Il direttore del Dipartimento delle Istituzioni traccia anche una radiografia dello stato di salute della Magistratura ticinese
*Discorso di Norman Gobbi
A nome del Consiglio di Stato e quale Direttore del Dipartimento delle istituzioni, rivolgo a voi tutti un cordiale benvenuto alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo anno giudiziario 2022/23, che segna la ripresa – dopo l’interruzione negli scorsi due anni imposta dalle restrizioni della pandemia – di questo momento privilegiato di discussione pubblica sul tema della giustizia nel nostro Cantone.
Vorrei quindi oggi esprimere alcune riflessioni afferenti l’ambito giudiziario, facendo emergere i risultati della magistratura in termini di lavoro svolto in questi ultimi due anni contrassegnati dalla pandemia, tematizzando altresì lo stato di attuazione delle riforme in atto volte a migliorare la risposta di giustizia attesa dalla collettività per poi concludere.
Come sta la magistratura ticinese? Ce lo dice il Consiglio della Magistratura, nel rendiconto 2021 che vi leggo:
“Va sottolineato che, anche dal profilo dei numeri, la magistratura ticinese nel suo insieme presenta, un risultato di nuovo lusinghiero. Dai rendiconti emerge, infatti, nonostante il secondo anno pandemico, che giudici di pace, pretori, pretori aggiunti, giudici della Pretura penale, giudice dell'espropriazione, giudici d'appello, procuratori pubblici, magistrati dei minorenni e giudici dei provvedimenti coercitivi (per un totale di 118 magistrati, senza i supplenti) – con l'essenziale e irrinunciabile contributo di vicecancellieri, segretari giudiziari e segretari assessori, e senza dimenticare il personale amministrativo – hanno evaso, nel corso del 2021, ben 47 745 incarti.
Si tratta di un numero considerevole e – pur se preso con le dovute cautele – certamente indicativo di una generale operosità, in particolare anche alla luce delle misure, ancora limitanti, che sono state prese a causa della pandemia. I dati riportati (…) indicano, poi, come, in linea generale, questa operosità permetta, nella maggior parte dei casi, ai magistrati di fare fronte con successo al carico di lavoro – a volte estremamente oneroso – che incombe loro, nonostante il costante aumento sia del livello di complessità del lavoro da svolgere, sia delle incombenze di natura formale imposte dalle garanzie di procedura” [fine citazione].
A fronte di quanto attestato dal Consiglio della Magistratura, permettetemi un’osservazione semplice, ma niente affatto scontata, considerando la situazione legata alla pandemia: tenuto conto della sospensione dei termini esecutivi e dell’ampliamento del periodo legato alle ferie giudiziarie in ambito civile e amministrativo decretato a livello federale nel marzo 2020, con tutte le restrizioni di carattere generale emanate dal Governo cantonale e federale, la continuità del servizio reso da tutte le Autorità giudiziarie cantonali è sempre stata garantita. Vero che in questo contesto ogni attività ha richiesto un sovrappiù di flessibilità anche in termini organizzativi, professionalità, creatività e di questo ringrazio in particolare ogni magistrato di ogni ordine e il personale amministrativo e giuridico come pure gli avvocati, la polizia, le strutture carcerarie e gli operatori dell’ufficio dell’assistenza riabilitativa per aver assicurato sempre la funzione essenziale della Giustizia in ogni condizione.
Il periodo contraddistinto dalla pandemia, che ha messo a dura prova anche l’amministrazione della Giustizia ticinese, è stato complesso e difficile, segnato da grandi sfide e continui imprevisti. Ma è stato anche un periodo di nuove molteplici opportunità.
La situazione legata alla pandemia ha evidenziato la fragilità dell’attuale organizzazione giudiziaria ticinese, composta in massima parte di unità di piccole dimensioni, in cui – prendo in prestito le parole del Consiglio della Magistratura del Rendiconto 2021 – “l'assenza o la non immediata sostituzione anche di una sola persona (sia esso magistrato o funzionario) non deve, ma può avere, e spesso ha, nell'immediato importanti ricadute negative in termini di quantità e qualità produttiva e di tempistica di evasione da parte degli uffici giudiziari. Pertanto, resta da affrontare la fragilità delle strutture e degli effettivi della magistratura, non più al passo con i tempi, chiamata ad attuare esigenti standard procedurali federali, in continua evoluzione, con cui anche il Cantone Ticino è chiamato a confrontarsi”.
