L'ex segretario di Stato per la ricerca e la formazione si esprime sulle proteste nelle università svizzere. E non le manda a dire
Cosa pensa delle occupazioni pro Palestina che stanno avvenendo in numerose università della Svizzera? È giusto avere un atteggiamento conciliante verso chi protesta oppure è meglio il pugno di ferro e lo sgombero immediato come avvenuto al Politecnico di Zurigo?
"Le manifestazioni si tollerano finché non hanno conseguenze rilevanti per chi non vi partecipa, e lo sgombero dopo avvertimento, con un uso proporzionato della forza, è cosa lecita e ben diversa dal pugno di ferro, del quale abbiamo ben altri esempi altrove".
Gli studenti chiedono il boicottaggio delle università israeliane. Una richiesta legittima?
"Come il boicottaggio degli artisti russi: ha senso se sono sostenitori sfacciati di Putin, ma guardando solo al passaporto si colpiscono anche dissidenti silenti per necessità. Le università israeliane hanno una grande indipendenza dal governo, molto più che in tanti paesi, e ospitano opinioni diverse, tra l'altro molti studenti arabi".
C'è chi vede in queste proteste anche un rigurgito di antisemitismo, con riferimento anche ad alcuni slogan utilizzati dai manifestanti come "Dal fiume al mare, Palestina libera". Lo sostiene ad esempio il senatore Daniel Jositch, che ha invocato una violazione delle norme penali contro il razzismo e ha affermato: "Per gli ebrei di Ginevra è davvero orribile vedere un edificio pubblico occupato per giorni con questo slogan". Lei cosa ne pensa?
"Sono d’accordo con Jositch. Come tante proteste di sinistra per l’Eritrea, il Nicaragua o il Sud Sudan, paesi poi diventati vittime di feroci dittature o di incessabili guerre civili. Visto come i Palestinesi hanno usato finora la loro poca o tanta autodeterminazione, capirei ancora che si insista per la soluzione dei due stati; pretendere invece che gli ebrei residenti in Palestina debbano finire sotto un governo palestinese non è soltanto antisemitismo, ma un'idiozia irresponsabile".