Il wek end in un hotel di Bormio e i 150 euro pagati dal titolare della Argo 1, Fiorenzo Dadò: "Erano due cene. Ho pensato a un gesto di cortesia nei confronti della mia compagna da parte di un collaboratore professionale, che non ho mai incontrato. La va
Il presidente del PPD: "Si parla di tre anni fa quando Argo 1 non era un problema per nessuno e la ditta era stata regolarmente autorizzata a operare ed era un partner professionale del Cantone. Alla luce della situazione odierna, con il senno di poi, oggi nessuno si sognerebbe di accettare anche solo un caffè da questi signori”
foto: TiPress/Gabriele Putzu
BELLINZONA - “La mia compagna non è una funzionaria dirigente e non ha alcun potere decisionale. Sono stato tre giorni in vacanza e il soggiorno è stato da me pagato e offerto alla mia compagna. Il giorno della partenza dall’albergo, in ricezione al momento del pagamento in contanti della fattura, mi è stato comunicato che due cene, per un totale di 150 euro, erano state offerte”.
Così il presidente del PPD ai quotidiani sulla vicenda del week end in un albergo di Bormio scoppiata a margine del caso ‘Argo 1’ (
. Era l’ottobre del 2014 quando Dadò e la sua compagna, funzionaria del Dipartimento socialità che si occupa della gestione dei migranti, andarono in Valtellina a trascorrere un fine settimana. L’albergo era stato raccomandato alla donna dal titolare dell’agenzia di sicurezza Argo1, che lei aveva conosciuto per motivi professionali.
Dadò ha ribadito che il soggiorno è stato integralmente pagato da lui e offerto alla sua compagna, ad eccezione delle due cene. Il presidente del PPD ha aggiunto di non essere stato sentito dal Ministero pubblico in merito alla vicenda e si essere tranquillo. La sua compagna è stata invece interrogata venerdì dalla procuratrice capo Fiorenza Bergomi, la quale ha accertato che il caso non ha alcuna valenza penale. Nessuna accettazione di doni o di vantaggi, insomma…
Dadò aggiunto, parlando sempre delle due cene offerte, per un importo di 150 euro: “Molto semplicemente ho pensato a un gesto di cortesia nei confronti della mia compagna da parte di un collaboratore professionale, che non conosco personalmente e non ho mai incontrato. Si parla di tre anni fa quando Argo 1 non era un problema per nessuno e la ditta era stata regolarmente autorizzata a operare ed era un partner professionale del Cantone. Alla luce della situazione odierna, con il senno di poi, oggi nessuno si sognerebbe di accettare anche solo un caffè da questi signori”.
Ha poi aggiunto si essere sicuro che il suo ruolo politico non verrà messo in discussione “per una cena da 150 euro, accettata in buona fede tre anni fa” e di essere comunque “pronto, come sempre” ad affrontare gli inevitabili attacchi di cui è del resto già stato oggetto ieri sul Mattino della domenica.
"A quel tempo, tre anni fa, non rappresentavo il partito - ha dichiarato a LaRegione -. Aggiungendo che se dovesse porsi per lui un problema politico, allora dovrebbe porsi anche per "tutti i politici e i funzionari che partecipano su invito ai costosi eventi mondani esclusivi promossi, per esempio, nell’ambito del Festival del Film di Locarno".
E alla domanda: 'perché non ha informato la ‘Sottocommissione Vigilanza,’ che lei aveva lasciato per evitare possibili conflitti di interesse?', Dadò ha risposto: "Ricordo che la sottocommissione è stata istituita per lo scandalo dei permessi facili che ha coinvolto il Dipartimento delle istituzioni e, solo successivamente, dopo lo scoppio del caso Argo, le competenze sono state allargate. A quel punto io ho giustamente ceduto il mio posto e le competenze al collega Fabio Bacchetta-Cattori. Si tratta di una circostanza che non ha avuto alcuna influenza nei fatti al vaglio della commissione".
Intanto, sempre venerdì il procuratore generale John Noseda ha informato il Governo dell’interrogatorio della funzionaria del DSS legata sentimentalmente a Dadò. Il direttore del Dipartimento, Paolo Beltraminelli, ha dichiarato sempre al Corriere del Ticino: “Noseda ci ha informato dell’interrogatorio e delle sue conclusioni. Al momento non c’è nulla da aggiungere, tutti i colleghi sono stati informati e di questa questione parleremo in seduta martedì”. Bisognerà dunque stabilire se vi sono gli elementi per aprire un’eventuale inchiesta amministrativa.