Sugli effettivi, rammento quanto è risaputo: che l’efficienza non è solamente una questione di numeri, ma anche di organizzazione interna, revisione di flussi di lavoro, definizione di obiettivi numerici e qualitativi, ecc.. L’ho detto spesso in passato proprio in questa sede: la Magistratura è sì indipendente, ma non dall’efficienza. L'efficienza non va quindi contrapposta alla qualità della Giustizia: possiamo avere un sistema efficiente e di qualità e di esempi virtuosi tra le nostre Autorità giudiziarie ne abbiamo.
Ad ogni buon conto, ritenendo le richieste di potenziamento giunteci in questi due anni, analizzate puntualmente d’intesa con le Autorità giudiziarie interessate e il Consiglio della Magistratura, dal 2019 ad oggi la Magistratura ha conosciuto un potenziamento di 10 unità di personale giuridico e amministrativo e di 3 magistrati. I potenziamenti hanno toccato il Ministero pubblico, il Tribunale di appello, la Pretura di Lugano e l’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi.
È in corso di valutazione da parte del Dipartimento delle istituzioni la situazione della Pretura penale con ripercussioni sulle competenze del Tribunale penale cantonale, mentre è noto l’esame in corso sul funzionamento del Ministero pubblico da parte del Parlamento, e per esso della Commissione giustizia e diritti, che si fonda anche sulla perizia Rouiller.
La Magistratura è quindi oggetto di attenzione da parte dell’Esecutivo e del Legislativo, tenuto conto della risposta che essa può e deve dare alle domande di giustizia del cittadino. Cittadino e operatori economici che devono avere fiducia nella Magistratura, malgrado alcuni episodi accaduti che ricorderemo come un periodo scoraggiante per le istituzioni cantonali, ma che ci devono rammentare come il nostro lavoro – quello dei magistrati, come pure quello svolto dai membri dell’esecutivo e del legislativo – sia un lavoro al servizio del Paese.
Sulla fragilità dell’organizzazione giudiziaria ticinese frammentata per la maggior parte in Autorità giudiziarie indipendenti di piccole dimensioni rilevata dal Consiglio della Magistratura, devo dire che è un tema trasversale di grande attualità, emerso in tutta evidenza contestualmente all’inizio della pandemia. Un tema che tocca quindi le istituzioni che devono adeguarsi alle esigenze della società odierna.
La giustizia è un cantiere in continua evoluzione, espressione della nostra società. Ed è quindi del tutto naturale che occorra adeguare non solo la legislazione ma anche le istituzioni e la loro organizzazione alla realtà sociale e giuridica odierna, innegabilmente sempre più complessa. E ciò proprio per rispondere alle fragilità, nell’ottica di garantire il servizio al cittadino.
Una riforma che segue in maniera del tutto naturale questo assunto è quella delle Autorità regionali di protezione, che ha conosciuto negli ultimi due anni degli sviluppi tangibili, sfociati nell’approvazione della riforma dell’organizzazione delle Autorità di protezione da parte del Consiglio di Stato tramite il licenziamento del relativo Messaggio governativo nel dicembre dello scorso anno.
Una riforma tanto complessa quanto articolata, che tocca l’Autorità più incisiva del nostro ordinamento con competenze che possono implicare un intervento importante nelle libertà e nei diritti individuali dei cittadini, e dunque un settore fondamentale della Giustizia del nostro Stato di diritto.
Come noto, la riforma prevede l’istituzione di una nuova Autorità giudiziaria, le Preture di protezione, indipendente e autonoma, sancita nella Costituzione cantonale e inserita nell’ordinamento giudiziario ticinese. Un’Autorità giudiziaria specializzata nel diritto di protezione del minore e dell’adulto, presente su tutto il territorio con un assetto organizzativo innovativo per l’amministrazione della Giustizia cantonale, volto a superare quelle fragilità strutturali di cui ho detto, assicurando parimenti l’uniformità delle procedure.
Una riforma storica, vista la conseguente “cantonalizzazione” delle attuali Autorità il cui funzionamento è di competenza dei Comuni sin dal 1803. Questa riforma persegue l’obiettivo di cogliere l’evoluzione naturale delle Autorità di protezione verso il modello giudiziario, migliorando la risposta dello Stato in questo ambito sensibile a tutela delle fasce più fragili della popolazione.
