Intervista al responsabile della geriatria della Clinica Luganese: "È senza dubbio una grande opportunità, anche perché la ricerca nel campo dell’Alzheimer è sostanzialmente ferma. Però i malati sono lì e soffrono. Se riusciremo a dimostrare che è possibile aiutarli attraverso l’aromaterapia, credo che in molti ne beneficeranno"
LUGANO - Siamo prossimi a una rivoluzione terapeutica? È presto per dirlo ma le premesse ci sono tutte. Parliamo dell’aromaterapia, una disciplina che prevede l’utilizzo di oli essenziali come strumento di cura.
“Si tratta di una tecnica molto antica, che è stata riscoperta in Francia nel corso del ‘900”, ci spiega il dottor Pio Eugenio Fontana, responsabile della geriatria alla Clinica Luganese. Moncucco sta investendo molto, come vedremo, nell’aromaterapia, soprattutto grazie all’entusiasmo e alla passione del medico luganese, che è rimasto folgorato da questa opportunità terapeutica.
“Tutto è nato un paio di anni fa - racconta il dottor Fontana - quanto ho trovato, quasi per caso, un articolo di una ricercatrice inglese, la Prof.ssa Elaine Pery, che dimostrava come con l’olio essenziale di melissa, fosse possibile calmare l’agitazione da Alzheimer, senza provocare ai pazienti effetti collaterali. Così ho deciso di scriverle, abbiamo avviato una corrispondenza e mi sono appassionato all’aromaterapia. Ho cominciato a studiare, e studiando mi sono convinto dell’esistenza di una grande opportunità per sviluppare questa disciplina nella cura degli anziani, in particolare quelli affetti da Alzheimer”.
Da qui comincia un lungo percorso: “Siccome volevo imparare - prosegue nel suo racconto il medico - ho creato una scuola nel mio vecchio studio di via Monte Boglia a Lugano. Ho cominciato come allievo e in due anni abbiamo abbiamo formato circa 200 persone in Ticino, per lo più infermieri ma anche farmacisti e fisioterapisti. Lo abbiamo fatto per avere nei punti strategici del Cantone - in particolare ospedale e case per anziani - dei professionisti interessati a sviluppare questa disciplina. Nel passato, infatti, chi ha cercato di utilizzare in maniera più regolare gli oli essenziali per scopi terapeutici, ha dovuto fare i conti con la mancanza di personale formato. Con la scuola Equilibrium Swiss, abbiamo posto rimedio a questa lacuna strutturale”.
Formata la squadra, il dottor Fontana ha potuto avviare i due tronconi con cui sviluppare l’aromaterapia: quello della cura e quello della ricerca. Cominciamo dal secondo filone. “Oggi possiamo dire - spiega il geriatra - che abbiamo posto le basi per avviare degli studi scientifici che porteremo avanti noi di Moncucco, in collaborazione con varie case per anziani ticinesi, con la clinica universitaria di geriatria di Basilea e probabilmente anche con quella di Ginevra. Due sono gli obbiettivi: il controllo dei disturbi comportamentali quali l’agitazione, i deliri e l’aggressività; i disturbi del sonno anche dei pazienti lucidi. Quello dei problemi legati al sonno è un grande tema. Come sappiamo i sonniferi sono diffusissimi nella nostra società ma sono farmaci che producono dei gravi effetti collaterali. Se riuscissimo ad aiutare chi non dorme, usando alcuni oli essenziali di produzione biologica, dunque senza elementi di tossicità, sarebbe straordinario”.
Ecco, appunto, gli oli essenziali. Ne troviamo molti sugli scaffali dei supermercati o delle profumerie. Sono gli stessi prodotti che vengono utilizzati per l’aromaterapia? “No, la stragrande maggioranza degli oli in commercio non sono idonei per essere usati sulle persone. Per la terapia occorrono degli estratti di produzione biologica, che non siano alterati chimicamente e che rispettino le condizioni di “grado terapeutico”. Le ditte che producono oli con queste caratteristiche sono molto poche, ma per fortuna esistono”.
