Dopo la nostra analisi sulla povertà in Ticino, il ministro della sanità e della socialità ci ha inviato alcune sue riflessioni a tutto campo: "La mentalità sempre più individualista, che ormai è molto diffusa, è costosissima. Se torna la voglia di comunità, di un progetto di società comune, sono certo che vi sarà un rilancio sociale che porterà al rilancio economico”
Beltraminelli premette che il nostro articolo è positivo perché “fa riflettere i ticinesi sulla necessità di riscoprire il valore della parsimonia e quello della solidarietà all’interno della società ticinese, senza pretendere che lo Stato pensi a tutto”. Tuttavia, aggiunge, “la situazione in Ticino è seria ma non è drammatica perché lo stato sociale funziona anche se è più sollecitato che in altri cantoni e vi è ancora molta sensibilità sociale: negli anni il benessere si è accresciuto molto e si è diffuso ma non tutti ce la fanno da soli. Perciò si investe per evitare l’esclusione di chi è in difficoltà finanziarie perché non ha più lavoro o non riesce a entrare nel mondo del lavoro. Si lavora molto per l'integrazione e l'inclusione sociale anche degli stranieri. Anche se…”. Ma sull’analisi economica del direttore del DSS ci torniamo alla fine.
Prima stiamo al punto, sempre con una breve introduzione. Questa: “Una moderna socialità deve andar oltre al concetto classico di assistenza basato in gran parte su aiuti finanziari, premesso che sono importanti, per completarlo con il modello di più tempo e attenzione ad evitare la solitudine, cercando di dare speranza a chi è in difficoltà facendolo ripartire con un nuovo progetto di vita. Ci vuole più tempo per vivere, per ascoltare, per sorridere, per ammirare la natura, per condividere, per coltivare amicizie, per piangere... c'è un tempo per ogni cosa!”.
Quindi il ministro della socialità entra nel merito del problema al centro della nostra riflessione: “Lo stato sociale in Ticino è ancora molto generoso, malgrado le faticose e necessarie riforme che siamo riusciti a realizzare un po’ alla Don Quijote (oltre 60 milioni di minor spesa corrente nei compiti del dipartimento). La nostra società è ancora molto sensibile ai bisogni dei ticinesi più poveri. Vi è invece una crescente insofferenza per gli immigrati certamente legata ai timori per il futuro…”.
E su questo specifico tema Beltraminelli approfondisce: “Il numero delle persone in assistenza aumenta anche perché purtroppo molti rifugiati ammessi non hanno una sufficiente formazione professionale per le esigenze svizzere e per tre quarti restano a carico di questa rete sociale. Il timore dell'espulsione è cresciuto negli stranieri. Chi non ha i mezzi per provvedere al proprio sostentamento dopo qualche tempo viene espulso, quindi sempre più permessi B limitano il ricorso agli aiuti sociali. La nuova povertà è di conseguenza anche legata agli stranieri residenti che non ricorrono agli aiuti. Occorre monitorare il problema con grande attenzione, per evitare che esploda un degrado sociale diffuso. Per questo insisto sempre col dire che finché una persona ha diritto a risiedere deve poter ricevere gli aiuti dell'assistenza, proprio perché non vogliamo che aumentino furti e degrado sociale”.
“La sanità - aggiunge - sta diventando un problema anche sociale, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione che mette in crisi la solidarietà tra generazioni: i giovani pagano troppo e non hanno bisogno di cure, gli anziani pagano relativamente poco e necessitano di molte cure, il rapporto è 4:1 per i giovani, pago 4 e ricevo 1. Il contrario per gli anziani. Non dobbiamo però dimenticare che gli anziani hanno lavorato una vita intera e devono essere inoltre giustamente tutelati, perché non lavorando più sono più a rischio di povertà... ma i giovani?”.
C’è poi il discorso sociologico, che si intreccia con quello economico: “La mentalità sempre più individualista, che ormai è molto diffusa, è costosissima. I divorzi sono un dramma e sono una causa importante di povertà. Inoltre si fanno sempre meno figli: oltre il 27% delle donne in Ticino non hanno bambini. È una tendenza pericolosa, se si vuole favorire i "nostri" occorre anche dare la possibilità e mettere le famiglie di poter tornare a far figli. Ricordo che il tasso di natalità in Ticino è estremamente basso e se non ci fossero gli stranieri sarebbe bassissimo”.
Per questo, secondo Beltraminelli, è indispensabile accanto agli aiuti proporre un cambio di prospettiva anche culturale e “tornare al piacere di fare comunità evitando la divisione tra generazioni, essere più uniti nelle diversità, prendersi il tempo di ascoltare, di risolvere insieme i problemi. Se torna la voglia di comunità, di un progetto di società comune, sono certo che vi sarà un rilancio sociale che porterà al rilancio economico”.
E qui chiudiamo il cerchio tornando all’inizio, alla riflessione prettamente economica: “La situazione in Ticino economicamente non è drammatica”. “È però vero - chiosa Beltraminelli - che la crescita incredibile degli ultimi quattro decenni si è esaurita, mentre in altre parti del Mondo è appena iniziata. È l'effetto della globalizzazione che ha fortemente diminuito la povertà globale, ma che ora tende ad arricchire paesi emergenti e a impoverire i paesi ricchi. Il principio dei vasi comunicanti è questo. C'è chi pensa che chiudendo i vasi si favorisce il benessere. Fatico a crederci: soprattutto in un paese condannato ad essere al Top dell'innovazione non avendo materie prime oltre all’acqua…”.