Il DATEC è stato incaricato di ndicare al Consiglio federale entro la fine del 2022 se e come le piattaforme di comunicazione potrebbero essere regolamentate contro incitamento all'odio, fake news e in materia di diritto degli utenti
BERNA - La necessità di proteggere la popolazione dai discorsi di odio e dalla disinformazione su Internet richiede un'ampia discussione anche in Svizzera. Il 17 novembre 2021 il Consiglio federale ha incaricato il DATEC di presentare entro la fine del 2022 un documento di discussione sull'opportunità di regolamentare le piattaforme di comunicazione e sulle eventuali modalità. Questo anche in vista di rafforzare i diritti degli utenti e affrontare le pratiche commerciali non trasparenti. Si è basato su un rapporto dell'UFCOM sulle opportunità e i rischi di Facebook, YouTube e Google.
Le piattaforme di comunicazione come i motori di ricerca (ad es. Google), i social network (ad es. Facebook) o le piattaforme multimediali (ad es. YouTube) sono utilizzate da gran parte della popolazione in Svizzera e guadagnano sempre più importanza nella formazione delle opinioni. Diversamente dai media tradizionali, queste piattaforme non sottostanno a nessuno standard giornalistico. Ad esempio, non hanno alcun obbligo di garantire la veridicità del contenuto. Stando ai sondaggi, la popolazione svizzera teme di essere confrontata con un numero crescente di notizie false sui social network e sui portali video.
Contrariamente a quanto accade in Europa e negli Stati Uniti, in Svizzera non è prevista finora l'emanazione di norme giuridiche specifiche riguardanti l'incitamento all'odio, le informazioni false, la mancanza di trasparenza e i diritti degli utenti, da applicare agli operatori delle piattaforme (intermediari). Diversi studi commissionati dall'UFCOM sono giunti alla conclusione che la popolazione ha diritto a una protezione efficace contro i discorsi di odio e la disinformazione, e che i diritti degli utenti devono essere meglio protetti anche nei confronti delle piattaforme. In questo contesto, in Svizzera è necessaria un'ampia discussione sulla questione dell'inclusione sociale e della governance degli intermediari.
Effetti positivi e negativi delle piattaforme
Da un lato, le nuove piattaforme offrono opportunità per un'ulteriore democratizzazione della comunicazione pubblica. Ad esempio, per le singole persone, le organizzazioni e i gruppi diventa più facile partecipare direttamente al discorso pubblico, contribuirvi con i propri punti di vista ed esprimere critiche pubblicamente. Questo aumenta la varietà delle informazioni e delle opinioni accessibili al pubblico.
D'altra parte, il carattere aperto delle piattaforme comporta anche diversi effetti negativi, si pensi alle facili possibilità di diffondere contenuti illegali e dannosi quali discorsi di odio e disinformazione. Altrettanto problematica della diffusione è la cancellazione dei contenuti, effettuata secondo regole proprie e non trasparenti.
Gli utenti non hanno praticamente nessun diritto nei confronti delle piattaforme, non possono ad esempio difendersi dalle decisioni di cancellazione o possono farlo solo in modo insufficiente e senza sapere in base a quali criteri vengono loro visualizzati quali contenuti.
Per i media tradizionali, l'ascesa delle piattaforme è associata al calo delle entrate pubblicitarie e di quelle provenienti dal pubblico. Prima o poi, questo va a minacciare la qualità dei prodotti mediatici giornalistici. Già oggi si vede che la copertura giornalistica dei media si riduce a sempre meno argomenti e aree geografiche.
In Europa, a causa dell'importanza sociale delle piattaforme di comunicazione e del loro grande potenziale di danno, si sta facendo strada la convinzione che agli intermediari vadano imposti diversi obblighi di diligenza. Europa e Stati Uniti stanno elaborando quadri giuridici per regolamentare le attività degli intermediari.
In questo contesto, il DATEC deve indicare al Consiglio federale entro la fine del 2022 se e come le piattaforme di comunicazione potrebbero essere regolamentate.