POLITICA E POTERE
Dadò dà un consiglio al Governo: "Rinunci al suo audit in favore di quello del Parlamento. E l'indagine dovrà valutare anche il lavoro di Norman Gobbi"
Intervista scoppiettante con il presidente del PPD sulle ricadute politiche dello scandalo permessi e sulle prossime mosse: "Gobbi in questa vicenda ha assunto un atteggiamento da capitan Schettino: fossi nei suoi collaboratori mi preoccuperei. L'audit proposto dal Governo non va bene: Corti e Pasi non sono i profili giusti per questo caso e poi il controllore non può essere il controllato"
Ti Press
Fiorenzo Dadò, ci spiega perché il PPD ha sin da subito mostrato contrarietà alla proposta del Governo di istituire un audit sull'Ufficio migrazioni a seguito dello scandalo permessi?
"Per prima cosa il Governo è garante di fronte al Paese del controllo dell'Amministrazione. E i singoli Consiglieri di Stato sono responsabili di quanto accade nei loro Dipartimenti, essendone i direttori. L'atteggiamento da capitan Schettino assunto da Norman Gobbi su questa vicenda ha lasciato a dir poco perplessi. Di fronte alle difficoltà ha subito abbandonato la barca dando la colpa ai gregari o a chi lo ha preceduto parecchi anni fa. Se questo è il modo di affrontare le emergenze fossi nei suoi collaboratori mi preoccuperei. Gobbi, per il ruolo che ricopre, deve invece farsi pienamente carico della responsabilità politica di quanto accaduto. È lui il capo. In quanto all'audit proposto dal Governo, riteniamo inopportuno che l'incarico sia stato affidato a due ex funzionari dello Stato. Nulla contro le persone o la loro professionalità, ci mancherebbe, ma per la fattispecie da indagare mi pare evidente che non si tratti dei profili giusti. L'altro aspetto per noi determinante riguarda un principio basilare: cioè quello che il controllore non può essere il controllato. Visto che il Governo, come detto poc'anzi, ha il compito di vigilare sull'Amministrazione, è evidente che una verifica su questa vigilanza non può essere commissionata dal Governo stesso". 
 
Di qui la sua proposta, presentata in Commissione della Gestione, di istituire un audit indipendente alternativo a quello del Governo.  
"In democrazia il Parlamento vigila sull'operato del Governo. E nella nostra realtà cantonale la Commissione della Gestione ha il compito dell'alta vigilanza, e agisce a nome dei cittadini. Un compito importante, che non è un concetto astratto o fumoso, ma essenziale e concreto a garanzia del buon funzionamento dello Stato. Per questo, come PPD, abbiamo proposto che la Gestione dia mandato a persone completamente estranee all'Amministrazione e alla politica, di svolgere un audit sull'Ufficio della migrazione. Se del caso anche ad esperti fuori cantone. Questa è l'unica vera garanzia per cercare, con serietà e serenità, di fare piena luce sulla vicenda. Anche perché, e non è un dettaglio da poco, questi esperti riferirebbero direttamente al Parlamento e non al Governo. Bisogna assolutamente evitare quella logica perversa del controllore che è anche ilcontrollato".
 
Se il Consiglio di Stato dovesse cambiare idea su Guido Corti e Pierluigi Pasi, come esperti incaricati per svolgere l'audit, e concordasse con la Gestione dei nomi condivisi, lei sarebbe pronto a trattare?
"No. Innanzitutto dal profilo legale Governo e Gestione non possono cooperare in questo genere di inchieste, proprio per la distinzione di ruoli tra controllore e controllato. Ma fatta questa precisazione, per me il principio che questa indagine sia indipendente non è negoziabile. E l'unico modo per renderla tale è che sia il Parlamento ad assumersene la piena responsabilità, dando un mandato esterno". 
 
Non teme il rischio che, qualora partissero due audit, uno parlamentare e uno governativo, potrebbe generarsi ancora più confusione e più sfiducia nella popolazione rispetto all'Amministrazione? Soprattutto nel caso le conclusioni dei diversi esperti fossero divergenti o addirittura opposte. 
"Il pericolo esiste. Certo, se dovesse capitare una cosa del genere sarebbe alquante preoccupante. Per questo ritengo che - al netto della libertà del Consiglio di Stato di fare le scelte che più ritiene opportune - sarebbe preferibile che il Governo rinunciasse al suo audit a favore di quello indipendente della Gestione".  
 
Una delle motivazioni addotte da Norman Gobbi nella scelta di Pasi e Corti come esperti per l'audit, è la necessità di fare presto. Ad aprile infatti parte la riorganizzazione del DI e dell'Ufficio migrazione. Cosa risponde?
"Che queste sono scuse e che vista la gravità non ci facciamo mettere fretta da nessuno. Prima di procedere alla riorganizzazione bisogna fare una radiografia completa di quanto accaduto. Se sarà possibile farlo per aprile, bene, altrimenti si attenderà il tempo necessario. La priorità oggi è la trasparenza, non la riorganizzazione, che semmai può aspettare qualche settimana in più". 
 
A suo avviso, se la Gestione accogliesse la vostra proposta di audit, gli esperti dovrebbero valutare anche l'operato di Norman Gobbi rispetto a quanto successo all'Ufficio migrazione? 
"Mi pare evidente. Cosa devono valutare, il lavoro delle donne delle pulizie? Come dicevo all'inizio la responsabilità ultima di quanto accade nei Dipartimenti è dei Consiglieri di Stato. Nel 2013 il Tribunale Penale aveva lanciato dei chiari segnali d'allarme rispetto all'Ufficio migrazione, parlando addirittura di superficialità. Gobbi pubblicamente aveva dichiarato di aver apportato dei correttivi. Ma forse qualcosa non ha funzionato…L'audit che noi abbiamo proposto dovrà valutare tutto quello che è successo dal 2013 a oggi in quel settore del Dipartimento. Sia dal profilo amministrativo, all'interno dell'Ufficio, sia sull’efficacia dei correttivi fatti da Norman Gobbi". 
 
Come pensa che reagiranno i suoi colleghi della Gestione alla vostra proposta? Che aria tira?
"Quello che mi aspetto da tutti i colleghi è una discussione serena ma che miri a fare la massima chiarezza sia a favore della cittadinanza che dei collaboratori dell'Amministrazione in generale. Dobbiamo agire tempestivamente per fare chiarezza e fugare i dubbi che oramai serpeggiano nel paese"
 
Ha la sensazione che qualcuno voglia mettere dei coperchi sulla vicenda?
"Coperchi no, ma l'atteggiamento degli altri partiti all'inizio è stato eufemisticamente timido. Ora ho invece preso atto che anche gli altri gruppi hanno deciso di prendere in mano il dossier in maniera un po' più energica, come si aspetta il Paese del resto". 
 
Infine una domanda sulla Lega. La tensione tra il PPD e il Movimento in queste ultime settimane è stata piuttosto alta. Crede di poter far convergere anche loro sulla sua proposta di audit?
"L'audit che il PPD ha proposto non è contro qualcuno, ma a favore della trasparenza. Non vogliamo fare nessun processo politico, ma rispondere all’esigenza di chiarezza che i cittadini si aspettano. Sono quindi fiducioso che anche i colleghi leghisti vorranno dare il loro contributo in favore della massima trasparenza"

AELLE

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