I medici Pietro Greco e Romano Mauri spiegano l’evoluzione del rinnovato reparto di medicina d’urgenza della Clinica
LUGANO - Il dottor Pietro Greco, quarantuno anni, è originario di Palermo. Nella città siciliana ha frequentato l’Università per poi trasferirsi in Germania, dove si è specializzato in medicina interna e d’urgenza. Nel 2018 aveva progettato di tornare in Italia, ma poi, grazie a un collega è entrato in contatto con la Clinica Moncucco, dove ha iniziato a lavorare nel settembre del 2018. Dal marzo 2020 è medico responsabile del Pronto Soccorso.
Il dottor Romano Mauri, cinquantotto anni, ha iniziato come anestesista a Losanna e quando nel 1999 ha aperto il Cardiocentro vi si è trasferito dopo aver completato la specialità in cure intensive e aver conseguito il Certificato di capacità in medicina d’urgenza extra ospedaliera. Inoltre, per diversi anni è stato direttore sanitario di Rega Ticino.
“Quello del nostro pronto Soccorso è un team multidisciplinare, con chirurghi e medici internisti provenienti da diversi Paesi: Svizzera, Italia, Germania, Sudamerica, accomunati da una grande passione per la medicina d’urgenza, ma tutti con il proprio bagaglio di esperienze raccolte in Paesi con realtà formative, socio-culturali ed economiche diverse - spiega il dottor Greco –. Siamo sei specialisti, con percentuali di lavoro diverse, e un medico assistente in formazione che ruota ogni tre mesi. Con noi collaborano circa 15 infermieri. Copriamo i turni del pronto soccorso e garantiamo anche la presa a carico serale e notturna dei pazienti critici degenti nei reparti, come membri del nostro progetto interno Medical Emergency Team (MET, Team di risposta rapida). Un algoritmo di valutazione consente infatti di monitorare i pazienti ricoverati in Clinica attribuendo ad ognuno punteggi specifici oltre la cui soglia scatta un allarme. “In questi casi veniamo allertati - spiega Greco - e con i medici dei vari reparti decidiamo il da farsi. Il paziente che arriva in Pronto soccorso, il degente che entra in una situazione critica o che si trova in terapia intensiva viene gestito dall’Area critica, vale a dire da noi e dal reparto di terapie intensive.
"Siamo gli unici medici specialisti che svolgono una guardia attiva in ospedale anche di notte - prosegue il dottor Greco - Quando sono arrivato alla Moncucco, il Pronto soccorso era aperto solo dalle 7 alle 22; poi l’evoluzione del nostro servizio è stata tale che ha richiesto la copertura H24. Abbiamo un sistema di rotazione su tre turni. Siamo perfettamente in grado di intervenire anche in caso di problemi con i pazienti in cure intensive, in collaborazione con i medici anestesisti che coprono i picchetti e giungono in Clinica quando necessario”.
Romano Mauri fa un passo indietro, a una decina d’anni fa, quando ha lasciato il Cardiocentro ed è arrivato alla Clinica Moncucco: “Con il Direttore abbiamo pensato di fare qualcosa di nuovo a livello di strutture sanitarie, accorpando in un dipartimento di Area critica il servizio di anestesia, le cure intensive e il pronto soccorso. Inizialmente ho diretto da solo questi tre ambiti ma, ora che i servizi sono cresciuti, da circa un anno condivido il ruolo con i responsabili operativi, il dottor Pietro Greco per il pronto soccorso e il dottor Dario Vadilonga per l’anestesia. Insieme garantiamo il coordinamento delle attività, oltre ad aver preso in gestione, recentemente, la Clinica Santa Chiara di Locarno, dove ci stiamo adoperando per far crescere il pronto soccorso e le cure intermedie”.
