POLITICA E POTERE
Gobbi a Robbiani sulle revoche dei permessi: "Il concetto è chiaro: lo straniero che vuole risiedere da noi, deve disporre dei mezzi sufficienti"
Dopo le pesanti accuse lanciate dal segretario dell'OCST, ecco la replica del ministro: "La Legge federale sugli stranieri prevede la possibilità di revocare i permessi, allorquando lo straniero o una persona a suo carico dipende dall’aiuto sociale"

BELLINZONA - Norman Gobbi risponde a Meinrado Robbiani: la prassi adottata dal Dipartimento delle Istituzioni sulle revoche dei permessi di residenza e di domicilio è corretta. Il Consigliere di Stato leghista affida ad una nota stampa le sue puntualizzazioni, dopo che il segretario dell'OCST aveva pesantemente attaccato il DI con una presa di posizione inviata alle redazioni nel primo pomeriggio (leggi articolo correlato).

Una presa di posizione, si legge in un comunicato del Dipartimento di Gobbi, "nel quale è messa in dubbio la legalità della prassi adottata nei confronti dei cittadini stranieri con permessi di dimora e di domicilio a beneficio di assegni familiari integrativi (AFI) e di assegni di prima infanzia (API)".

"In primo luogo - sottolinea il DI - va rammentato come la Legge federale sugli stranieri prevede la possibilità di revocare i permessi, allorquando lo straniero o una persona a suo carico dipende dall’aiuto sociale. In questo senso, va precisato che sia il Consiglio di Stato che il Dipartimento delle istituzioni, per il tramite dell’Ufficio della migrazione della Sezione della popolazione, applicano la giurisprudenza del Tribunale cantonale amministrativo, che ha confermato la prassi adottata dal Governo in materia. Nello specifico, in una recente decisione non ancora pubblicata e oggetto di ricorso al Tribunale federale, il Tribunale cantonale amministrativo, chinandosi sulla questione volta a chiarire la natura degli assegni familiari integrativi (AFI) e degli assegni di prima infanzia (API), ha ribadito come, essendo lo scopo degli stessi quello di coprire il fabbisogno della famiglia, devono di conseguenza essere considerati come delle prestazioni sociali che perseguono scopi assistenziali".

"Il Dipartimento delle istituzioni - termina la nota - tiene quindi a sottolineare la conformità dell’operato della Sezione della popolazione alla giurisprudenza del Tribunale cantonale amministrativo, nell’attesa di una decisione definitiva da parte dell’Alta Corte federale, ad oggi non ancora pervenuta".

E poco dopo la diffusione del comunicato, il ministro leghista ha pubblicato su Facebook un post dove chiarisce ancor meglio il suo pensiero: "L’OCST ha attaccato oggi il mio Dipartimento, reo secondo loro di aver adottato, addirittura con la copertura del Consiglio di Stato, una procedura discriminatoria e arbitraria nei confronti dei cittadini stranieri con figli, che sono minacciati di revoca del loro permesso di dimora o di domicilio, siccome beneficiano degli aiuti sociali. Alla loro richiesta di chiarezza, rispondo con le tante sentenze del Tribunale cantonale amministrativo che confermano la prassi adottata dal Consiglio di Stato e dall’Ufficio della migrazione del mio Dipartimento. Il concetto è chiaro: lo straniero che vuole risiedere nel nostro Paese, deve disporre dei mezzi sufficienti.

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