POLITICA E POTERE
Dadò: “Per riformare l’Amministrazione cantonale serve un ‘Lago d’Orta bis’”
Il Presidente della Commissione gestione fa il punto sugli ultimi dodici mesi di attività: “I cinque ministri lavorano bene, ma non hanno una visione complessiva dello Stato. Occorre fissare priorità e migliorare la collaborazione col Governo”
TiPress/Massimo Piccoli

BELLINZONA - “Sono convinto che dopo oltre trent’anni sia necessaria una riforma dell’Amministrazione cantonale. Per adeguarla ai tempi e alle esigenze attuali, che sono cambiate in modo radicale. Per migliorare gestione e controllo su più fronti, per esempio in ambito finanziario e nella politica del personale. Senza una profonda riorganizzazione della macchina Stato, si resterà fermi al palo e si continuerà in eterno a discutere di più sgravi e di più imposte”.

Così Fiorenzo Dadò, presidente de Il Centro e della Commissione della gestione e finanze (la più importante in Gran Consiglio) a LaRegione, in un’intervista che fa il punto sugli ultimi dodici mesi di conduzione, ora che si approssima la fine della legislatura. 


“Ci vorrebbe un Lago d’Orta bis”, aggiunge Dadò, intervistato in veste di presidente della Commissione e riferendosi alla riunione che il Consiglio di Stato fece nel lontano 1991 sul piccolo lago piemontese per discutere la riforma di Dipartimenti e Amministrazione.

“Lo Stato non si riforma con qualche regolamento in più o in meno. Perché sia più efficiente nell'erogare servizi per i cittadini e il clima di lavoro al suo interno sia migliore l’Amministrazione cantonale va ripensata, almeno in parte. Oggi il dipartimentalismo è troppo forte, si lavora a compartimenti stagni. I singoli cinque ministri lavorano molto e bene, ma non riescono ad avere una visione complessiva dello Stato. Di conseguenza, l’azione del governo risulta indebolita e in parlamento ci sono troppe discussioni”, ha dichiarato.

Quali possibili soluzioni, Dadò vede, ad esempio, una rotazione sistematica dei Dipartimenti, in modo che “tutti abbiano a turno la responsabilità di tutti i settori, apportando nuova linfa e nuove visioni”. Secondo Dadò, questo metodo risulterebbe più efficace rispetto alla conduzione statica da parte di un’unica persona - e dunque di un unico partito - di un dipartimento, magari anche per più legislature. “Il vantaggio di una rotazione periodica dei consiglieri di Stato - così ancora Dadò - eviterebbe di considerare questo o quel Dipartimento un proprio feudo. Il che non è poco”. Inoltre, “la rotazione può stimolare il singolo consigliere di Stato a fissare delle priorità nella trattazione dei dossier di sua competenza. Non dimentichiamoci che un ministro è un politico e non lavora da solo”.

Una riflessione che accompagna Dadò alla fine del suo anno di presidenza della Gestione è che la Commissione è “lenta”, con troppi dossier pendenti da mesi che non sono ancora arrivati in parlamento. Un esempio su tutti, quello dell’acquisto dello stabile ex Efg: “Un investimento che, compresa la riattazione di Palazzo di giustizia, supera i 200 milioni di franchi” e sul quale, anche se per Dadò non si tratta di una priorità, occorre decidere.

E ancora, nell'intervista Dadò cita altri aspetti sui quali “la collaborazione può essere migliorata”. “Sono stato relatore del rapporto sul Preventivo, che il governo ci ha chiesto di portare in aula senza apportarvi modifiche, così come ci è stato presentato. L’abbiamo fatto, con tutte le riserve del caso, in particolare sugli importi in arrivo dalla Banca nazionale, per poi qualche giorno dopo avere la conferma che quegli importi non sarebbero arrivati. Questo ha messo in difficoltà il cantone. Oggi constatiamo che mancano 137 milioni per il Ticino, ma nel contempo vediamo che vengono stanziati miliardi su miliardi per Credit Suisse. Ogni altra parola è superflua”, ha dichiarato, sempre a LaRegione.

Sul primo pacchetto di misure deciso dal Governo che, a detta del direttore del Dfe Christian Vitta, intervistato da LaRegione, avrà un costo di 150 milioni di franchi, Dadò è scettico: “Mi sembrano misure un po’ affrettate. Il Consiglio di Stato delega la responsabilità politica ai funzionari, imponendogli di fare dei tagli, ma non è il loro compito. Vuol dire ancora una volta non fare delle scelte e abdicare dal proprio ruolo. Come abbiamo scritto nel rapporto commissionale sul Preventivo, il Governo, il Parlamento e ancor meno l’Amministrazione riusciranno a trovare misure strutturali idonee a rimettere in sesto le finanze. Sono in Gran Consiglio da 17 anni, e la spesa annua è aumentata di oltre un miliardo di franchi. Gran Consiglio e Consiglio di Stato in passato hanno tentato di porvi rimedio, ma è stato un esercizio riuscito a metà. Non mi illudo, arriveranno certo delle misure, ma saranno come quelle già viste in passato”.

In ogni caso, conclude Dadò, “È legittimo che i parlamentari facciano delle proposte che ritengono utili per la popolazione, poi tocca al Governo fare le proprie valutazioni. La politica di sgravi a raffica e tagli lineari invocata da alcune forze politiche per tentare di dissanguare l’ente pubblico e obbligarlo al risparmio è una politica miope, che non porta a niente se non a mettere i difficoltà i cittadini. Dobbiamo essere in grado tutti insieme, di fare delle scelte vere, stabilire indirizzi e priorità e poi dire alla popolazione dove vogliamo traghettare il Cantone nel prossimo futuro”.

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