Il sindacato studentesco SISA si scaglia contro la decisione del Gran Consiglio: "Quell'inno una litania clericale"
BELLINZONA - All'indomani dell'introduzione dell'obbligo di insegnamento del Salmo svizzero nelle scuole ticinesi, il sindacato sutdendesco SISA si scaglia contro la decisione del Gran Consiglio.
"Il sapore di questa scelta - scrive il SISA -è quello dei momenti più bui del secolo scorso, in cui era prassi comune dover fare leva su orpelli nazionalistici, mitologici, smaccatamente indottrinanti, allo scopo di mantenere il consenso interno delle nazioni. La Svizzera è un paese così debole e in difficoltà da dover saldare il consenso attorno all'ordine costituito, attraverso l'imposizione del Salmo Svizzero alle ragazze e ai ragazzi nella scuola pubblica? Proprio in quel fondamentale luogo in cui dovrebbe invece essere sviluppato il senso critico, anche nei confronti del proprio paese, e a beneficio dello stesso? Il SISA vuole sperare di no, anche se un simile segnale altro non è che uno sberleffo alla scuola pubblica e nei confronti dei veri problemi dei cittadini".
"Ai cittadini, di oggi e del futuro - prosegue la nota - ai quali la maggioranza del Gran Consiglio ritiene di dover inculcare l'affetto per il proprio paese imponendo una litania clericale qual'è il Salmo di Zwyissig, in un'istituzione, la scuola, che da 200 anni vanta giustamente una connotazione laica. Come se i valori fondanti della società fossero questi: e il tutto mentre il paese reale chiede risposte a problematiche concrete, a partire dalle questioni del lavoro".
"Il sindacato, di fronte alla natura fortemente ambigua e alla vuotezza di una simile imposizione - frutto di una discutibile operazione di basso marketing politico - invita caldamente i docenti a boicottare l'obbligo sancito dal Gran Consiglio", si conclude il comunicato stampa.