POLITICA E POTERE
Portare il fotovoltaico sul Monte Tamaro, il progetto targato Rocco Cattaneo
L’imprenditore montecenerino prevede di installare moduli fotovoltaici a 1’800 metri in grado di produrre elettricità pari al consumo annuo di 4mila economie domestiche. Ma serve un segnale chiaro dal Cantone: “Altrimenti perdiamo il treno”
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MEZZOVICO-VIRA - Portare il fotovoltaico a 1800 metri, sul Monte Tamaro. È il nuovo progetto di Rocco Cattaneo. In località La Manèra, nel Comune di Mezzovico-Vira, l'imprenditore e consigliere nazionale montecenerino ha immaginato di realizzare il suo impianto solare alpino. 17.544 moduli fotovoltaici disposti su un’area di 45.300 metri quadrati, che sarebbero in grado di produrre dai 15,6 ai 17,6 gigawattora (GWh) di elettricità all’anno (di cui oltre 800 kWh/kWp in inverno). Vale a dire il consumo annuale di circa 4mila economie domestiche. E non è solo fantasia; entro fine anno - ma probabilmente anche già in autunno - il dossier per l’autorizzazione, corredato del relativo studio sull’impatto ambientale, dovrebbe essere pronto. I lavori potrebbero dunque iniziare nell’estate del 2024, e l’impianto entrare in funzione già nell’estate 2025. In questo modo, si potrebbe beneficiare dei contributi federali previsti dalla legge urgente approvata in Gran Consiglio nei mesi scorsi. Il costo dell’investimento, al netto del suddetto contributo federale, è stimato in 20,5 milioni di franchi.

Intervistato da LaRegione, Cattaneo ha così illustrato il suo progetto, spiegandone benefici e potenzialità: “Innanzitutto, il vantaggio più evidente sono gli oltre 800 kWh/kWp di elettricità generata nei mesi invernali, da ottobre a fine marzo, ossia nel periodo più critico per l’approvvigionamento energetico”. Come spiega il consigliere nazionale, “in altri progetti simili si sta ancora valutando questo potenziale. Noi invece lo conosciamo già, perché la Swisscom ha consentito già mesi fa alla Supsi di accedere ai dati dell’impianto fotovoltaico sul tetto dell’edificio dove c’è l’antenna, adiacente al previsto parco solare”. La zona, inoltre, è già provvista del cavo necessario, di proprietà di Swisscom e della Monte Tamaro Sa: “Basterà potenziarlo - spiega l’imprenditore montecenerino - senza bisogno di costruire tralicci per trasportare a valle la corrente”. Un altro vantaggio, prosegue Cattaneo, è che in quella zona particolare “le escursioni termiche sono ridotte e tira poco vento, e questo evita di dover posare pesanti, profondi e costosi ancoraggi”. Da ultimo, ma non meno importante, l’aspetto “estetico”: dal fondovalle l’infrastruttura non si vede, così anche il paesaggio non risulta deturpato.

Sono molti, insomma, gli elementi a favore di questo progetto. Anche il “timing”. Dallo scoppio del conflitto russo-ucraino non si fa che parlare di penuria energetica, e il fotovoltaico alpino potrebbe essere una buona soluzione a questa emergenza.

Senza dubbio nel progetto Cattaneo - che, per suo stesso dire scettico fino a pochi anni fa sulle rinnovabili, da tempo si è “convertito” all’energia verde - scorge anche un vantaggio imprenditoriale. Come ha dichiarato a LaRegione, “Non mi alletta la prospettiva di un prezzo dell’elettricità estremamente volatile. La cabinovia del Monte Tamaro e la Splash & Spa, oltre alla stessa Swisscom, consumano molta energia. Con questo grande impianto fotovoltaico alpino si potrebbe creare una comunità di consumo il cui fabbisogno verrebbe coperto da energia ‘pulita’, a prezzi stabili sul lungo termine. La corrente in esubero basterebbe per coprire buona parte del fabbisogno degli oltre 2.500 fuochi della val Carvina, dal Dosso di Taverne fino al Ceneri, e poi su fino a Isone”.

Le principali aziende di distribuzione (Aziende industriali di Lugano, Azienda elettrica di Massagno, Azienda multiservizi Bellinzona, Sopracenerina) hanno tutte mostrato interesse al progetto, così come il Municipio di Mezzovico-Vira e l’Ufficio del Patriziato locale. Adesso si tratta di vedere se intenderanno impegnarsi concretamente, anche sul piano finanziario.

Perché il progetto veda la luce è fondamentale l’assenso del Cantone, altrimenti tutto si ferma. Per questo Cattaneo auspica un segnale chiaro e tempestivo da parte del Dipartimento del Territorio: “Non possiamo lasciar passare altro tempo, sennò perderemo il treno. Che si abbia il coraggio politico di dire ‘Sì, vogliamo il solare alpino in Ticino a queste condizioni’, oppure ‘No, non lo vogliamo’. Ma che lo si dica chiaramente. Così da capire se vale la pena investire ancora soldi ed energia”.

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