Lo chiedono Tamara Merlo e Maura Mossi Nembrini di Più Donne al Governo con un'interpellanza
BELLINZONA – La violenza domestica, lo stalking e la violenza contro le donne riguardano l’ordine pubblico. La prevenzione di atti violenti e la protezione delle vittime è di interesse pubblico. L’urgenza è data dalla necessità di garantire la massima protezione e rassicurare le vittime di reati di violenza, e in particolare le donne, nell’imminenza della celebrazione della Giornata internazionale per la eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre). Sta inoltre per essere pubblicato il Piano cantonale contro la violenza: è fondamentale che questo aspetto - un sostegno concreto alla vittima tramite l’accompagnamento da parte della Polizia anche al di fuori dei casi di allontanamento - sia debitamente valutato e preso in conto". Inizia così l'interpellanza inoltrata al Consiglio di Stato dalle deputate di Più Donne Tamara Merlo e Maura Mossi Nembrini.
"Nella nostra interpellanza del 29 ottobre 2021 “Femminicidi, stalking e violenza contro le donne: stiamo davvero facendo il possibile per eliminarli?” abbiamo posto la seguente domanda: quanto spesso la Polizia è in contatto con le singole vittime? Altrettanto come con gli autori? Vi è una sezione dedicata? E sente le vittime in modo proattivo o solo se sono quest’ultime a chiamare per segnalare nuove minacce, violazioni di ordini restrittivi, ecc.? Nella seduta dell’8 novembre 2021 abbiamo ricevuto la seguente risposta da parte del Consigliere di Stato, Norman Gobbi: “In base alla legge cantonale sulla Polizia, la Polizia cantonale può ordinare l’immediato allontanamento dalla propria abitazione alle persone che usano violenza nell’ambito familiare, così come proibirne il loro ritorno fino a 10 giorni. Qualora la polizia cantonale sia coinvolta in un contesto di violenza domestica, tanto in ambito preventivo che repressivo, viene informato il preposto servizio dedicato proprio a gestire questo genere di situazioni. Questo servizio, nei casi in cui l’autore/autrice viene allontanato/a, tiene inoltre proattivamente uno stretto contatto con la vittima per i successivi due mesi dal momento dei fatti. Se nel corso di questi due mesi si denota un peggioramento del comportamento dell’autore/autrice nei confronti della vittima, viene avvisato il Gruppo prevenzione e negoziazione per una diretta presa a carico dell’autore/autrice. Se dopo il decorso dei due mesi la situazione si è stabilizzata, vengono sospesi i contatti regolari fornendo alla vittima le indicazioni per poter contattare senza indugio il Servizio violenza domestica della Polizia cantonale in caso di necessità. Il contatto costante permette di monitorare la situazione e di trovare eventuali misure di protezione della vittima (casa protetta, prese di contatto a mezzo di pattuglie di polizia, eccetera). I contatti vengono conservati per mezzo di un diario e messi a disposizione del Ministero pubblico in caso di gravi avvenimenti. Grazie a queste misure la Polizia cantonale contribuisce attivamente a garantire, unitamente a tutti gli altri servizi preposti, una gestione multidisciplinare del caso. Si precisa infine che la Polizia informa la vittima, siccome tenuta a farlo, della possibilità di rivolgersi allo specifico servizio di aiuto alle vittime di reati (LAV) ai sensi della Legge federale concernente l’aiuto alle vittime di reati.”
"A distanza di due anni, di fronte al numero impressionante di femminicidi e ai casi di violenza domestica, di stalking e di violenza contro le donne, dobbiamo riflettere urgentemente sulle modalità di questo accompagnamento. Dobbiamo soprattutto valutare se la presa a carico e l’accompagnamento delle vittime siano davvero sufficienti".
Alla luce di quanto esposto, ecco le domande al Governo:
1. Quanti sono gli effettivi del Servizio violenza domestica della Polizia cantonale? Di quante vittime si occupano nel corso di un anno?
2. Dalla risposta del Direttore del Dipartimento istituzioni alla nostra interpellanza del 29 ottobre 2021 risulta che lo stretto contatto con la vittima è tenuto proattivamente dalla Polizia solo nel caso di allontanamento dall’abitazione familiare della persona autrice della violenza domestica. Come si giustifica questa scelta?
3. Cosa si intende per “stretto contatto” con la vittima? di quante visite, rispettivamente telefonate, stiamo parlando? Chi chiama chi?
4. Sempre dalle parole del Direttore del DI risulta che lo stretto contatto con la vittima è tenuto per i successivi due mesi dal momento dei fatti. Il termine di due mesi su che base è stato deciso? Come si giustifica?
5. Dalla risposta alla nostra precedente interpellanza risulta che, se si constata un peggioramento del comportamento della persona violenta nei due mesi dall’allontanamento dall’abitazione comune, viene avvisato il Gruppo Prevenzione e Negoziazione (GPN), cioè gli esperti che valutano una serie di parametri con lo scopo di comprendere quanto il soggetto sia prossimo all’atto violento. Quanti sono gli interventi del GPN in ambito di violenza domestica?
6. Se, invece, dopo due mesi la situazione si è stabilizzata, “vengono sospesi i contatti regolari fornendo alla vittima le indicazioni per poter contattare senza indugio il Servizio violenza domestica della Polizia cantonale in caso di necessità”. Quanti sono i casi in cui le vittime devono nuovamente contattare la Polizia, dopo una fase di stabilità?
7. C’è qualcuno della Polizia che contatta regolarmente le vittime di violenza domestica senza allontanamento? Se no, da chi sono seguite tali vittime? Chi prende l’iniziativa di stabilire un eventuale contatto?
8. Nei casi di violenza contro le donne che non rientrano nella violenza domestica, inclusi stalking e simili, che tipo di contatto e sostegno ricevono le vittime? Su iniziativa di chi?