Gli auguri del democentrista, che riflette sul ruolo del Cristianesimo nella storia e su quello che dovrà assumere in futuro
di Sergio Morisoli*
Fra pochi giorni è Natale, parto dal titolo di una poesia londinese stupenda di Montale
aggiungendogli, mi perdoni, globalizzato. Perché, in tempi di “cancel culture”, l’identità è
fondamentale come punto condiviso per una ripartenza dell’occidente? E quindi toute
proportion gardée anche del nostro piccolo triangolo territoriale.
Perché se non ci
fermiamo a capire da dove veniamo, dove siamo e dove andiamo, siamo persi. Le bussole
(le tecnologie più sofisticate) e le mappe (il pensiero più avanguardistico) sono inutili se
non riscopriamo perché l’Occidente è grande, se non ammettiamo con orgoglio e fuori dal
politicaly correct che quella occidentale è per ora la miglior società che l’uomo sia mai
riuscito a costruire. Tant’è che tutti ci vogliono venire e in molti per invidia la vorrebbero
distruggere!
Se siamo quel che siamo (nel bene e nel male), e se abbiamo saputo fare tutto ciò che
sappiamo fare (nel bene e nel male), e se siamo progrediti meglio, assolutamente distanti
alcuni secoli da altre forme sociali terrestri; è solo e soltanto perché l’occidente si è
sviluppato a partire da un fatto concreto: il cristianesimo. L’ha fatto suo, paradossalmente
perfino avversandolo!
Recuperare un’identità per usarla a nostro vantaggio come leva di ripartenza, comporta ammettere una concretezza: è il cristianesimo che per 20 secoli ha trasformato il mondo. Non con schemi o progetti, ma in un modo rivoluzionario cioè cambiando il cuore di ogni singola persona. Quel cuore che sta poi per intelligenza e libertà nel relazionare sé stessi con la realtà nella quale milioni di persone si sono confrontate negli ultimi 2 millenni. Gesù, quel bambino nato in una grotta, da adulto ha dato occhi, orecchie e bocche diverse a chi l’ha voluto seguire per confrontarsi con la realtà. Il modo di pensare, di vivere di un gruppuscolo di cenciosi, girovaghi libertari della galilea ha contagiato via via potenti, pezzenti, intelligenti, ignoranti, ricchi, poveri fino a diventare un Popolo di miliardi di persone. Una identità di Popolo che scavalca confini, regni, sistemi politici e sociali che si sono mutati e susseguiti nei secoli.
L’occidente ripartirà nella misura in cui, deciderà e avrà il coraggio di andare a vedere all’indietro, oltre e oltrepassando l’anno zero del solito giacobinismo, quale fu il motore che dalla caduta dell’Impero romano d’occidente del V secolo d.C. fino ad oggi; ha fatto miracoli economici e sociali impossibili altrove e ancora oggi irraggiungibili fuori dai confini delle terre
occidentali. Accettando il fatto, cioè l’avvenimento cristiano abbiamo assunto la libertà di
modificare le circostanze, abbiamo rotto le catene della superstizione e abbiamo preso alla
lettera che “l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio” e che con il suo agire “continua a collaborare all’opera creativa di Dio stesso”, ci siamo messi ad “imitare Dio” comprendendo il nostro potere, ma anche il nostro limite, purtroppo a volte sostituendoci a Lui.
L’uomo del medioevo aveva chiaro cosa voleva: una buona vita (migliorare in continuo la sua condizione, stare bene materialmente) ma congiuntamente una vita buona (fare il bene, il giusto stare bene spiritualmente). Oggi diremmo benessere materiale e salvezza eterna. La congiunzione, non sempre equilibrata, di queste due aspirazioni, cercando di perfezionarle in continuazione, è stata per secoli e secoli il “programma condiviso” di sviluppo e di successo dell’occidente. Il cristianesimo è l’unica religione materialista (carnale) che esista, e che si vanta di esserlo: vuole occuparsi dell’aldiquà e non solo dell’aldilà.
Per questo nulla può frenare l’uomo della cristianità nel liberare in vita tutte le sue doti e potenzialità per far stare meglio sé stesso e far star meglio gli altri. Per noi metropolitani e globalizzati, persi nella pandemia, Montale e Adam Smith non sono pastori così lontani ed estranei a quella notte di Betlemme. Cos’è la speranza se non è riposta in qualcuno, in un imprevisto, che ci supera e ci sorprende?
Buon Natale.