La sentenza di ieri estende massicciamente le informazioni che vanno registrate nelle cartelle sanitarie dei pazienti. Se confermata, essa sancirebbe l’obbligo di una struttura sanitaria, quale ad esempio un ospedale, di identificare anche a mesi di distanza l’autore di ogni gesto di routine, medico-terapeutico, con un potenziale impatto sull’evoluzione dello stato di salute del paziente, in particolare nell’ottica di ogni eventuale e imprevedibile futuro procedimento penale. Si tratta di un’esigenza difficilmente praticabile che rischia di generare inefficienza e maggiori costi, senza necessariamente aumentare la sicurezza dei pazienti.