SALUTE E SANITà
Se mente e corpo sono collegati. Infezioni e carenze possono portare al disturbo ossessivo compulsivo
È stato scoperto da un team dell’Università di Pisa guidato dalla Prof. Donatella Marazziti Alle normali cure si possano associare antibiotici e anti infiammatori. “E i pazienti sono più contenti se la malattia può avere una causa organica”

PISA - Antibiotici per curare il disturbo ossessivo compulsivo? Potrebbe essere una nuova frontiera,  quando il DOC è legato a una reazione abnorme del sistema immunitario ad alcune infezioni silenti e a mancanze strutturali di sostanze. Il legame tra la patologia neuropsichiatrica e alcune cause organiche, come appunto infezioni e carenze, è stato svelato da un recente studio condotto dalla psichiatra di fama internazionale Donatella Marazziti, del  Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, sezione di Psichiatria, Università di Pisa, celebre per aver sempre svolto ricerche volte a collegare disturbi psichiatrici a parametri biologici, e della sua equipe.

Le conclusioni portano ancora una volta la conferma di quanto mente e corpo siano strettamente legati, e non è solamente un modo di dire (si pensi al celebre “il corpo parla”). In questo caso, grazie a esami del sangue svolti su 217 pazienti ambulatoriali, si è compreso come il DOC possa insorgere, in modo improvviso e repentino, dopo alcuni tipi di infezioni di cui il paziente non ha memoria perché senza o con pochi sintomi, o possa essere collegato a una carenza di vitamine essenziali come vitamina D, vitamina B12, acido folico, o a liove infiammazione, come dimostrato dalle alterazioni dell’omocisteina.

Ne consegue che quando a una persona, solitamente un giovane, viene diagnosticato il disturbo ossessivo compulsivo, alle cure utilizzate sinora (antidepressivi come SSRI o triciclici e/o  psicoterapia cognitivo-comportamentale) e, se nel sangue si rilevano alti livelli di marcatori infiammatori, si potrebbero utilizzare anche antinfiammatori e antibiotici, come proposto e studiato preliminarmente  in più centri nel mondo, e aggiungere le vitamine carenti, come già stiamo facendo nel nostro dipartimento . “Ciò che possiamo dire, è che sempre più spesso in pazienti DOC troviamo una risposta abnorme del sistema immunitario a infezioni infettive pregresse o ricorrenti,, spiega Nicola Schulz Bizzozzero Crivelli, del dipartimento di medicina clinica e sperimentale, sezione di Psichiatria, dell’Università di Pisa, che ha partecipato allo studio. “Quando siamo di fronte a un soggetto col DOC, le nostre priorità sono  quelle di effettuare una diagnosi accurata che renda il paziente consapevole e collaborativo attraverso la spiegazione di quello che è la sua patologia e di come si cura,  delle terapie farmacologiche e un sostegno psicologico di supporto e/o di psicoterapia cognitivo comportamentale (CBT) che può aiutarlo  ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d'interpretazione della realtà. A cui aggiungere, quando previsto, come sottolinea la dottoressa Marazziti, “vitamine, antibiotici e anti infiammatori, senza scordare che gli antidepressivi hanno un effetto anti infiammatorio”.

Questa ricerca sottolinea in modo indiretto la necessità di prevenire carenze varie attraverso uno stile di vita sano. “In genere i pazienti sono più contenti di sapere che la loro patologia può essere favorita, se non determinata, da un virus o da una carenza di vitamine. Tante altre malattie “organiche” possono favorire o essere la conseguenza di un disturbo psichico, la nostra ricerca mette nuovamente in evidenza questo aspetto su un disturbo in cui non vi è molta letteratura. Le cause sono comunque sempre multifattoriali (ambiente, risposta individuale e predisposizione)”, prosegue Schulz, toccando un tasto dolente, poiché “spesso i pazienti affetti da DOC arrivano alla nostra attenzione su incoraggiamento e insistenza da parte di familiari esausti, oppure spontaneamente quando la patologia diventa sempre più invalidante. Va comunque sottolineato che passano in media 10 anni tra insorgenza dei sintomi e visita specialistica, dato che i pazienti con DOC si vergognano del loro proprio disturbo”.“La nostra ricerca dimostra quanto sia importante considerare ogni possibile fattore che potrebbe portare a una determinata patologia, considerando le relazioni tra cervello, corpo e ambiente che sono alla base di quasi tutte le malattie”.

A lei chiediamo dunque quali sono i possibili scenari dello studio, anche in ottica preventiva. “Senza dubbio, i nostri studi hanno sempre una ricaduta in termini di prevenzione. Il primo fattore di prevenzione è scegliersi dei genitori sani, poi avere una caregiver che ci ami e si prenda cura di noi, in modo che si sviluppi armonicamente il sistema dello stress e la nostra resilienza. In seguito, bisogna vivere in ambiente fisico e culturale stimolante e bello, mangiare bene per avere un microbiota sano, avere relazioni sociali, prevenire e curare subito le cosiddette infezioni banali e non temere di farsi visitare da uno psicologo o psichiatra quando necessario”.

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