Il presidente dell'Ente ospedaliero al Caffè: "Dimostreremo chiaramente la nostra posizione e staremo a vedere se il giudice confermerà l’accusa"
LUGANO - “Stiamo parlando di un caso di quasi tre anni fa! A suo tempo abbiamo immediatamente preso tutti i provvedimenti per tutelare i pazienti e per sapere sempre chi fa cosa nei reparti. La dimostrazione è quest’ultima vicenda, dello scorso febbraio, accaduta in gastroenterologia al Civico di Lugano, per cui il responsabile è stato individuato".
Così reagisce, intervistato dal Caffè, Paolo Sanvido, deputato leghista e presidente del Consiglio di amministrazione dell’Ente ospedaliero cantonale, alla bufera penale che coinvolge l’EOC, rinviato a giudizio dal procuratore generale John Noseda per un contagio da epatite avvenuto nel 2013.
Il 19 dicembre di tre anni fa, tre pazienti furono infettati dal virus dell’epatite C durante una Tac al Civico. A causa di questi fatti Giorgio Pellanda è stato rinviato a processo per lesioni colpose gravi, chiamato in causa in qualità di direttore generale dell’Ente vista la mancata identificazione del responsabile dell’errore medico.
In febbraio c’è poi stata un’errata disinfezione degli strumenti per gli esami di gastroscopia, a causa della quale 16 pazienti sarebbero a rischio epatite B. Stavolta però si è risaliti al responsabile.
"I controlli introdotti due anni e mezzo fa hanno dimostrato la loro efficacia", afferma Sanvido.
E sul caso del 2013 precisa: "In realtà, abbiamo individuato chi lavorava. Ma erano più persone ed è stato impossibile appurare chi ha effettivamente fatto l’errore. E si può anche capire. C’è la difficoltà di ricordare un gesto compiuto mesi prima e poi, essendo la vicenda diventata penale, nessuno ha alzato la mano per dire ‘sono stato io’. La magistratura ha pure fatto un confronto coi pazienti coinvolti, ma senza esito".
E aggiunge: “Abbiamo segnalato immediatamente la vicenda al medico cantonale, che a sua volta ha informato la Procura, ci siamo presi cura dei pazienti contagiati, facendo il massimo per reagire a questo increscioso errore umano. Eppure, la magistratura non s’è accontentata e ha deciso di rinviare l’Ente a processo. Ci sembra davvero esagerato. Come azienda pubblica dobbiamo tutelare i pazienti, ma nel contempo salvaguardare il personale. Dimostreremo chiaramente la nostra posizione e staremo a vedere se il giudice confermerà l’accusa".
La vicenda trova spazio anche sul Mattino della domenica, che attacca frontalmente il procuratore generale: “Il caso messo in risalto in questi giorni dai giornali per il quale lo sceriffo Noseda ad 'orologeria' ha emesso l'atto d'accusa è bene ricordare che risale a tre anni fa e l’Ente Ospedaliero Cantonale vi ha subito posto rimedio.
L'EOC è l'azienda dei Ticinesi vicina ai pazienti, trasparente, che ha ana¬lizzato i suoi processi (quello che fa e come lo fa), ha riconosciuto i suoi errori scusandosi per l'accaduto. È un'azienda pubblica di uomini e donne dediti al proprio lavoro. La notizia è che l'EOC ha deciso di difendersi dall'accusa che ritiene ingiusta sollevata in base all'articolo 102 del Codice Penale che regola la responsabilità d'impresa, presentandosi in dibattito pubblico davanti al giudice affinché anche per quanto riguarda questo aspetto ci sia la massima trasparenza”.
E ancora: “Anche “quello che meno il gesso” ha capito comunque che siamo davanti all’ennesimo esempio di giustizia ad orologeria ad opera del kompagno PG John Noseda! Perché, trattandosi – come detto – di vicenda risalente a tre anni fa, è sicuramente un caso, che si arrivi adesso con la messa in stato d’accusa dell’EOC quando ad inizio giugno ci sarà la votazione sulla legge sull’Ente ospedaliero a seguito del referendum lanciato proprio dai kompagni, nevvero?
Inoltre, per parità di trattamento, come mai il PG Noseda non inquisisce anche il presidente del tribunale d’appello che non riesce a stabilire (?) chi ha assunto la famosa colf filippina frontaliera pagata in nero in casa della quasi procuratrice Valentina Item? Comunque, l’iniziativa costituzionale per la nomina popolare dei magistrati si fa sempre più vicina! A buon intenditor…”.