Veniamo all’uso clinico: in quali caso vengono utilizzati a Moncucco? E come si somministrano? “In reparto - risponde il dottor Fontana - li usiamo soprattutto per i disturbi del comportamento e per l’accompagnamento dei pazienti morenti. Mentre a livello ambulatoriale, li utilizziamo per i disturbi dell’umore e per quelli del sonno”.
“Noi - prosegue nella spiegazione il medico - usiamo una cinquantina di oli essenziali. In Svizzera, a differenza di molti Paesi occidentali, possono essere somministrati solo per diffusione nell’ambiente o per applicazione cutanea. Ma questo non rappresenta un problema in quanto funzionano benissimo anche se non vengono assunti per bocca. E posso dirle che nella pratica clinica i primi risultati sono molto incoraggianti”.
Come hanno preso in pazienti questa nuova opportunità di cura? “Abbiamo riscontrato veramente un grande interesse, sia da parte degli ammalati che delle loro famiglie. Quando spieghiamo che con dei metodi naturali è possibile evitare o ridurre l’uso degli psicofarmaci, incontriamo quasi sempre il loro accordo a sottoporsi all’aromaterapia”.
Al dottor Fontana chiediamo se questo metodo di cura possa un giorno essere applicato anche al di fuori del campo della geriatria? “Sicuramente. Gli aromaterapeuti esperti utilizzano gli oli essenziali dai neonati agli anziani. Sappiamo ad esempio che gli antibiotici attuali stanno terminando il loro ciclo di vita. Tra poco non saranno più efficaci e questo è un enorme problema. Ed è possibile che i prossimi antibiotici vengano ricavati dagli oli essenziali. Inoltre, negli Stati Uniti, sono in corso degli studi anche per quanto riguarda il campo dei farmaci anti tumorali”.
In tutto questo che partita giocano le case farmaceutiche? “Quasi nessuna se escludiamo la ricerca sui nuovi farmaci, in quanto gli oli essenziali non sono brevettabili. Così si spiega anche la mancanza di fondi per la ricerca. Se un giorno riuscissimo a dimostrare che con la lavanda medicinale è possibile curare i disturbi del sonno, i prezzi dell’olio rimarrebbero modesti e nessuno potrebbe creare un brevetto per ricavarci un profitto”.
E per quanto riguarda il mondo dei derivati degli oppiacei e della cannabis? “Gli oppiacei, se usati bene, sono un dono della natura. Una vera grazia perché sono in grado di togliere i dolori senza provocare grandi effetti collaterali. Per quanto invece riguarda la cannabis, secondo la mia opinione, sostanzialmente non funziona. Mi sembra più una strada terapeutica creata ad arte da gruppi di interessi che una reale opportunità. E questo è dimostrato dall'assenza di studi scientifici seri che ne dimostrino l’efficacia”.
Infine al dottor Fontana poniamo la domanda da cui abbiamo cominciato: siamo davvero prossimi a una rivoluzione terapeutica? “Dipende da come lavoreremo nei prossimi anni a livello di ricerca scientifica. È senza dubbio una grande opportunità, anche perché la ricerca nel campo dell’Alzheimer è sostanzialmente ferma. Gli ultimi congressi internazionali a cui ho partecipato sono stati desolanti. Sono stati spesi miliardi di dollari nella ricerca, senza arrivare a nulla di concreto. E perciò i finanziatori hanno cominciato a chiudere i rubinetti. Però i malati sono lì e soffrono, insieme alle loro famiglie. Se riusciremo a dimostrare in Svizzera che è possibile aiutarli attraverso l’aromaterapia, credo che in molti ne beneficeranno anche nel resto del mondo. Per questo stiamo creando un network anche con le cliniche universitarie. Per riuscire ad arrivare a produrre delle pubblicazioni scientifiche di livello internazionale, che possano sbloccare questa impasse in cui ci troviamo oggi. Io ci sto mettendo davvero un grande entusiasmo e una grande passione. Anche perché nella quotidianità noi li osserviamo già i risultati, vediamo che i pazienti stanno meglio. Pazienti che, per giunta, non rischiano nulla sottoponendosi all’aromaterapia. E questo è un altro elemento che mi affascina molto”.