Il Consigliere di Stato risponde all'oncologo che lo aveva indicato fra i responsabili della sua mancata elezione agli Stati nel 2011
di Manuele Bertoli*
In una sua lettera pubblicata lo scorso sabato su questo giornale e dedicata al sostegno di Marina Carobbio al prossimo ballottaggio, Franco Cavalli ha fornito una propria verità alternativa sul suo mancato successo in occasione della medesima elezione del 2011, comprese le asserite responsabilità di altri, tra le quali (ohibò) vi sarebbe anche la mia. Le imprecisioni proposte sono diverse (a partire da quella banale sul mio nome…) e purtroppo non possono essere lasciate passare senza una replica, visto che questa sua opinione Cavalli la presenta a destra e manca da ormai 8 anni.
Non posso iniziare senza ricordare che la situazione politica del 2011 era molto diversa da quella attuale, altro che analogie con il presente. La Lega e l’Udc uscivano dall’aver raddoppiato in Governo a scapito dei liberali in aprile e dall’aver ottenuto un terzo seggio al Consiglio nazionale in ottobre sottraendolo alla sinistra, che era in una fase litigiosa dopo l’arrivo di Savoia ai Verdi, che non si presentava certo unita e che era ben lungi dal 28% complessivo di tre settimane fa e dal buon risultato d’assieme dello scorso aprile.
Non posso nemmeno fingere di non ricordare che Cavalli era uscito dal Consiglio nazionale quattro anni prima, nell’aprile 2007, esprimendo parecchie e pesanti riserve sulla politica istituzionale, nella quale però intendeva rientrare quattro anni dopo; mi pare un dato di fatto che è troppo semplice ignorare in un’analisi seria delle ragioni di un mancato successo elettorale. Mi permetto però di osservare soprattutto che le associazioni di cui fanno parte i Consiglieri di Stato, come è il caso di Incontro democratico per quel che mi riguarda, sono usualmente gremi in cui le posizioni non sono decise da una sola persona e non di rado sono la sintesi di punti di vista personali differenti. Forse le organizzazioni a cui partecipa Franco Cavalli sono diverse, ma quelle di cui faccio parte io funzionano così, Partito socialista compreso (la recente cronaca politica mi pare eloquente al proposito).
Mettere la posizione di Incontro democratico sul mio conto personale è quindi piuttosto semplicistico, tenuto conto oltretutto del fatto che in quel frangente non ho mai espresso attivamente un qualunque tipo di sostegno ad un eventuale ticket. Alle elezioni gli elettori decidono di sostenere le o i candidate/i sulla base di motivi molto diversi tra loro, che spaziano dagli argomenti politici alla simpatia, dal riconoscimento professionale (e credo che Cavalli ne sappia qualcosa) a una specifica posizione su un singolo tema, dalla vicinanza ad una regione territoriale a un’appartenenza ad un’organizzazione specifica ecc. Immaginare che i cittadini siano pronti a seguire le indicazioni di questa o quella associazione senza una riflessione personale e addirittura fare ipotesi quantitative sui voti mancati o ottenuti a seguito di questo genere di indicazioni mi pare parecchio fantasioso.
Tenuto conto di quanto sopra (per amor di brevità non aggiungerò altro), se c’è da stendere un velo pietoso su qualcosa, per riprendere le parole di Cavalli, credo che esso debba essere disteso piuttosto sull’atteggiamento volto a trovare sempre negli altri i responsabili di quel che capita o è capitato, senza guardarsi allo specchio fino in fondo e “addomesticando” i fatti a quel che conviene.
Sostengo l’elezione di Marina Carobbio domenica prossima, perché è tempo che le donne e una visione politica progressista siano rappresentate al Consiglio degli Stati. Pur confidando nel rafforzamento della mia parte politica, continuo ad essere un sostenitore del sistema svizzero, che dopo le elezioni pretende dagli eletti la capacità di trovare soluzioni consensuali sui temi che interessano ai cittadini al di là degli steccati partitici e misura i politici anche dalla loro capacità di saperlo fare concretamente.
*Consigliere di Stato PS - Articolo apparso sull'edizione odierna de La Regione