Il dibattito in Gran Consiglio sull'imposta di circolazione, si trasforma in una prova generale di legislatura. Tra nuove alleanze e riposizionamenti. Caprara: "Dal Centro vuoti proclami"
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di Andrea Leoni
BELLINZONA - Doveva essere l’ennesimo dibattito sull’imposta di circolazione, ma è stato soprattutto altro. Nell’aula del Gran Consiglio è andata infatti in scena una sorta di grande prova generale di legislatura generale, dove sono emersi accordi e disaccordi, nuovi assi politici, riposizionamenti, messaggi a nuora perché suocera intenda. Ci perdonerete, quindi, se non ci addentreremo nel ginepraio delle formule e nella ricostruzione di una vicenda astrusa come l’Ulisse di Joyce (e ci perdoni per la citazione a sproposito il grande scrittore irlandese).
Via libera alla nuova imposta di circolazione
La notizia però c’è: il Parlamento ha dato luce verde al nuovo sistema di calcolo dell’imposta di circolazione, con 46 sì, 22 no e 16 astenuti. La maggioranza costituita da PLR, Lega, UDC e Verdi ha approvato la nuova formula che determinerà la cifra sui cedolini che ci troveremo nelle bucalettere all’inizio dell’anno. Una formula, ha spiegato il relatore di maggioranza Boris Bignasca, non perfetta ma che porta alcuni vantaggi. La stabilità, la chiarezza e la semplicità di calcolo, ad esempio. Oltre alle emissioni di CO2, faranno infatti stato anche il peso e la potenza del veicolo. Tutte informazioni facilmente reperibili dagli automobilisti.
Sì ma chi pagherà di più e chi di meno? Dati certi non ce ne sono. Il Dipartimento delle Istituzioni non li ha voluti fornire, hanno più volte denunciato i deputati del Centro. Ma, insomma, guardate quanto pesa la vostra auto, quanto è potente, come è messa dal punto di vista ecologico, e più o meno potreste farvi un’idea se pagherete di più o di meno dell’anno scorso, quando il valore del CO2 era quello preponderante (spoiler: se avete un SUV elettrico pagherete di più).
I centristi hanno più volte attaccato la maggioranza sul mancato rispetto della volontà popolare. Dopo solo 18 mesi dal voto si stravolge tutto, è stato detto. “Esprimo amarezza - ha chiosato il capogruppo Maurizio Agustoni - per questo pagina poco esemplare per la nostra storia democratica: in Svizzera non si fanno compromessi sulla democrazia”.
Va aggiunto che la proposta della maggioranza corregge in modo significativo il messaggio del Governo, poiché cancella l’aumento di 10 milioni sull’incasso complessivo del balzello. Soldi che mancheranno al preventivo e motivo per il quale i socialisti si sono opposti. In tempi di tagli ai sussidi di cassa malati quell’incasso faceva comodo, hanno spiegato.
Dadò all’attacco: “Nasce oggi un "Patto di Paese" al quale noi non partecipiamo”
E ora veniamo al vero dibattito, quello emerso a latere (ma neanche tanto) del tema in oggetto. Lo ha apparecchiato subito ad inizio dibattito il presidente del Centro Fiorenzo Dadò, con un intervento ad alto contenuto polemico: “Nasce oggi un “Patto di Paese” di inizio legislatura. Patto al quale noi non partecipiamo. Un triciclo a geometria variabile, il cui programma prevede di bistrattare la volontà popolare, di far cassetta e il suicidio per asfissia dell’acume politico, che determinerà verosimilmente entro le metà dell’anno prossimo il funerale della riforma fiscale”.
Piccola spiegazione: il triciclo invocato da Dadò è quello composto da PLR, Lega e UDC. Già perché i democentristi, con una giravolta dell’ultima ora, hanno mollato il Centro, aderendo al rapporto di maggioranza.
Agustoni: "Non occorre essere Rasputin per capire quel che sta succedendo"
La stessa maggioranza che domani voterà la contrastatissima riforma fiscale, quella che tra le altre misure prevede uno sgravio per i ceti più benestanti. La nuova alleanza è stata sottolineata anche dal capogruppo Maurizio Agustoni: “Non bisogna avere la spregiudicatezza di Rasputin o di Macchiavelli per capire che il voto di oggi è collegato al voto di domani (riforma fiscale, ndr.) e probabilmente al preventivo 2024. Spiace che a fare le spese di questi accordi sia la volontà popolare”.
La giravolta dell’UDC
Ma perché il gruppo UDC si è girato? Proprio a causa delle posizioni assunte dal Centro sugli altri dossier chiave di questo inizio di legislatura legislatura - preventivo e riforma fiscale - ha spiegato il capogruppo Sergio Morisoli: “Il Centro si oppone in partenza a qualsiasi approccio di risanamento dei conti, ad altri sgravi fiscali perché non quelli giusti, quindi noi non ce la sentiamo di sostenere il loro rapporto. È una questione di realpolitick”. Da segnalare che i deputati Andrea Giudici e Lara Filippini non hanno seguito le indicazioni del proprio gruppo e hanno votato con i centristi.
Caprara: “Denunciamo l’ostruzionismo del Centro"
Una severa stoccata al partito di Dadò, è arrivata dal vice capogruppo PLR Bixio Caprara che ha richiamato il Centro a principi come la collaborazione e il compromesso, anziché lanciarsi in “vuoti proclami o invettive, magari elettoralmente paganti sul breve termine. Noi denunciamo questo atteggiamento ostruzionistico”.
Avanti con il Centro
Un’ultima annotazione. Sarà una casualità, ma ancora una volta Il Centro e Avanti hanno marciato a braccetto, a conferma di un idillio, se non proprio un’alleanza, tra le due forze politiche. I tre deputati di Avanti hanno infatti sostenuto la linea centristi, richiamandosi alla volontà popolare: la proposta della maggioranza, ha spiegato il deputato Evaristo Roncelli, ricalca in larga misura il controprogetto sottoposto al giudizio del popolo, che però aveva scelto in votazione il modello di calcolo proposto dell’iniziativa.