Dura replica dell'Ordine dei medici agli 11 dottori che hanno scritto al Governo per contestare la presidenza: "Ma in Assemblea..."
LUGANO - “Una lettera astiosa per una polemica pretestuosa: nella vita occorre un po’ di coraggio”. È durissima la replica dell’Ordine dei Medici alla lettera indirizzata al Consiglio di Stato da parte di 11 dottori. Una missiva, resa pubblica dal Caffè, in cui in particolare si contestava l’onorario del presidente Franco Denti.
Una lettera contestata su tutta la linea dai due vicepresidenti dell’Ordine, Nello Broggini e Paolo Gaffurini, che hanno inviato alla stampa un’articolata presa di posizione.
“Nel 2006 - scrivono i due medici - Franco Denti ha assunto su di sé non solo la presidenza, ma anche il compito di direttore e di segretario generale, di rappresentante dell’Ordine a livello istituzionale (contatti personali con gli altri Ordini svizzeri, con la FMH e tutta la sua complessa organizzazione in Svizzera interna) come pure politico (interazione con il DSS e con il Consiglio di Stato, con le commissioni cantonali e federali, con i rappresentanti ticinesi alle Camere), è divenuto rappresentante dell’OMCT in Gran Consiglio e membro fondamentale della Commissione della pianificazione ospedaliera e della nuova Legge sanitaria.
Non è pensabile che questo enorme carico di impegni potesse e possa essere sopportato con un sistema di milizia come nella gestione precedente, il ruolo di presidente è divenuto professionale, gestito quindi da un professionista, che mette a disposizione gran parte del suo tempo, con evidente ripercussione sulla gestione e sulla redditività del suo studio medico”.
“Il Consiglio Direttivo, composto da consiglieri regolarmente e democraticamente eletti dai Circoli medici dei vari distretti del cantone, in rappresentanza di tutti i medici e le Assemblee Generali dell’Ordine - argomentano ancora Broggini e Gaffurini - hanno compreso l’importanza del ruolo e della figura del Presidente ed hanno sempre approvato il preventivo ed il consuntivo con la posta riguardante i costi dell’Ufficio Presidenziale come presentati, senza alcun mistero o sotterfugio. Vi è un’altra grande differenza che gli 11 scriventi al Consiglio di Stato, citati dai media, si guardano bene dal dire (sono l’Ordine? 11 su 1500!). Il predecessore del Dr. Denti, ha ricordato su Ticino online che percepiva Fr. 60.000, non dicendo che era affiancato da un Consiglio di Gestione di 5 persone e da una segretaria generale con un costo aggiuntivo di Fr. 300.000! Costi di gestione del tutto comparabili a quelli attuali”.
“Vi è infine - scrivono ancora i rappresentanti dell’Ordine - un’altra grande precisazione da fare su quanto hanno scritto (11 su 1500!): il luogo in cui esprimere i propri dubbi, le proprie contrarietà e la propria opposizione in modo chiaro e coraggioso è la Assemblea generale. I firmatari della lettera, hanno avuto l’occasione nel novembre scorso di esprimersi davanti ai presenti, che rappresentavano tutti i medici, avendo accolto l’invito all’Assemblea che viene inviato a tutti i membri. In tale circostanza, l’unica proposta presentata da parte del primo firmatario della lettera, che non riguardava la retribuzione del Presidente, ma solo una modifica allo statuto, è stata debitamente e democraticamente messa ai voti e rifiutata dalla grande maggioranza dell’Assemblea. Crediamo fermamente che l’attuale lettera astiosa non avrà anch’essa seguito”.
“Riteniamo - termina la nota - che Franco Denti e con lui l’Ufficio presidenziale ed il Consiglio Direttivo, abbiano bene operato e che l’avere il Presidente dell’Ordine ed altri medici in Gran Consiglio sia un valore aggiunto cui l’Ordine e la popolazione ticinese non possano e non debbano rinunciare. Contiamo con queste ferme considerazioni di chiudere una polemica pretestuosa e che, se confronto debba esserci, avvenga in modo onesto, aperto, chiaro, nel luogo ad esso deputato e nell’interesse di tutto l’Ordine. Questa esigua minoranza (11 su 1500), non avendo trovato consenso in Assemblea, ha ripreso in mano la tematica a cinque mesi di distanza, guarda caso nel delicato periodo elettorale e per il tramite di una lettera delatoria. Nella vita ci vuole un po’di coraggio!”