Il giornalista sul Corriere della Sera: "Trump indegno di governare, ma il suo popolo non è fatto di bifolchi razzisti"
NEW YORK - “Ho votato Kamala Harris. La considero la peggiore candidata che io abbia mai votato, dopo aver messo la mia scheda nell’urna con i nomi di Barack Obama nel 2012, Hillary Clinton nel 2016, Joe Biden nel 2020”. Firmato, Federico Rampini.
Il giornalista e scrittore, a poche ore dal gong delle elezioni statunitensi, ha svelato il suo voto in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Un voto sofferto, secondo la logica del meno peggio: “Donald Trump l’ho visto da vicino per quattro anni, l’ho seguito come corrispondente alla Casa Bianca in tanti summit internazionali. Incluso uno, tremendo, il 16 luglio 2018 a Helsinki con Putin: quest’ultimo, letteralmente, gli suggeriva le risposte, lo imbeccava su dossier come la Crimea. Vorrei evitare un bis, all’America e al mondo. Poiché conservo la cittadinanza italiana e amo il mio Paese d’origine, mi preoccupano i danni che il protezionismo di Trump potrebbe infliggere alle economie degli alleati. Ho a cuore il futuro della Nato. Sopra ogni altra cosa, lo ritengo indegno di governare dopo l’infamia del 6 gennaio 2021”.
“Non penso - scrive sempre Rampini a proposito di Trump - che sia un potenziale Mussolini o Hitler; ho fiducia che la Repubblica americana sia più forte di ogni tentazione autoritaria, e lo dimostrò nel 2021. Però prepotenza, egomania, disprezzo per la Costituzione lo rendono inadatto a guidare la massima potenza mondiale, la nazione leader del mondo libero”.
“Avendo escluso ogni simpatia per Trump - argomenta ancora il giornalista - la domanda che mi assilla è questa: com’è possibile che lui sia ancora in gara, capace di conquistare metà dell’elettorato nazionale? Troppi miei amici newyorchesi e californiani si rifugiano nella risposta più comoda, arrogante e offensiva. Descrivono quella metà del Paese come una massa di bifolchi ignoranti, che non sanno quel che fanno. O peggio, razzisti e fascisti. Biden ha riassunto: gli elettori di Trump sono «spazzatura». L’unico razzismo sdoganato nell’élite progressista è contro di loro. Ignora che il popolo repubblicano è più o meno lo stesso che votò per i moderati Bush, McCain, Romney; con l’aggiunta di quote crescenti di black, latinos, giovani”.
“Riformulo la domanda - conclude Rampini - dove hanno sbagliato i democratici, per rendere Trump ancora competitivo? C’è l’imbarazzo della scelta. Mi limito alla storia recente di questa oscena campagna elettorale. Fino all’ultimo l’establishment democratico, vicepresidente inclusa, ha mentito sullo stato di salute di Biden. Una pagina vergognosa: tuttora, sapere che la valigetta nucleare può essere comandata da un uomo così decaduto, è grave. Dopo il ritiro di Biden, quella vice che era nota come una mediocrità è stata trasformata in Superwoman, a furor di media fiancheggiatori”.