Se c’era un modo per fare incazzare più o meno tutti – dipendenti, beneficiari di sussidi di cassa malati, istituti e associazioni che operano in campo sociale - il Governo l’ha trovato. Ma quella minaccia sulle gite scolastiche stona
di Marco Bazzi
Si moltiplicano le prese di posizione dei collegi dei docenti delle medie e dei licei ticinesi sulle misure di risparmio previste nel preventivo 2024. Dopo Bellinzona, Mendrisio, dopo Mendrisio, Locarno… Gli insegnanti esprimono coralmente “profonda indignazione”. Mentre in queste ore è in corso a Bellinzona la manifestazione di protesta indetta dalla sinistra e dai sindacati che, secondo una prima stima, ha portato in piazza 5'000 persone e forse di più. Insomma, la contestazione monta, ed era prevedibile.
Il pacchetto di misure da 130 milioni proposto dal Governo per contenere il deficit lungo il percorso (a ostacoli) che dovrebbe portare al pareggio del bilancio entro il 2025, oltre che tardivo, sembra in buona parte frutto di improvvisazione.
Tant’è che ha incassato critiche e perplessità da ogni parte politica, da destra a sinistra. Perfino dal PLR, che ha parlato di “politica del pallottoliere”.
Citando Sergio Morisoli, il Consiglio di Stato sembra un po’ lo studente che spera di essere promosso mettendosi a studiare la notte prima dell’esame.
Se c’era un modo per fare incazzare più o meno tutti – dipendenti, beneficiari di sussidi di cassa malati, istituti e associazioni che operano in campo sociale - il Governo l’ha trovato. Alla fine, il preventivo è stato rimandato a gennaio e ieri la Commissione parlamentare della gestione ha chiesto al Governo risposte precise a precise domande.
Ma intanto quelle proposte sono lì, nero su bianco, e fanno discutere. E fanno incazzare chi potrebbe subirle.
Dopo la dura presa di posizione dell’Associazione delle istituzioni sociali, presieduta dall’ex giudice Mauro Mini e dal presidente del Consiglio della magistratura Damiano Stefani – “misure inaccettabili e altamente pericolose” – si sono susseguite nelle ultime ore le note di protesta da parte del mondo scolastico.
Il nuovo decurtamento lineare dei salari e il mancato riconoscimento del rincaro, protestano i docenti liceali di Locarno, “rientrano a tutti gli effetti in quella categoria di ‘tagli drastici’ e di ‘sacrifici insopportabili’ che nella campagna elettorale sul Decreto Morisoli erano stati esclusi, ma che ora la classe politica presenta come necessarie misure di contenimento della spesa”.
Gli insegnanti sottolineano anche “un progressivo aumento del carico di lavoro tanto sul fronte dell’insegnamento quanto su quello delle mansioni burocratiche e di un’accresciuta necessità di accompagnare gli allievi e le loro famiglie in una società sempre più fragile e le cui aspettative nei confronti della scuola crescono costantemente”.
Ma in questo coro di comprensibile disapprovazione da parte del mondo della scuola, c’è stata una nota stonata che rischia di rovinare il concerto: il Collegio dei docenti delle Medie 2 di Bellinzona ha minacciato di sospendere tutte le attività che esulano dagli obblighi contrattuali dei docenti: passeggiate scolastiche, settimane bianche e verdi, e tutto il tempo extra messo a disposizione dagli insegnanti.
Se i docenti vogliono trovare sostegno (e comprensione) tra le popolazione alle proprie rivendicazioni, questa non è certamente la strada giusta, perché alla fine ad andarci di mezzo saranno gli allievi e le loro famiglie.
Lo stesso Giuseppe Sergi, leader del Movimento per il socialismo, ieri sera a Matrioska ha giudicato inopportuna questa minaccia.
In ogni caso, il Governo non potrà ignorare la voce della piazza. E la piazza ha parlato.