La lettera di riflessione all’Esecutivo: “La scuola deve educare alla pace e ai diritti umani”

LUGANO - A seguito della lettera municipale del 9 ottobre indirizzata al DECS — con cui il Municipio di Lugano ha definito “fuori luogo” la presa di posizione del plenum dei docenti della Scuola media di Viganello, invitando a indicazioni chiare sulla gestione di temi controversi — 49 insegnanti attivi nelle scuole comunali di Lugano firmano una “riflessione” indirizzata all’Esecutivo. Nel testo, che riportiamo integralmente, i docenti affermano che la neutralità politica non coincide con l’indifferenza morale, richiamano la missione della scuola pubblica e chiedono un dialogo fondato su rispetto e fiducia reciproca.
Alla cortese attenzione del Municipio di Lugano e per conoscenza al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS)
Lugano, 27.10.2025
Riflessione in merito alla comunicazione del Municipio di Lugano del 9 ottobre 2025
Egregi Municipali,
con la presente noi, docenti firmatari, desideriamo condividere alcune riflessioni in merito alle osservazioni espresse nella Vostra recente comunicazione riguardante la lettera aperta inviata in solidarietà verso il popolo palestinese e diffusa alla cittadinanza dal Plenum delle Scuole Medie di Viganello.
Come docenti, lavoriamo quotidianamente per promuovere, oltre al sapere, valori di giustizia e libertà, sviluppando il senso di responsabilità ed educando alla pace e agli ideali democratici, in piena coerenza con la missione della scuola pubblica ticinese sancita all’articolo 2 della Legge della scuola.
1. Sul presunto carattere “fuori luogo” dell’iniziativa
In merito alla Vostra osservazione secondo cui la lettera sarebbe fuori luogo nell’ambito delle attività scolastiche e istituzionali, riteniamo che la scuola debba poter dialogare con la realtà sociale e culturale del tempo. Il Piano di studio della scuola dell’obbligo affida infatti all’educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia il compito di analizzare le relazioni tra individui, gruppi e società, affrontando i temi della convivenza da una prospettiva storica, etica e politica. La scuola, dunque, non può chiudersi nel silenzio di fronte alle tragedie umane contemporanee: deve aprirsi al mondo, offrendo agli allievi strumenti di comprensione critica e morale.
2. Sulla neutralità e l’imparzialità della scuola
Riteniamo che la neutralità non possa essere confusa con l’indifferenza: la neutralità politica non si traduce in neutralità morale. Un’istituzione scolastica non può e non deve rimanere muta davanti a questioni che toccano la dignità e la vita delle persone. La neutralità intesa come silenzio innanzi alle ingiustizie è già, di per sé, una presa di posizione.
3. Sulla libertà d’espressione e sull’autonomia scolastica
Riteniamo che le parole del Municipio, pur forse animate da un intento di tutela istituzionale, abbiano suscitato nel corpo docente la sensazione di una limitazione della libertà d’espressione. Il collegio dei docenti, come stabilito dall’Articolo 37 della Legge della scuola, ha la facoltà di “affrontare problemi politici e sindacali connessi con la professione”: laddove tali questioni toccano le finalità della scuola, si connettono direttamente con la nostra funzione educativa. Questo spazio di confronto e di riflessione è parte integrante della vitalità democratica della scuola pubblica.
Siamo convinti che il dialogo tra le diverse istituzioni, ciascuna con i propri ruoli e punti di vista, condotto in un clima di reciproco rispetto, possa rafforzare la fiducia e favorire un terreno comune di comprensione, soprattutto su temi complessi e delicati.
4. Sul ruolo educativo e civico della scuola
La scuola non è solo trasmissione di nozioni, ma luogo di formazione integrale della persona. Educare significa aiutare a leggere la realtà, a riconoscere l’ingiustizia e a coltivare la responsabilità.
La crisi umanitaria a Gaza — riconosciuta come tale da istituzioni internazionali, tra cui la Corte Penale Internazionale —come ogni sofferenza collettiva che interroga la coscienza umana, ci impone di non restare in silenzio, ma di accompagnare con senso critico e rispetto i nostri allievi nella comprensione del mondo. Una scuola che rifiuta di affrontare questi temi rischia di formare cittadini privi di pensiero morale.
Difendere la libertà di parola e la riflessione etica nella scuola significa, oggi più che mai, difendere la sua funzione più autentica: quella di educare alla consapevolezza, alla pace e alla dignità umana, come previsto dallo stesso articolo 2 della Legge della scuola, che richiama la promozione dei valori democratici, della solidarietà e del rispetto dei diritti umani.
Conclusione
Alla luce di quanto sopra, auspichiamo che il Municipio di Lugano voglia considerare il significato educativo e civile di questa nostra posizione, riconoscendo che essa nasce da un sincero senso di responsabilità e non da intenzioni politiche o divisive.
Desideriamo inoltre esprimere il nostro rammarico per il tono e i contenuti della comunicazione municipale, che ci hanno colpiti non solo come docenti, ma anche come dipendenti e collaboratori dell’Istituto scolastico. Come tali, ci sentiamo parte integrante della comunità cittadina e crediamo che un dialogo aperto e rispettoso tra istituzioni e scuola contribuisca a rafforzare il senso di appartenenza e di fiducia reciproca e sia la via più costruttiva per affrontare temi complessi, nel rispetto reciproco dei ruoli e delle competenze. Confidiamo inoltre che possa instaurarsi un clima di confronto fondato sulla fiducia e sulla valorizzazione del mandato educativo della scuola.
Desideriamo infine sottolineare che ogni intervento pubblico sulle espressioni del corpo docente può avere ripercussioni significative sul clima di fiducia e sulla libertà educativa: crediamo sia interesse comune tutelare questi valori, pilastri della nostra democrazia e del nostro mandato professionale.
Con rispetto e disponibilità al dialogo, hanno sottoscritto questa lettera 49 docenti che operano a Lugano.