Ricardo Mestre Pereira: "Dal punto di vista sanitario la nostra struttura è nuovamente aperta e perfettamente operativa, l’epidemia si è conclusa come verificato con l’Ufficio del Medico Cantonale. Ecco cos'è successo e come abbiamo agito"
ARZO - Un caso due settimane fa aveva aumentato i controlli, altri negli ultimi giorni hanno attivato la procedura in caso di epidemia, il che ha reso necessaria una profilassi per tutti i dipendenti e i pazienti. Ma il rischio è ora debellato e un’epidemia di scabbia non è così inusuale in strutture come case anziani, caserme militari o ospedali.
A far chiarezza sul caso del Santa Lucia è il Direttore sanitario della struttura, il dottor Ricardo Pereira Mestre.
Quando avete scoperto il primo caso? Qualcuno sospetta che sia stato taciuto il contagio...
“Non abbiamo nulla da nascondere. Il primo caso segnalato e documentato era di una dipendente, due settimane prima dell’epidemia. Siamo stati da subito in contatto con il Medico Cantonale aggiunto, il caso è stato trattato, la persona non è tornata al lavoro prima di aver completato il trattamento ed essendo un caso isolato, secondo le indicazioni ricevute, non era stato attivato il piano epidemia. Il dermatologo inizialmente non ha confermato la scabbia nell’unica paziente degente con sintomi compatibili, noi abbiamo mantenuto un controllo sui sintomi e non c’era epidemia. Però alcune settimane dopo ci sono state segnalate persone che avevano i sintomi, confermati dal dermatologo: a quel punto è scattato il sistema d’allarme, con la profilassi per tutti”.
Com’è la situazione al momento?
“L’allarme è già rientrato. Abbiamo concluso quella che era la fase di trattamento delle persone affette e dei loro conviventi affetti. Si tratta di pochi casi, in tutto 16 nel personale delle cure, non è stato contagiato nessuno delle cucine o dell’amministrazione. I casi non sono confermati bensì sospetti: probabilmente il numero reale è più basso, però tutti coloro che avevano prurito con puntini sono stati trattati come se fossero infetti. Coloro che avevano caratteristiche sicure erano meno”.
Chi li ha visitati?
“Oltre che da me sono stati visti da un dermatologo, che si è basato sui dipendenti che avevano i sintomi più sospetti. La scabbia è difficile da diagnosticare perché ha sintomi simili ad altre malattie, come reazioni allergiche che danno eritemi e prurito. Il dermatologo ha confermato la disgnosisoprattutto su base epidemica, dato che i casi erano parecchi”.
Da dove deriva?
“Le indagini sono ancora in corso, spesso non si trova la fonte. Potrebbe essere la manifestazione di un contagio avvenuto altrove, magari un dipendente o un paziente che è entrato in contatto con qualcuno che l’aveva e l’ha portata in struttura. Attenzione, però: per avere una trasmissione da scabbia serve un contatto stretto, la convivenza o il lavorare in un ambiente sociale, con contatto diretto pelle-pelle”.
Ci è stato detto che c’è un paziente che presenta da tempo questi sintomi.
“Su tutti i media si è riportato che c’era un caso di un anziano affetto. Ma se un paziente avesse da tre mesi o più la scabbia l’epidemia ci sarebbe stata molto tempo prima, e questo rende improbabile che sia la fonte. Il paziente, una donna, non ha avuto contatti a rischio: tra l’altro, il dermatologo ci ha permesso di trovare una cura per il suo problema, che non c’entrava nulla con la scabbia. Alcuni pazienti sono stati trattati come se fossero infetti, ma le diagnosi non sono certe”.
Come mai dunque avete trattato tutti anche senza una diagnosi certa?
“Essa si può avere solo istologicamente. Il dermatologo ci ha confermato che fosse scabbia su base clinica, il dubbio non c’è date le caratteristiche cliniche ed epidemiche. Chi ha prurito viene trattato come se l’avesse. In ogni caso anche chi è asintomatico ha ricevuto la cura standard, delle pastiglie ricevute una volta sola. Chi ha sintomi ha ricevuto a sua volta queste pastiglie, che dopo 10 giorni vanno ridate. Esiste anche una crema, il Medico Cantonale dice di usare le pastiglie come prima scelta, abbiamo optato per la crema in alcuni casi con gli anziani, in particolare per chi aveva interazioni farmacologiche. È infatti più indicata, anche per bambini (ma non ci sono stati contagi di bambini, precisiamolo) e donne incinte (anche qui, nessun caso). La profilassi è molto semplice, la malattia non ha conseguenze gravi, nemmeno per gli anziani o i bambini, è molto semplice da curare. Nel dubbio, dato che è più difficile diagnosticarla che curarla, vengono curati tutti con la profilassi. Dopo 24 ore, il paziente non rischia più di infettare altri”.
Per quanto concerne i parenti, chi è stato avvisato?
“Sono stati avvertiti tutti i parenti di persone che sono in casa per anziani e sono stati informati anche tutti i pazienti degenti, i quali a loro volta possono contattare i parenti. Chi non è stato contattato è perché il suo rischio di contrarre la malattia è bassissimo o nullo. I parenti di chi è ricoverato nel post-acuto non hanno nessun rischio, perché non c’è un contatto stretto e prolungatoo una convivenza mentre erano da noi e non ci sono stati casi, in ogni caso ora hanno ricevuto tutti la profilassi. L’epidemia si sviluppa velocemente, pensiamo a poche settimane, per cui abbiamo trattato chi era da noi in quel periodo, oltre ad avvisare i medici di famiglia di chi è stato dimesso. I visitatori, i volontari, la scuola e l’asilo che hanno cantato qui non sono a rischio, non hanno avuto contatti giudicati stretti e prolungati. Abbiamo applicato alla lettera le direttive del Medico Cantonale rapidamente e in modo efficace. Se qualcuno avesse del prurito con macchie sul corpo si rivolga al proprio medico di famiglia, in caso di scabbia ci teniamo a essere informati. Ma il rischio è estremamente basso. Calcoliamo che il prurito è anche di origine psicologica. Non basta essere venuti in casa anziani per averla contratta, semmai si dovrebbe dormire nel letto col paziente o dipendente affetto”.
La scabbia si può sviluppare per scarsità di igiene?
“No, non è assolutamente legata. È una malattia che si sviluppa all’interno di strutture sanitarie per la facilità di contatto, così come per esempio l’influenza, legata non alla mancanza di igiene ma alla capacità della scabbia di trasmettersi. Tra l’altro in questo periodo le misure di igiene sono ancora più accurate, perché siamo confrontati con l’influenza, pericolosa per gli anziani. Dispiace molto che per costruire una reputazione impeccabile di casa per anziani con alti standard qualitativi ci sono voluti molti anni e un fatto come questo, che nulla ha a che vedere con la scarsa qualità, possa mettere in dubbio in pochi giorni l’operato del personale straordinario di cui disponiamo e che nessuna colpa ha in quanto accaduto. Dal punto di vista sanitario la nostra struttura è nuovamente aperta e perfettamente operativa, l’epidemia si è conclusa come verificato con l’Ufficio del Medico Cantonale”.