In tale contesto, giunga in questa sede il ringraziamento del Governo, e da parte mia quale Direttore del Dipartimento delle istituzioni, per il lavoro svolto dalla Divisione della giustizia con il coinvolgimento delle Autorità giudiziarie interessate nonché dei rappresentanti delle stesse all’interno dei vari Gruppi di lavoro istituiti in materia. Un contributo essenziale che si è manifestato segnatamente nell’ampia procedura di consultazione promossa dal Dipartimento delle istituzioni nel 2021 mediante la quale sono stati interpellati circa 200 attori – istituzionali, politici, associativi e della società civile –, tra cui molteplici Autorità giudiziarie, l’Ordine degli avvocati e tutti i Comuni ticinesi.
Un sentito ringraziamento va in particolare alla Camera di protezione del Tribunale di appello, Autorità di vigilanza delle Autorità regionali di protezione, e al giudice Franco Lardelli, che il 31 maggio ha terminato la sua attività in qualità di magistrato, per la disponibilità e per lo scambio proficuo quanto costruttivo nei lavori di questa riforma che prosegue quindi il suo cammino.
In quest’ottica, la Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio, chiamata a esaminare il dossier, ha deciso nelle scorse settimane di sottoporre al Parlamento nella seduta del 20 giugno in primo luogo l’approvazione della modifica della Costituzione cantonale tesa all’istituzione delle nuove Preture di protezione, che sarà successivamente posta in votazione popolare. Il rispettivo Rapporto parziale è stato sottoscritto da tutte le forze politiche rappresentate nella Commissione, a significare l’ampia condivisione e l’accettazione trasversale a livello politico – perlopiù a cinque mesi dalla presentazione del Messaggio governativo – del principio di rendere l’Autorità di protezione un’Autorità giudiziaria a tutti gli effetti del nostro ordinamento.
La decisione della Commissione giustizia e diritti, e più in generale l’iter di questa riorganizzazione, dimostra in modo chiaro l’importanza di coinvolgere attivamente gli attori interessati, condividendo i contenuti di queste riforme tanto vaste per la loro portata istituzionale e giuridica quanto rilevanti per la Giustizia del nostro Paese e infine per la popolazione tutta.
In tal senso, ritengo che la votazione popolare che seguirà la decisione del Parlamento rappresenterà un esercizio democratico sì necessario in termini formali ma oltremodo positivo e salutare per la nostra società. Un esercizio che metterà in primo piano la Giustizia del nostro Cantone, avvicinandola alla popolazione con l’informazione e il coinvolgimento attivo della cittadinanza, consentendo di riflesso la legittimazione ancora più marcata in caso di approvazione di questa nuova Autorità giudiziaria.
Come detto, la Magistratura e le sue esigenze per poter operare al meglio sono oggetto di attenzione da parte dell’Esecutivo e del Legislativo. Su questo aspetto, tengo a rammentare che la situazione logistica generale della giustizia ticinese non è limitata al solo Palazzo di giustizia di Lugano.
Condividendo l’importanza di disporre di edifici istituzionalmente adeguati, funzionali, moderni tecnicamente nell’ottica degli sviluppi futuri a livello informatico, rappresentativi e con un adeguato grado di sicurezza, voglio qui rammentare gli investimenti importanti in corso nell’ambito della giustizia:
Pendente in Parlamento, abbiamo la proposta di acquisto dello Stabile EFG quale nuova sede del Tribunale di appello, della Pretura di Lugano con le future Preture di protezione e di varie autorità giudiziarie e amministrative, oggetto di un Messaggio governativo che verte sulla richiesta di un credito di franchi 80'000'000.- per l’acquisto dell’edificio ex Banca del Gottardo di proprietà di EFG Bank SA e di un credito di franchi 6'440'000.- per la progettazione della sua ristrutturazione e dell’adeguamento logistico, nonché per uno studio di fattibilità e progettazione per gli spazi destinati alla sede provvisoria necessaria per la ristrutturazione del Palazzo di giustizia.
