La maggioranza de deputati ha accolto il rapporto di minoranza firmato da Lega e UDC. Respinto il rapporto di maggioranza che non ne decretava l'obbligatorietà
BELLINZONA - L'inno svizzero, o meglio il salmo, deve essere insegnato obbligatoriamente nelle scuole ticinesi? A questa domanda i gran consiglieri hanno dovuto rispondere oggi, dopo averci provato poco più di un mese fa. Il messaggio è tornato in Commissione scolastica per un vizio di forma e, dopo aver presentato in un primo momento un solo rapporto, la commissione si è spaccata. Sostenitori dell'obbligatorietà del salmo Lega e UDC. Alla fine il Gran Consiglio ha respinto il rapporto di maggioranza con 53 no e 30 sì e approvato con 49 sì e 22 no il rapporto di minoranza. Quindi, il parlamento ha stabilito che il salmo svizzero deve essere insegnato obbligaotriamente, così come richiesto dalla mozione presentata dal capogruppo UDC Marco Chiesa che ha prodotto la decisione odierna.
Il dibattito
Nel dibattito odierno, il primo a prendere la parola, a nome del gruppo PLR, è stato Roberto Badaracco secondo i quale "l'amore per la patria non deve essere imposto dall'alto. Le vere discussioni dovremmo farle su altri temi e non su concetti che hanno un impatto relativo. Condividiamo il messaggio che si vuole dare attraverso l'insegnamento del salmo, ma non condividiamo l'obbligo. Tuttavia il nostro gruppo ha deciso di lasciare libertà di voto".
"Tra i compiti della scuola troviamo l'educazione alla cittadinanza e per noi passa anche attraverso l'insegnamento dell'inno - ha sottolineato il leghista Michele Guerra - Oggi ciò non avviene perché la sua trattazione è facoltativa. Questo atto, insegnamento del salmo, è importante soprattutto in uno Stato multiculturale. Chiediamo semplicemente che l'inno venga trattato alle elementari e alle medie. Non vogliamo che sia solo un auspicio, come chiedono i relatori di maggioranza, perché già oggi c'é questo auspicio. Vogliamo che non sia un augurio che non segue nessuno. Rendiamoci conto che c'é chi sta facendo un can can per evitare in ogni modo che il nostro inno nazionale non diventi un tema da trattare a scuola e questo è vergognoso".
Favorevole al rapporto di minoranza il PPD. A nome del gruppo ha preso la parola Luca Pagani: "l'inno nazionale fa parte dell'identità di un popolo, esprime valori importanti quali l'attaccamento al proprio paese come la bandiera, la capitale e altri simboli. Per le generazioni passate questa era un'ovvietà, oggi i nostri giovani non conoscono nemmeno la prima strofa e nemmeno saprebbero contestualizzarlo. Oggi viene lasciato alle lezioni di musica tra le proposte di canto. L'inno non può essere paragonato ad altri canti o motivetti. L'affrontare l'inno patrio è un'occasione preziosa per parlare dei valori della nostra nazione. Quanti sanno che il nostro è un salmo composto da un monaco? Una preghiera per ringraziare Dio della propria patria? Il gruppo PPD chiede che il salmo debba essere trattato e aderisce al rapporto di minoranza
Aderisce invece al rapporto di maggioranza il PS. A nome del gruppo si è espresso Francesco Cavalli: "La situazione attuale è soddisfacente. Se si vuole collegare il salmo all'insegnamento della cittadinanza secondo noi questo è importante quanto la conoscenza di un'esistenza di un parlamento, delle istituzioni e altri elementi della civica. La consapevolezza del proprio paese deve passare attraverso il rispetto delle persone che lo abitano, svizzeri e non. Lasciamo ai docenti se e come proporre questo canto che, bisogna ammetterlo, risulta piuttosto difficoltoso da proporre agli allievi. Il nostro inoltre è un salmo, quindi non è in sintonia con la laicità dello Stato a cui si rifà la Costituzione. Meglio sarebbe pensare a un vero inno che rappresenti tutti. Un obbligo sarebbe un'inutile forzatura".
Claudia Barella Crivelli per i Verdi ha sostenuto il rapporto di maggioranza. "Avevo pensato di iniziare il mio intervento cantando il salmo ma non posso perché mi sarei emozionata, perché mi sento patriottica - ha detto in aula la deputata Verde - Insegnarlo obbligatoriamente va contro a ciò che è si intende per amore, amore libero. L'amore per la patria non accetta imposizioni".
Agli interventi dei gruppi ha risposto i consigliere di Stato Manuele Bertoli. "Se si va verso l'obbligo è una scelta in controtendenza, perché la nostra scuola prevede il meccanismo dell'autonomia. Non a tutti viene insegnata la matematica o l'italiano allo stesso modo così come l'amor patrio non verrebbe insegnato alla stessa maniera. Inoltre: da una parte si pretende che lo si insegni nell'ambito della civica, altri nell'ambito delle lezioni di musica, ma poi verrebbe dimenticata la storia. L'inno svizzero è un valore esterno. Forse verrebbe la pena di insegnare i valori interni come la solidarietà, la cooperazione, il rispetto. Queste sarebbero cose sulle quali ci sarebbero più cose da dire".
Il democentrista Del Don, relatore di minoranza: "Questo è un particolare momento storico per il nostro paese. C'è chi lo considera, quello del salmo svizzero, un tema di lana caprina. E no, così non è perché la forma è anche sostanza. Insegnare l'inno significa insegnare la nostra cultura la nostra storia anche a chi viene da altri paesi. L'integrazione passa anche dall'insegnamento obbligatorio dell'inno. I partiti storici hanno l'occasione per dimostrare il loro attaccamento alla tradizione, ai valori".
Il relatore di maggioranza Carlo Lepori: "Due punti sono importanti. Uno: nella scuola ticinese non è abitudine ricevere dal Gran consiglio programmi dettagliati. E poi c'è la libertà dei docenti. La conclusione del rapporto di maggiornaza è che la situazione attuale sia soddisfacente e coerente con i piani di studio. Non si vuole negare l'esistenza del salmo e il diritto dei nostri allievi di impararlo. Personalmente faccio notare che l'attuale salmo è ufficiale dal 1953 e già allora non fu ritenuta una scelta felice."