Il consigliere comunale: "Dobbiamo capire che solo collaborando tutti insieme potremo trovare soluzioni che possano riportare Lugano alla ribalta"
di Tiziano Galeazzi *
Lugano la "perla del Lago Ceresio". Cosi la chiamavano negli anni '60 con i commerci floridi e i grandi alberghi. Il Palace hotel era il biglietto da visita di Lugano dall'entrata di Paradiso e la Villa Von Thyssen il "gate" d'entrata storico-artistico da Est.
Questi bei tempi sembrano finiti e dopo il boom del settore fianziario-bancario dagli anni ‘70 fino a qualche anno fa, ora il pensiero principale rimane come far fiorire di nuovo questa città, che negli anni ha acquisito e incorporato i paesi della cintura. Oggi siamo circa 68'000 abitanti con esigenze differenti rispetto agli anni '60 e pure ai primi anni del 2000.
Ebbene ci troviamo senza più "Palace", senza più l'attrattiva di Villa Von Thyssen e senza quasi più banche, o meglio senza la clientela di un tempo, pronta a visitare Lugano e a spendere soldi in città.
Abbiamo aumentato le leggi inasprendole, abbiamo dimenticato come si fa turismo e molti esercenti, ristoratori o albergatori hanno dimenticato come si coccola e si attira il turista. Insomma, come disse il comandante Lovell di Apollo 13: “Houston abbiamo un problema!”. Si, anche a Lugano abbiamo un problema. Non siamo in grado di reagire a una moria di negozi che hanno chiuso e altri che ben presto chiuderanno. Non siamo capaci, specie nei mesi tra novembre e maggio, di saper attirare il turismo del fine settimana o dei ponti. Facciamo fatica a proporre nuovi concetti e pacchetti “72 ore” per turisti con famiglia, figuriamoci per quelli che programmano vacanze più lunghe.
Abbiamo le leggi che bloccano il lavoro anche nei giorni festivi, abbiamo leggi restrittive sugli esercizi pubblici, multiamo coloro che mettono 3 tavolini in più di fronte al loro bar. Reclamiamo se vi sono dei concerti nei locali...
Abbiamo negozianti che si lamentano degli affitti troppo alti e rimasti ai livelli degli anni d'oro, sebbene oggi i tassi ipotecari siano crollati da tempo, vicini oggi al 2%.
Abbiamo parcheggi che se lasci l'auto per andare al lido, alla sera ti trovi con 50 franchi da pagare, quasi 7 volte il prezzo dell'entrata del lido stesso. Abbiamo pure un piano viario (PVP) che non funziona come dovrebbe, ma si continua a sostenerlo senza portare nessuna basilare modifica.
Abbiamo ristoranti dove un piatto di pasta (senza grandi salse nè allo champagne nè al caviale) lo paghi 35 franchi e una bibita dagli 8 ai 10 franchi.
La lista sarebbe ancora lunghissima ma già questi pochi punti sembrano un bollettino di guerra.
Detto questo che ci rimane da fare? O reagire o soccombere. Io preferisco reagire perché la politica, in questo caso cittadina, non può stare a guardare di fronte a questa spirale.
Negli ultimi giorni ho scritto anche sui social network alcune mi preoccupazioni e idee in merito a cosa fare.
Ho ricevuto diverse reazioni, pubbliche e private. Mi hanno contattato pure persone che gestiscono negozi e locali e posso garantire che sono tutti preoccupatissimi.
Con il mio gruppo UDC in Consiglio Comunale, sicuramente affronteremo questo tema, perché ne va della sopravvivenza della città e dei suoi quartieri.
La miglior cosa da fare è che la "base", cioè le persone che sono direttamente interessate, si trovino, anche fuori dalle associazioni di settore, e che si facciano sentire. A proposito di questo sono stato contattato per assistere a un ritrovo (per ora ancora in fase organizzativa) misto di commercianti, negozianti, gerenti e ristoratori con lo scopo di portare idee comuni e sviluppare un piano di proposte da sottoporre agli addetti ai lavori, come il Dicastero turismo, l'Ente turistico luganese e la politica.
Tutti dovranno fare la loro parte e la politica ha il compito di dare una mano a chi lavora. Non possiamo permetterci di scontrarci con coloro che generano indotto e portano benessere. Dobbiamo capire che solo collaborando tutti insieme potremo trovare soluzioni che possano riportare Lugano alla ribalta.
Per concludere, si potrebbe ripescare il famoso "piano" che Giudici indicò, cioè Lugano città turistica, affinché come Ascona possa avere agevolazioni anche sulle aperture dei negozi. O trovare formule che possano avvicinarsi al modello "Livigno" come punto franco.
Tutti ma veramente tutti dovranno mettere da parte l'egoismo, l'invidia, il campanilismo, il provincialismo e rimboccarsi le maniche.
Il LAC con il nuovo capo dicastero Roberto Badaracco dovrà dare segnali di internazionalità il più presto possibile. Se fosse necessario pur di attirare turisti dalla Cina o dalla Corea o dal Polo Nord vada dagli americani a chiedergli in prestito per il museo, l'UFO caduto nel 1947 a Roswell.
Scherzi a parte, Il LAC con tutto quanto è costato e costerà, dovrà generare file di gente fino in Via Pessina o a Paradiso e riempire gli Hotel da Chiasso fino a Bedretto.
Per finire utilizziamo l'aeroporto di Lugano-Agno come conduttore e porta verso il mondo. Valorizziamolo come merita d'esserlo. Dovrà essere in sinergia con la futura Alptransit e non di certo un concorrente, sarebbe da sciocchi litigare anche su questo.
Noi come gruppo siamo disposti a collaborare con tutti coloro che amano la città e il Cantone Ticino affinché non diventino dei “cimiteri”.
* deputato e consigliere comunale