La Lega dei Ticinesi commenta la decisione odierna del Governo di restituire la direzione politica della Polizia cantonale al ministro
LUGANO - La Lega dei Ticinesi ha commentato con una nota stampa la decisione odierna del Governo di restituire la direzione politica della Polizia cantonale al ministro Norman Gobbi. "Tale decisione - si legge nel comunicato - è invero alquanto tardiva: avrebbe infatti dovuto essere presa già in giugno, quando il procuratore generale Andrea Pagani ha chiuso l’inchiesta sull’incidente automobilistico occorso al direttore del DI nel novembre del 2023 – incidente di cui Gobbi è stato vittima e non responsabile, essendo stato urtato in autostrada da un altro automobilista - e in relazione al quale Gobbi non è mai stato indagato.
La chiusura dell’inchiesta confermava infatti in via definitiva la totale estraneità del Consigliere di Stato ad eventuali illeciti commessi in relazione all’incidente citato. Si ricorda inoltre che Norman Gobbi decise di autosospendersi dalla direzione politica della Polizia cantonale malgrado questo passo non fosse affatto necessario, non avendo il diretto interessato alcunché da rimproverarsi. A portare a tale decisione, la (lodevole) volontà del Consigliere di Stato di tutelare le Istituzioni, ma anche la propria famiglia, dalla strumentale “shitstorm” scatenata contro di lui dalla partitocrazia e dai media al servizio della medesima, per squallidi moventi di politichetta partitico-elettorale.
Norman Gobbi è infatti stato infangato ad oltranza, sul nulla, in quanto “ministro” leghista e coordinatore ad interim del Movimento. La reintegrazione di Gobbi nella direzione politica della Polizia cantonale chiude ora in modo definitivo l’ignobile pantomima sull’incidente stradale di novembre, confermando in toto ciò che la Lega ha sempre sostenuto: ossia che l’intera vicenda non fosse altro che un cumulo di strumentalizzazioni interessate e di panna montata, priva di qualsiasi base reale. Il tempo è galantuomo e oggi i nodi vengono al pettine. Risulta confermata la malafede e la pochezza dei media e dei rappresentanti politici che hanno strumentalizzato e cavalcato l’incidente: siamo certi che i cittadini – sia in veste di elettori che di abbonati ai quotidiani che di radio e telespettatori – se ne ricorderanno al momento opportuno. Oggi possiamo dunque ribadire, senza possibilità di smentita, che non esiste, né è mai esistito, alcun “caso Gobbi”. Esiste, per contro, un “caso Dadò”, un “caso MpS” ed un “caso stampa di regime”.