La geriatria è storicamente una componente fondamentale della Moncucco. “I pazienti geriatrici - spiega Greco - sono pazienti complessi, per i quali si richiedono un approccio e una sensibilità diversi rispetto ai non geriatrici. Soffrono spesso di diverse patologie, sono fragili anche dal punto di vista emotivo e in pronto soccorso si trovano in una situazione di fragilità ulteriore. Quando ci approcciamo a loro dobbiamo in qualche modo coccolarli di più. Anche dal profilo logistico, con la messa in funzione del nuovo pronto soccorso, disponiamo di spazi dedicati, con luci, letti e colori pensati per far sentire le persone a loro agio. Il paziente geriatrico richiede una presa a carico particolare, anche nell’ambito del trattamento del dolore, con farmaci e dosaggi specifici. Il paziente viene visitato dal medico di pronto soccorso nel più breve tempo possibile, dopodiché interviene il geriatra di picchetto che viene a valutarlo entro 30 minuti dalla richiesta di consulenza. I pazienti che hanno subito un trauma vengono visti anche dal traumatologo entro gli stessi tempi. Agiamo tempestivamente affinché le persone possano passare il minor tempo possibile in pronto soccorso, trattando il dolore farmacologicamente o tramite anestesia periferica. Per esempio, in caso di frattura del femore o dell’omero, cerchiamo di evitare farmaci che hanno effetti a livello sistemico”.
Al pronto soccorso della Moncucco arrivano tutti i tipi di pazienti - tranne i pediatrici - con diversi indici di gravità. “Se consideriamo la nostra giornata tipo – spiega Greco - la maggior parte dei pazienti geriatrici viene ricoverata in reparto, ma abbiamo anche pazienti giovani traumatizzati o con problemi internistici”.
Mauri ricorda che la Clinica Moncucco è l’unica struttura in Ticino certificata per il trattamento delle fratture dell’anziano (Alterstraumazentrum) in base ai criteri adottati dalle società tedesche di traumatologia e geriatria. E aggiunge: “È vero che abbiamo il reparto di geriatria più grande del Cantone e che quindi questa è la nostra storia, il nostro passato e il nostro presente. Ma trattiamo anche una serie di altre patologie di pazienti più giovani che prendiamo a carico, ovviamente non pazienti politraumatizzati o infartuati, che vengono indirizzati al Neurocentro o al Cardiocentro. Da diversi anni prendiamo a carico gravità elevate, fino al codice NACA V, vale a dire pazienti estremamente compromessi sul piano delle funzioni vitali (pericolo acuto). Da quest’anno condividiamo anche un medico con la Croce Verde Lugano”.
Gli fa eco il dottor Greco: “Fino a qualche anno fa arrivavano in pronto soccorso pazienti inviati dal medico curante o che già conoscevano la nostra struttura. Ora arrivano spontaneamente, anche se sono al primo ricovero. Lavorare in un pronto soccorso è una sfida impegnativa, anche dal profilo dei rapporti umani, con il paziente e i famigliari. Ci troviamo in relazione con persone che stanno male, spesso molto male, poco importa quale sia il loro problema. Dobbiamo coordinarci con i medici curanti, con gli specialisti dei reparti che dovranno prenderli e carico, e con i famigliari. Quasi sempre siamo confrontati con situazioni nuove e con le relative insidie, e dobbiamo soddisfare le aspettative del paziente, che spesso non coincidono con la realtà. Rapportarsi con molte persone in diversi contesti ci mette costantemente sotto pressione. Aggiungiamo poi che lavoriamo anche di notte e nei week-end.
Le statistiche internazionali indicano che i medici di pronto soccorso abbandonano la specialità dopo qualche anno, la carenza di personale è un problema ormai diffuso ovunque. È un percorso lungo e complesso, ma seguendo le indicazioni della Società europea di medicina d’emergenza e urgenza (EUSEM), stiamo cercando di creare un pronto soccorso che si avvicini il più possibile alle esigenze dei pazienti e di chi vi lavora”.