Correlato all’acquisto dello Stabile EFG vi sarà quindi sia la ristrutturazione di Palazzo di giustizia di Lugano, dove il Ministero pubblico in particolare troverà i suoi spazi, sia la riallocazione di uffici cantonali nello Stabile in Via Bossi, sede della Pretura di Lugano e di altri Uffici giudiziari.
È in corso di ristrutturazione, d’intesa con la Confederazione, il Pretorio di Bellinzona che ospiterà la Pretura penale in particolare, unitamente alle istituzioni giudiziarie federali. La posa della prima pietra è prevista entro fine anno.
Sono stati avviati i lavori di ristrutturazione del Pretorio di Locarno, con la presentazione pubblica del progetto di ristrutturazione conservativa scelto dalla Giuria martedì 7 giugno. Nel contempo, le Preture e la Corte di appello e di revisione penale hanno trovato spazi provvisori adeguati in Piazza grande a Locarno.
Questi importanti investimenti in ambito logistico destinati alla Giustizia hanno quale obiettivo per il Consiglio di Stato quello di rispondere alle necessità del Terzo potere dello Stato, riconoscendo così alla Magistratura – con l’acquisto dello stabile della EFG SA in particolare – una sede istituzionale di rilevanza storica che la cittadinanza possa associare alla Giustizia cantonale, acquisendo nel contempo uno stabile di indubbio pregio inserito nel patrimonio architettonico cantonale che porta la firma di un architetto ticinese – Mario Botta – conosciuto internazionalmente.
Investimenti logistici che si impongono proprio per quell’adeguamento delle istituzioni e della loro organizzazione alla realtà sociale odierna, digitale, che toccherà anche il settore giudiziario a partire dal 2026 con l’implementazione del progetto di comunicazione digitale in ambito di giustizia denominato “Justitia 4.0”. ·
Il periodo pandemico è stato anche un periodo di nuove e molteplici opportunità e ha contribuito ad accelerare le esigenze di lavorare in digitale anche nella Magistratura ticinese, introducendo un cambio di paradigma nell’amministrazione della giustizia: telelavoro generalizzato e videoconferenze, udienze per videoconferenza in ambito civile, dossier digitalizzati. Il progetto nazionale “Justitia 4.0” nel quale il Ticino è presente con vari rappresentanti della Magistratura, dell’Amministrazione cantonale e dell’Ordine degli avvocati sta proseguendo. Non mi dilungo oltre, ma anticipo che con l’organizzazione nazionale del progetto, unitamente alla Federazione svizzera degli avvocati e all’Ordine cantonale, intendiamo presentare pubblicamente il progetto il prossimo anno, proprio in quell’ottica di condivisione da parte di tutti coloro che vi saranno confrontati.
Dopo quindi queste mie considerazioni sullo stato dell’amministrazione della giustizia nel nostro Cantone e le sfide che ci attendono, il mio intervento odierno vuole infine essere un’occasione per ringraziare del loro operato tutti coloro che sono attivi in ambito giudiziario nelle rispettive funzioni.
Giunga quindi il sentimento di stima e riconoscenza da parte del Consiglio di Stato e mio personale per il contributo da loro dato alla causa della Giustizia nel nostro Cantone ai magistrati di ogni ordine che dall’ultima cerimonia di apertura dell’anno giudiziario hanno concluso e concluderanno il loro operato in seno alla magistratura ticinese per affrontare nuovi capitoli della vita professionale e personale.
Un ringraziamento vada anche ai magistrati che hanno svolto e stanno svolgendo a titolo temporaneo la funzione, designati dal Consiglio di Stato con l’accordo del Parlamento:
Un ultimo ringraziamento per la collaborazione lo esprimo al Presidente uscente del Tribunale di appello Andrea Pedroli, certo che il proficuo dialogo instauratosi con il Tribunale di appello negli anni proseguirà anche con il nuovo Presidente Damiano Bozzini e la neo designata Commissione amministrativa, con la sempre presente e fondamentale Cancelliera del Tribunale di appello avv. Claudia Petralli, alla quale – tornando con il pensiero al principio della pandemia – il Dipartimento è grato per il prezioso supporto fornito.
A tutti i componenti di ordine e funzione dell’Ordine giudiziario faccio quindi gli auguri di un buon lavoro per continuare il cammino in favore della Giustizia che ci attende in questo nuovo anno giudiziario che oggi si apre.
*Direttore DI