Matteo Salvini e il giuramento sul Vangelo e sul rosario durante il comizio in Piazza del Duomo a Milano. Don Gianfranco Feliciani: “Un gesto maldestro e sciocco ma si è tagliato le gambe da solo: un vero autogol"
Intervista al parroco di Chiasso sull’ultima polemica della campagna elettorale italiana: “Il Vangelo è amore e accoglienza per il prossimo, è odiare il razzismo, è perdono. Fu Gesù il primo profugo. Non mi pare che questi siano valori vicini al candidato premier della Lega”
CHIASSO - Ha fatto parecchio discutere la scelta del segretario federale della Lega Matteo Salvini, candidato premier alle elezioni italiane in programma il prossimo weekend, di presentarsi a un comizio in Piazza del Duomo a Milano con rosario e Vangelo in mano.
Il politico italiano, durante la manifestazione, ha giurato sulla Costituzione italiana e sulle sacre scritture di essere sempre fedele al popolo servendo con onestà e coraggio, rispettando gli insegnamenti del libro.
La polemica, nella vicina penisola, è subito montata. Gli avversari di Salvini lo hanno accusato di non incarnare i valori espressi dal cattolitcesimo. Non solo, c’è chi gli ha rimproverato di strumentalizzare il Vangelo portandolo in un contesto improprio, come quello della campagna elettorale. E infine, da un punto di vista più strettamente teologico, c’è chi ha ricordato uno dei passaggi del libro degli evangelisti, che recita: “Non giurate affatto né per il cielo né per la terra. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello...”.
Sulla vicenda abbiamo intervistato il parroco di Chiasso Don Gianfranco Feliciani, il quale critica duramente la scelta di Matteo Salvini.
“Salvini - dichiara ai microfoni di Liberatv Feliciani - si è tagliato le gambe da solo. Il Vangelo è amore e accoglienza per il prossimo, è odiare il razzismo, è perdono. Fu Gesù il primo profugo. Non mi pare che questi siano valori vicini al candidato premier della Lega”.
E aggiunge: “È stato un gesto maldestro e sciocco il cui risultato è stato quella di smascherarsi da solo. Il suo, infatti, è stato un autogol che la gente con un minimo di coscienza, mi auguro, riconoscerà, prendendone nota per le elezioni”.
Secondo Don Feliciani è corretto che politica e religione viaggino di pari passo perché “la stessa chiesa è politica”. “Soltanto che la chiesa non è schierata da nessuna parte. Anche il Papa fa politica, ma nel senso più ampio del termine, ovvero lotta per ottenere ovunque pace e libertà”.
Il parroco ritiene inoltre che il comportamento tenuto dai politici non coincida sempre con il giusto spirito con il quale si dovrebbe aiutare il popolo. “Assistiamo a dibattiti messi in piedi soltanto per demolirsi tra partiti, trascurando che governare non significa comandare, bensì mettersi al servizio dei cittadini. Di questo Salvini ne è al corrente?”.
Per concludere, a Don Feliciani abbiamo chiesto anche se esiste un parallelismo tra i comportamenti della politica italiana con quella svizzera e ticinese. “Fortunatamente in Ticino non abbiamo personaggi uguali al leader leghista, ma noi siamo più ipocriti. Facciamo le stesse cose nascondendoci, e l’avanzare del disagio e della frattura tra poveri e ricchi ne è la prova evidente. In Italia, come in Svizzera e da qualsiasi parte del mondo, dovrebbe prendere il potere chi ha realmente a cuore il bene degli altri. Urge un esame di conoscenza, altrimenti va a finire che in questo modo ci si strangolerà senza rendercene conto”.