POLITICA E POTERE
Ghisletta vs Marchesi: "Teletrasportiamo il Ticino a Soletta. UDC schizofrenica"
Il segretario della VPOD commenta l'offensiva democentrista sull'Amministrazione cantonale: "Lanciano il sasso e nascondono la mano"

di Marco Bazzi

Alla vigilia dello sciopero degli statali in programma domani, 29 febbraio, l’UDC lancia un’offensiva sull’Amministrazione cantonale. “Va resa più funzionale e meno costosa”, dice il presidente cantonale Piero Marchesi, intervistato da LaRegione. Come? “In parlamento, con una o più iniziative parlamentari. Ma anche con il lancio di una o più iniziative popolari, perché l’iter parlamentare impiega troppo tempo”.

Un esempio concreto per farlo, spiega Marchesi, “potrebbe essere quello che andrà in votazione nel Canton Soletta domenica, che lega il numero di dipendenti pubblici al rapporto col numero della popolazione”.

Ma assieme al discorso quantitativo, aggiunge, “ce ne dovrà essere uno qualitativo: cioè pagare in modo migliore e più dinamico i dipendenti pubblici. Il sistema attuale degli scatti automatici è un meccanismo preistorico e superato”. 

E Raoul Ghisletta, segretario del sindacato VPOD, in prima fila nell’organizzazione dello sciopero, che ne pensa?

“Guardi – dice -, la sorprenderò, ma l’uscita di Marchesi non mi scandalizza, come non mi scandalizzano i proclami del PLR in nome del libero mercato e della responsabilità individuale, o della sinistra in nome dell’equità e della giustizia sociale. Perché, appunto, sono proclami. Ma poi, in politica, bisogna passare dalle parole ai fatti. Detto questo, va benissimo, teletrasportiamo il Ticino nella Svizzera centrale e lo mettiamo al posto di Soletta, e già che ci siamo introduciamo anche il tedesco come lingua ufficiale… Battute a parte, siamo un Cantone periferico al sud delle Alpi e abbiamo una struttura paragonabile a quella di un piccolo stato sovrano, il che richiede un’amministrazione pubblica dimensionata a questa realtà. Quando parliamo di numero di dipendenti, dobbiamo dunque confrontare il Ticino con realtà simili alla nostra”.

L’UDC continua a proporre una politica poco aderente alla realtà, aggiunge il sindacalista, “ma senza curarsi delle conseguenze, come nel caso del Decreto Morisoli. Perché poi, alla fine, le conseguenze non sono mai colpa dell’UDC, ma sempre di chi non ha applicato le sue proposte inapplicabili. Cito un altro caso: l’iniziativa Prima i nostri. E in questo senso mi pare che l’UDC sia un partito schizofrenico. Tematizza problemi in modo senza dubbio attrattivo, ma non propone soluzioni ragionate… Solo idee che funzionano in teoria ma non nella realtà. E quando si va sul concreto, loro scompaiono: lanciano il sasso e nascondono la mano”.

Insomma, incalza Ghisletta, “quelli dell’UDC lanciano iniziative e poi si chiamano fuori. Ma non hanno mai fatto una modifica di legge, solo programmi declamatori che qualcun altro si trova a dover concretizzare. Io dico: se c’è un ufficio in cui lavorano 100 dipendenti e in 20 potrebbero fare lo stesso lavoro, vorrei sapere qual é… Ma l’UDC non lo dice. Ragiona su percentuali e propone tagli lineari”.

Marchesi definisce il meccanismo degli scatti salariali automatici un sistema preistorico e auspica retribuzioni in base al merito. E nemmeno su questo, ovviamente, Ghisletta è d’accordo: “Oggi c’è a livello cantonale un sistema di valutazione negativa, e quell’1 o 2 per cento di dipendenti che vengono valutati negativamente non ricevono gli scatti. E se la valutazione negativa si conferma anche l’anno successivo viene avviata una procedura di disdetta del contratto o di trasferimento del dipendente ad altre funzioni. A Lugano il principio della meritocrazia è stato introdotto, ma non è ancora stato attuato, perché comporta molte difficoltà a livello pratico, prima di tutto sui sistemi di valutazione. E ho seri dubbi sul fatto che introducendo la meritocrazia nelle amministrazioni pubbliche si risparmi sui salari. Secondo me accadrebbe il contrario”.

Tornando allo sciopero di domani, c’è il rischio che produca un effetto boomerang nell’opinione pubblica, perché la stragrande maggioranza dei ticinesi è confrontata con salari inferiori a quelli degli statali e in molti casi non ha né carovita né scatti salariali.

“Ogni cosa che si fa comporta un rischio. Ma io credo che almeno ogni 12 anni uno sciopero vada pur fatto, se i dipendenti ce lo chiedono. Non per provocare, ma per valere le propri rivendicazioni. Ogni tanto le persone hanno bisogno di urlare a gran voce il loro malcontento e di dire che le cose non vanno come dovrebbero”.

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