POLITICA E POTERE
Il Salmo in Gran Consiglio. E i deputati se le cantano
Vivace dibattito sulla proposta dell'UDC che chiede l'insegnamento obbligatorio dell'inno a scuola. La mozione rinviata al fotofinish. E la Lega lascia l'aula per protesta...

BELLINZONA – L’inno nazionale svizzero deve essere insegnato obbligatoriamente nelle scuole ticinesi? Ne ha discusso questo pomeriggio il Gran Consiglio ma senza arrivare a una risposta.

Al momento decisivo, infatti, quando ci si apprestava a votare, il Parlamento ha deciso di rinviare in Commissione la proposta. Proposta che sarebbe stata accolta dalla maggioranza dei deputati, almeno questo lasciva pensare l’orientamento espresso dai gruppi.

Il pasticcio

A far saltare tutto è stata una disputa giuridica e un pasticcio commissionale. In aula si è infatti arrivati con un solo rapporto che chiedeva di respingere l’idea contenuta nella mozione presentata da Marco Chiesa a nome del gruppo UDC. Il rapporto era addirittura redatto dal deputato democentrista Orlando Del Don. Un’analisi frettolosa e superficiale, e un clima ostile in Commissione, secondo Del Don, avrebbe portato i commissari, e lui per primo, a quel verdetto. Tesi fermamente respinta al mittente dai commissari di opposta fazione.

Ma poco male, avevano pensato i favorevoli alla mozione. Respingendo il rapporto in Gran Consiglio, pur avendolo firmato, si sarebbe implicitamente accolta la mozione. E no, troppo facile così, hanno risposto gli avversari, chiedendo e ottenendo a maggioranza il rinvio dell’oggetto. A questo punto, per protesta, la Lega dei ticinesi ha abbandonoto l’aula.

Se ne riparlerà dunque prossimamente. Intanto ci limitiamo a riportare le posizioni espresse nelle due ore di dibattito. Una discussione inutile, visto l’esito, ma comunque interessante da riportare. 

Rispettando le attese, il confronto parlamentare è stato frizzante, pur in una generale pacatezza, almeno fino alla bagarre finale. Fatto non scontato poiché quando in Gran Consiglio approdano temi pop, in genere, il termometro della tensione è sempre pronto ad esplodere.

Chiesa: "Fierezza contro lo sgretolamento dei valori"

Ad aprire le danze è stato il mozionante Marco Chiesa. Il capogruppo dell’UDC, in apertura del suo intervento, ha ripercorso brevemente la storia del Salmo Svizzero. Poi ha spiegato le ragioni politiche per introdurre l’obbligo di insegnamento: “Si tratta di un atto controcorrente di viva fierezza contro il lento sgretolamento dei valori nazionali. Valorizzare il Salmo significa esprimere un segnale di attaccamento alla patria e ai singoli cittadini”.

Badaracco: "Giusto insegnare l'inno"

Il gruppo PLR ha deciso per la libertà di coscienza sul voto. “Non vogliamo strumentalizzare questo argomento – ha detto il deputato Roberto Badaracco - ma il gruppo PLR condivide che si possa insegnare l’inno nazionale come parte dell’insegnamento della civica. È importante perché richiama un’identità comune come la bandiera. Ma è anche una necessità: sfido chiunque a cantarmi l’inno dalla prima alla quinta strofa. Condividiamo dunque lo spirito della mozione ma il gruppo voterà liberamente”.

Guerra: "Un messaggio politico chiaro"

Per la Lega è intervenuto Michele Guerra: “È un atto importante soprattutto in uno Stato multiculturale. È un messaggio politico molto chiaro: conoscere l’inno svizzero deve essere un obbligo e dunque la scuola lo deve insegnare obbligatoriamente. Negli Stati Uniti gli allievi giurano sulla bandiera. Non chiediamo tanto, ma almeno l’apprendimento dell’inno ci sembra il minimo”.

De Rosa: "Il Salmo svizzero un messaggio d'amore"

Approvazione alla proposta anche dal PPD. Raffaele De Rosa: “Il Salmo svizzero è diverso da tutti gli altri inni, che si richiamano esageratamente a guerre e sangue, mentre il nostro esprime l’amore per la nostra Terra. Un canto da Messa degno e festoso.  In un Mondo sempre più frenetico, riportare i giovani a riflettere sui valori del Salmo non può che fare del bene”. 

Cavalli: "Io non lo so l'inno..."

Contrari invece i socialisti. Per il gruppo PS è intervenuto Francesco Cavalli: “Premetto che io il Salmo svizzero non lo so, ma forse meglio così perché sono stonato. Però lo riconosco subito al primo ascolto e penso che questa conoscenza passiva sia sufficiente Del resto l’educazione musicale è prima di tutto educazione all’ascolto. Lasciamo dunque ai docenti decidere se e come insegnare l’inno. Il Salmo è tra l’altro un canto piuttosto difficoltoso, sia per il testo che per la melodia”. 

Savoia: "L'amore non può essere obbligatorio"

No anche dai Verdi. Sergio Savoia: “Quando in quest’aula si discute di patriottismo è per proposte che vengono dalla parte destra e vengono usate come una clava. Una forma di ricatto secondo cui quelle idee devono essere giuste per forza, e se non le condivi non sei patriotico. Anche se a scuola cantare è una buona cosa, questa proposta è solo un ennesimo trucchetto per fare qualche voto, che rispetto ma non condivido. L’amore per la Patria non può essere obbligatorio né essere insegnato a scuola. L’amore è amore se è libero”. 

Bertoli: "Non diciamo agli insegnanti come insegnare"

Infine, pure il ministro della scuola Manuele Bertoli ha manifestato la sua contrarietà: “Siamo un Cantone poco prescrittivo in ambito scolastico, che ricerca un equilibrio tra programmi e obbiettivi da un lato e libertà d’insegnamento dall’altro. Una libertà che da decenni ispira  una scuola dove la politica non dà grandi indicazioni di dettaglio su cosa insegnare, si va per obbiettivi. Questa  mozione, invece, va in senso contrario. Si può fare, però dobbiamo saperlo. E io vi dico: per favore non date indicazioni di dettaglio alla scuola. Come dice Paolo Beltraminelli non diciamo ai medici come si curano le malattie. Non diciamo agli insegnanti come insegnare, dico io. Il Salmo svizzero ha due accezioni: la prima è quella emozionale, e questa non si può insegnare. Una nazione che comincia a stabilire per legge la simbologia della Patria, è una nazione che non è molto sicura dei suoi valori. Non credo che la Svizzera sia così. Altra questione è il fatto storico: un passo avanti in questa direzione, ovvero la doverosa conoscenza della storia dell’inno, non si fa insegnando a memoria il testo e la musica, ma approfondendo con i libri le vicende che hanno portato alla sua creazione ed adozione”. 

AELLE
   

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