibiotici nell’ambiente, entro il 2040 questa quota vuol essere portata al 70%. Spazio di crescita anche per l’impegno della Svizzera nella ricerca di nuovi farmaci.
Settimana scorsa dalle pagine del Tagesanzeiger Peter Hegglin, Consigliere agli Stati centrista e membro della Commissione sanità e sicurezza sociale, documentava come la Confederazione abbia contribuito finora con soli 5 milioni nelle ricerche della Global Antibiotic Research & Development Partnership (GARDP), una Fondazione creata a Ginevra nel 2016 allo scopo di sviluppare nuove terapie innovative meno inclini a sviluppare resistenze.
Anche se gli antibiotici sono spesso tra i preparati meno redditizi e, dunque, rappresentano investimenti poco interessanti per le industrie farmaceutiche elvetiche.